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Il dono del compimento
Henri J.M. Nouwen

Il dono del compimento

Meditazione su come morire e aiutare a morire

Prezzo di copertina: Euro 11,00 Prezzo scontato: Euro 10,45
Collana: Spiritualità 42
ISBN: 978-88-399-1342-5
Formato: 13,3 x 19,3 cm
Pagine: 128
Titolo originale: Our Greatest Gift. A Meditation on Dying and Caring
© 1995, 20157

In breve

«Farsi amica» la propria morte significa affrontare la nostra paura della solitudine e dell’abbandono e comprendere che non siamo soli.

Descrizione

«Morire è l’evento umano più universale, qualcosa che tutti dobbiamo sperimentare. Ma moriamo bene? La nostra morte è qualcosa di più che un destino inevitabile, qualcosa che semplicemente non vorremmo che esistesse? Può diventare in qualche modo l’atto di una realizzazione, forse più umana di ogni altro atto umano?».
Così inizia la saggia e franca riflessione di Henri Nouwen su come vivere e morire bene. Con semplicità, con calore e persino con gioia Nouwen usa le sue esperienze personali per riflettere su questo problema di fondo che ci riguarda tutti: «È possibile prepararci alla nostra morte con la medesima cura che i nostri genitori hanno avuto nel preparare la nostra nascita?».
“Farsi amica” la propria morte significa affrontare la paura della solitudine e dell’abbandono e comprendere che non siamo soli. Quando offriamo la nostra compagnia al morente e quando ricordiamo e celebriamo la vita dei trapassati, noi creiamo una reciproca comunità di sollecitudine e ricordiamo l’uno all’altro che porteremo frutto molto al di là degli anni che abbiamo da vivere.

Recensioni

Nel libro, l'autore ci parla, a dispetto del sottotitolo, più della vita che della morte. Ci guida, con il suo garbo onesto, in ciò che può rendere speciale ogni esistenza. Che va valutata al di là del mero successo nel fare.

Scrive Henry J. M. Nouwen: «Il nostro fare porta successo, ma il nostro essere porta frutto. Il grande paradosso della nostra vita è che ci preoccupiamo spesso di quello che facciamo o possiamo ancora fare, ma è molto verosimile che saremo ricordati invece per quello che siamo. Se lo Spirito guida la nostra vita – lo Spirito dell'amore, della gioia, della pace, della bontà, del perdono, del coraggio, della perseveranza, della speranza e della fede – quello Spirito non morrà, ma continuerà a crescere di generazione in generazione. […] Ciò che conta realmente sono i frutti che porta la mia vita».

È ciò che da una generazione all'altra ci passiamo come un impegno e come una promessa. Perché, silenziosamente, quella tessitura di pace e di bene coinvolga tutti. È quello che desideriamo e che vorremmo fosse desiderato anche dopo di noi. E, mentre assaporiamo uno dei frutti meravigliosi che l'estate ci offre, potremmo anche fermarci a contemplare la miriade di frutti di bene che seguitano a moltiplicarsi in mezzo a noi.


A. Moro, in Madre 8/2022, 84