Disponibile
Martin Lutero
Walter Kasper

Martin Lutero

Una prospettiva ecumenica

Prezzo di copertina: Euro 8,00 Prezzo scontato: Euro 7,60
Scarica:
Collana: Giornale di teologia 387
ISBN: 978-88-399-0887-2
Formato: 12,3 x 19,5 cm
Pagine: 80
Titolo originale: Martin Luther. Eine ökumenische Perspektive
© 2016, 20173

In breve

In vista delle celebrazioni per i 500 anni dalla Riforma protestante
Sono pochissime le personalità storiche che, a distanza di cinquecento anni, continuano a esercitare un fascino magnetico tanto sugli amici quanto sui nemici. Lutero è una di queste. Andando oltre le infinite, contraddittorie immagini stereotipate che di lui ci siamo fatti, Kasper sceglie di parlare dell’attualità di Lutero, inquadrando la sua persona e la sua opera nella mutata situazione che le chiese vivono oggi, nell’epoca dell’ecumenismo.

Descrizione

Nel 2017 si commemorano i cinquecento anni dalla Riforma protestante. «Molti cristiani si aspettano giustamente che quell’anniversario ci faccia fare un passo in avanti, sul piano ecumenico, verso l’obiettivo dell’unità», scrive Kasper all’inizio del suo saggio su Lutero.
Anziché proiettare i propri desideri o preoccupazioni sulla figura del Riformatore – sottolinea Kasper –, occorre liberare Lutero dalla monopolizzazione di interessi di parte, tanto di ieri quanto di oggi. Bisogna porsi serenamente in ascolto di un Lutero a noi alieno: il mondo cui apparteneva e il messaggio che annunciava si ponevano al crinale fra l’epoca medievale e l’età moderna. Eppure, una volta attivata questa capacità di ascolto, si scoprirà quanto sia rilevante il discorso di Lutero. Si noterà, per esempio, che «il messaggio della misericordia di Dio era la risposta al suo problema e al suo bisogno personale, come pure agli interrogativi del suo tempo», e che lo è nondimeno «ai segni dei tempi e alle pressanti domande di molte persone di oggi».

Recensioni

Ce petit ouvrage d’une très grande valeur constitue une belle préparation au 500e anniversaire de la Réforme protestante. Pour l’A., 2017 pourrait être une opportunité pour le dialogue entre catholiques et chrétiens évangéliques. Par son approche historique, théologique et spirituelle, ce livre permet de mieux comprendre Luther dans son époque, sa postérité et son actualité. L’A. rappelle que la recherche catholique du xxe s. « a permis de reconnaître la requête authentiquement religieuse de Luther, en favorisant un jugement plus correct sur la responsabilité dans la cassure entre les églises et, en signe d’oecuménisme, la réception de certains de ses points de vue et, notamment, de ses chants liturgiques » (p. 10). En quoi a consisté la nouveauté de la réforme de Luther ? Avec une énergie nouvelle, il a posé la question de Dieu : «Comment puis-je trouver un Dieu miséricordieux? » Voilà le problème existentiel de Luther. En se confrontant à l’occamisme et en s’inspirant d’Augustin, il a dépassé un catholicisme qui n’était pas réellement catholique et a redécouvert quelque chose de fondamentalement catholique.

L’A. se demande comment penser l’actualité de Luther. Dans le contexte de l’histoire moderne de la liberté ? Ce n’est vrai qu’en partie, car, devant certaines manifestations postmodernes de la liberté, Luther aurait énergiquement opposé la liberté théonome du chrétien, libérée par la grâce et prisonnière de la Parole de Dieu. Par ailleurs, Luther, qui n’était pas un homme oecuménique, tout comme ses adversaires, peut être paradoxalement actuel dans le contexte œcuménique d’aujourd’hui, non par ses orientations ecclésiologiques, mais par son appel à la conversion et son orientation radicale vers l’évangile de la grâce et de la miséricorde de Dieu.

Seule la miséricorde peut guérir les profondes blessures que la division a faites au Corps du Christ qui est l’église. Mais faut-il pour autant mettre de côté une approche « confessionnelle » de l’oecuménisme, comme le suggère l’A. qui invite à passer d’une approche confessionnelle autoréférentielle à un oecuménisme de service pour le monde ?


P.-M. Jerumanis, in Nouvelle Revue Theologique 139 (4/2017) 679-680

A cinquecento anni dalla Riforma protestante, il cardinale Kasper cerca in questo saggio, frutto della rielaborazione di una sua conferenza del gennaio 2016, di leggere in modo nuovo la figura di Lutero, senza i pregiudizi e gli interessi di parte che hanno contrassegnato le analisi sul teologo tedesco. La sua tesi è che proprio l’estraneità del messaggio di Lutero rispetto al mondo in cui visse e a quello attuale ne fanno un anticipatore, un cercatore instancabile della misericordia di Dio. Lutero fu un uomo del suo tempo, segnato però da una profonda esigenza mistica: trovare una risposta al suo interrogativo su Dio e in particolare sulla misericordia divina.
In Mondo e Missione 1/2017

Questo volume, di piccola mole, è molto importante per il dialogo ecumenico, che quest'anno commemora i 500 anni dall'inizio della «riforma» protestante. È importante già il fatto che un cardinale cattolico di primo piano come Kasper sia stato invitato in un'università a predominanza protestante, come la Humboldt Universität di Berlino, per tenere una conferenza su Lutero (18 gennaio 2016). Questo intervento, in una versione rielaborata e ampliata, fu subito pubblicato e ora viene offerto anche al pubblico italiano.

L’autore invita anzitutto ad analizzare «le molte immagini di Lutero e il Lutero sconosciuto». Anziché proiettare su Lutero una visione aprioristica, il card. Kasper sottolinea la necessità di "liberare" la figura di Lutero da ogni monopolio dovuto a interessi di parte. È un invito a mettersi in ascolto «serenamente» di Lutero. Si nota così che il «messaggio della misericordia di Dio», oggi rilanciato con forza da papa Francesco, era la risposta al problema personale di Lutero e al suo bisogno di tranquillità e pace interiore, ma corrispondeva anche agli interrogativi del suo tempo (fine dell'epoca medievale e inizio della modernità). Mettersi in ascolto di Lutero, pertanto, vuoI dire prestare attenzione ai "segni dei tempi" e alle domande che anche oggi molte persone si pongono.

Certo, Lutero non fu un uomo "ecumenico" nel senso odierno del termine, ma non si può addossare solo a lui la colpa della spaccatura avvenuta nella chiesa cristiana. Oggi tutti gli studiosi, sia cattolici che protestanti, sono d'accordo sul fatto che l'istanza primaria di Lutero era il rinnovamento della cristianità secondo il vangelo: questo obiettivo era prioritario per lui, anche se non è stato raggiunto. Lutero non voleva fondare un'altra chiesa, ma ne chiedeva una riforma profonda in capite et in membris.

Ciò non si è realizzato allora, e sono nate invece molte chiese territoriali al posto dell'unica chiesa voluta da Cristo. Pertanto, nella nostra epoca che ha riscoperto l'istanza di una chiesa veramente «cattolica» (universale), la commemorazione dovrebbe mettere al centro Cristo e la redenzione da lui operata. Solo così si può sperare che questo anniversario segni un passo avanti verso l'unità delle chiese, soprattutto mettendo in risalto i «doni reciproci» che le varie chiese cristiane si possono scambiare. Deve essere, conclude Kasper, un «ecumenismo della misericordia», così come fa papa Francesco che riprende il concetto di una «diversità riconciliata». C'è bisogno di un ecumenismo accogliente, dove si impara gli uni dagli altri (pp. 67-68). Come il messaggio della misericordia di Dio era la risposta al problema personale di Lutero, così esso è anche oggi la risposta ai segni dei tempi. Il mondo oggi ha bisogno di una testimonianza cristiana comune, di concreti passi in avanti verso l'unità, pur sapendo che solo lo Spirito di Dio porterà a compimento l'opera dell'unità, «non come la vogliamo noi, ma come la vuole lui» (p. 73).

Significativo e confortante il messaggio del libro: «L’unità [delle chiese] è oggi più vicina di quanto lo fosse cinquecento anni fa. Essa è già iniziata, non siamo più sulla via della separazione, come nel 1517, ma su quella dell'unità». Per evangelici e cattolici il 2017 è, dunque, un'opportunità da sfruttare bene, per offrire una testimonianza concreta e autentica della fede comune.


L. Dal Lago, in CredereOggi 217 (1/2017) 143-144

El día 18 de enero de 2016 el Cardenal Kasper expuso en una conferencia sus ideas sobre el tema "Martín Lutero en perspectiva ecuménica”. El libro que quiero comentar reproduce y amplia este tema en breves e interesantes capítulos.

En el Capítulo I: "Una época de transición, de decadencia y de despertar", el autor presenta a Lutero, nacido el 10 de noviembre del año 1483, como un personaje extraño a nuestros ojos. Lutero, nacido al final del Medioevo -"en el otoño del Medioevo" (Huizinga)- representa también el comienzo de la nueva época del Humanismo de Erasmo y del Renacimiento. Lutero "fue un hombre de su tiempo, no de nuestro tiempo" (p.16). Pero, además, puede decirse que "en cierto modo el joven Lutero fue un católico deseoso de reforma" (p.18).

Capítulo II: "Instancia de Lutero: la renovación evangélica de la cristiandad". Es importante, como hace Kasper, plantearse en qué consistía la novedad de Lutero y de su Reforma. Hay que afirmar, en primer lugar, que '"Lutero lo comprendía todo a partir de su profundidad religiosa" (p.23) y que, por ello mismo, en sus escritos "dio voz a las preguntas existenciales de las personas" de su época y "alcanzó su profunda dimensión religiosa. Con inaudita energía puso al centro la más centraI de todas las cuestiones: la cuestion sobre Dios" (p. 23). Así, el punto de partida de sus reflexiones fue la famosa (y angustiosa) pregunta de "cómo puedo encontrar un Dios misericordioso?" (p.24) con su correspondiente respuesta bíblica al descubrir que "la justicia de Dios no es la justicia activa que recompensa, castiga, se venga, sino la justicia pasiva que hace justo al hombre y así lo hace libre, es justicia que perdona y consuela, que nos viene comunicada no sobre la base de nuestras obras humanas, sino solo por gracia y misericordia de Dios, no como consecuencia de formas exteriores de piedad como las indulgencias, sino mediante la fe" (p. 24).

El Evangelio es para Lutero "un mensaje vivo que interpela existencialmente la persona, un dar ánimos y una promesa (promissio) pro me et pro nobis" (p. 26). "Lutero era, así, un hombre deseoso de renovación, no un Reformador. El no pensaba llegar a ser el fundador de un separada Iglesia de la Reforma" (p. 27). El joven Lutero trata de promover el conocimiento de Cristo y del solus Christus. Hoy hablaríamos de una nueva evangelización. Por eso, afirma Kasper, "de esta exigencia originaria, evangélica y católica, de Lutero debemos hoy tomar conciencia ecuménicamente juntos" (p. 27).

El Capítulo III: "Nacimiento y fin de la época confesional", desarrolla el nacimiento de la época confesional a partir de las grandes obras reformadoras del año 1520 y la consiguiente reacción católica, sobre todo con la excomunión de Lutero con la BuIa de León X "Decet Romanum Pontificem" del 3 de enero de 1521 y con el mismo Concilio de Trento, iniciado el 11 de diciembre del año 1545 y concluido en diciembre del 1563. Pero, afirma Kasper, "la época confesional terminó en 1917 con el fin de la monarquía y los cambios que siguieron en el siglo XX y XXI" (p.40). Por eso constata Kasper un hecho de gran importancia ecuménica del momento presente: "la época confesional es de hecho irremediablemente pasada y todo intento de hacerla revivir sobre las ruinas del pasado está destinado a fracasar" (p. 40).

El Capítulo IV, "Lutero y el espíritu de la modernidad", presenta el posible sentido de la actualidad de Lutero que, según Kasper, no puede ser ni interpretado y ni asimilado en el contexto de la moderna historia de la libertad, porque Lutero no buscaba una conciencia autónoma "sino la conciencia prisionera de la Palabra de Dios" (p.44). La famosa disputa del año 1525 entre Erasmo (''De libero arbitrio") y Lutero (“De servo arbitrio") plantea, en el fondo, la cuestión teológica decisiva de la relación entre la teonomía del hombre o su autonomía respecto a Dios. Lutero se distanció de Erasmo, es decir, de una concepción optimista del hombre. Kasper es taxativo: "la historia de la libertad no comenzó en 1517" (p.46).

Por eso es importante descubrir el sentido no confesional, sino ecuménico que la figura de Lutero puede tener, tanto para católicos como para los mismos protestantes.

El Capítulo V sobre "la edad ecuménica como el descubrimiento de la catolicidad" presupone el desarrollo doctrinal de la Iglesia en tres períodos: el período de la catolicidad (Patrística y Medioevo), el período de la confesionalidad y el de la época ecuménica. Según Kasper, la época ecuménica no comienza en la Conferencia de Edimburgo de 1910, sino con el Humanismo, "al que repugnaban las luchas confesionales" (p. 53). En este sentido, "el mismo Lutero, con su instancia eclesial universal no pertenece al período del confesionalismo. Por eso, sin querer hacerlo un hombre ecuménico en el sentido actual del término, se le puede interrogar sobre su actualidad en el contexto del ecumenismo" (p. 54).

Importa no engañarse. "Según el sentido originaI del término, por ecumenismo se entiende todo el globo terrestre habitado, es decir, universalidad en vez de particularidad. También se puede decir: a diferencia del catolicismo y del protestantismo, ecumenismo significa el descubrimiento de la catolicidad originaria, no restringida a un punto de vista confesional" (p. 54).

Además, según S. Ignacio de Antioquía ... "catóIico es allí donde está Cristo. El es el centro, inicio y fin de toda realidad (Ef 1, 10: Col 1, 15-20). Jesucristo ha reconciliado el mundo con Dios (II Cor 5, 19). Por eso, en el ecumenismo cristiano, está en juego la unidad de la Iglesia, en el servicio a la unidad y a la paz del mundo. Se trata de un humanismo universal, que está fundado en Jesucristo como nuevo y último Adán (I Cor 15,45)" (p. 54).

Así, podemos aceptar la siguiente constatación de Kasper: "Ambas iglesias han superado ecuménicamente la visión autoreferencial de iglesias confesionales y han aprendido a comprender en un modo nuevo y más profundo su ser cristiano como un don a transmitir en la misión, en la diaconía y en su responsabilidad cristiana hacia el mundo" (p. 55).

Ciertamente, desde el Vaticano II y desde la Asamblea de Upsala (1968) las distintas Iglesias han descubierto su responsabilidad esencial respecto a los problemas del mundo. Ahora, en la conciencia de su misión propia y cristiana entra de lleno la preocupación por la justicia, la paz y la integridad de la Creación (cfr. Asambleas Europeas de Basilea, Graz y Sibiu). El proceso ecuménico de estos últimos años ha descubierto, además, que lo que nos une sobre la base del único bautismo en Jesucristo, es más que lo que nos divide" (p. 55). Las dos iglesias, católica y protestante, pueden aprender una de la otra al comprenderse, además, como ecclesia semper renovanda et reformanda. Persisten, con todo, ciertas incompatibilidades eclesiológicas que aún nos dividen. "Estamos unidos en querer la unidad, pero no estamos unidos en lo que consiste la unidad... Falta una común visión ecuménica" (p. 58). A pesar de todo, no podemos volver al confesionalismo, "sería una catástrofe" (p.59), confiesa Kasper. Por otra parte, hoy día "Ios cristianos son perseguidos y masacrados no porque son ortodoxos, evangélicos o cristianos, sino simplemente porque son cristianos (Papa Francisco)" (p.59).

En esta situación, el ecumenismo se encuentra ante un nuevo reto: "A la violencia brutal, que con frecuencia se enmascara con lo religioso, debemos juntos contraponer el mensajecristiano universal del amor y el empeño no violento por la justicia, la paz y la libertad" (p. 59). Estos hechos indican gue estamos ante una nueva exigencia muy determinante para la vida de las iglesias: la de mostrar con claridad el potencial humanizador de la fe critiana. Kasper afirma gue la mejor celebración ecuménica para el año 2017 sería "celebrar una común fiesta de Cristo. Esto sería catolicidad ecuménica totalmente vecina a las personas y al corazón del mundo" (p.59).

Pero, volviendo al tema del libro que comentamos, cuál es según el Capítulo VI: "la actualidad ecuménica de Martín Lutero?”. Kasper advierte que así como la recepción del Vaticano II aún no ha terminado, tampoco ha concluido la recepción de Lutero. Por eso, señala que no conviene referirse únicamente "a las afirmaciones polémicas del joven Lutero" (p.67), sino que también hay gue tomar en cuenta el Lutero de la madurez con tesis más matizadas sobre el episcopado histórico y el mismo Papa (p.67 y nota 7).

Esto significa que debemos ir a las cuestiones fundamentales para el progreso del ecumenismo como "la comprensión y las relaciones entre iglesia, ministerio y eucaristia" (p. 67), como ha hecho, por ejemplo, la Iglesia evangélica luterana en América y la Conferencia episcopal católica en USA con el documento Declaration on the way. Church, Ministry and Eucarist. 2015. (Texto castellano en Internet). También conviene tomar más en serio los aspectos místicos de Lutero, como los que aparecen en el Tratado "de la libertad del cristiano" del año 1520.

Por último, quiero valorar de modo especial este comentario de Kasper que atañe a todos los teólogos y a todos los ecumenistas: "de hecho, unidad y reconciliación no suceden únicamente en la cabeza, sino en primer lugar en los corazones, en la piedad personal, en la vida cotidiana y en el encuentro entre personas" (p.68).

Finalmente, el Capítulo VI: "Ecumenismo de la misericordia: una mirada hacia el futuro", ofrece la última e interesante propuesta de Kasper para celebrar ecuménicamente el aniversario del año 2017. La contribución más importante de Martin Lutero para el progreso del ecumenismo no está en sus aspectos eclesiológicos, que aún permanecen abiertos, "sino en su orientación originaria al evangelio de la gracia y de la misericordia de Dios y en el llamamiento a la conversión" (p.71). Sólo la misericordia de Dios puede sanar las profundas heridas que la división ha causado en el cuerpo de Cristo que es la Iglesia. Y sólo esta misericordia puede transformar y renovar nuestros corazones para convertirnos, perdonarnos recíprocamente las injusticias pasadas, reconciliarnos y ponernos en el camino de la unidad en la diversidad reconciliada.

Por eso tenemos necesidad de:

-"un ecumenismo espiritual en la común lectura de la Escritura y en la oración común" (p. 72).

-saber que "la unidad es un don del Espíritu santo de Dios" y que, por eso será "una unidad no como la queramos nosotros, sino como la quiere El" (p. 72).

-y, finalmente, "conforme a la imagen del poliedro, debemos permitir la unidad en una grande multiplicidad reconciliada" y "dar ya hoy testimonio común de Dios y de su misericordia"(p. 73).

En esta perspectiva ecuménica, dice el Cardenal Kasper, el año 2017 "podría ser para los cristianos evangélicos y para los católicos una oportunidad" (p. 73). El mundo, sobre todo hoy, tiene necesidad de nuestro testimonio común. Este libro del Cardenal Kasper contiene una importante exhortación a seguir en este camino de universalidad ecuménica y de humanización de toda la sociedad. Estoy pIenamente de acuerdo.


H. Vall, in Actualidad Bibliografica 2/2016, 163-166

Il presidente emerito del Pontificio consiglio per l'unità dei cristiani, il cardinale Walter Kasper, mette a fuoco con rara lucidità le opportunità aperte dal cammino ecumenico in vista del cinquecentesimo anniversario della Riforma lanciata da Martin Lutero nel 1517. L'analisi del porporato e teologo tedesco prende le mosse dal «tempo autunnale di tramonto» in cui maturò la vicenda ecclesiale di Martin Lutero (1483-1546). Constata il forte cambiamento avvenuto all'interno della Chiesa cattolica e nella stessa «percezione ecumenica» dell'immagine del monaco riformatore: per noi oggi non è più semplicemente «l'eretico», ma un giovane cattolico desideroso di rinnovamento, come lo era stato secoli prima san Francesco, in un'epoca in cui la Chiesa era indebolita da una religiosità sempre più superficiale. «Con inaudita energia - annota il cardinal Kasper - pose al centro la più centrale di tutte le questioni: la questione su Dio». Ovvero su come «trovare un Dio misericordioso». La tesi affascinante, e solo apparentemente paradossale, di Kasper è che l'estraneità del mondo in cui Lutero visse, l'estraneità del suo messaggio al mondo attuale, ne rappresentino in realtà «l'attualità ecumenica».
In Terra Santa 6/2016

Sassonia, mercoledì 31 ottobre 1517: il portale della chiesa del castello di Wittenberg rimanda l'eco dei colpi che secondo la tradizione sarebbero stati necessari a Martin Lutero per affiggervi le sue novantacinque tesi. È l'avvio, attraverso la protesta dell'«eretico» contro la logica e la prassi delle indulgenze, di quel progetto per la Riforma che prendeva sostanza con la consapevolezza - ci dice in ultima analisi il noto teologo Walter Kasper - «che la giustizia di Dio non è la giustizia attiva che ricompensa, punisce, si vendica, bensì la giustizia passiva che fa essere giusto l'uomo e così lo rende libero, è giustizia che perdona e consola» (p. 24) e che ci viene comunicata per via di grazia e per via di misericordia. Coerentemente con il messaggio della croce.

Tra la giustizia, che crediamo debba essere sempre prima di tutto giustizia sociale, e la misericordia risiede e si agita - per fortuna - un desiderio di riconciliazione (leggi: unità dei cristiani, ma direi non solo di loro) che passa necessariamente per gli atti concreti di un reciproco, accogliente riconoscimento e una vera e propria compresenza.

Ripartiamo allora dalla misericordia, a mezzo millennio dalla Riforma protestante, per ribadire quello che è un «orientamento originario al vangelo» (cfr. p. 71): forse solo così sarà possibile «metterci in cammino per ritrovarci insieme, con pazienza e passo dopo passo» perché il dialogo interconfessionale, come del resto l'interreligioso e in senso più lato l'interculturale, è una graduale coevoluzione. Non si cammina da soli in quel tipo di pista.


G. Moscati, in Rocca 23 (1 dicembre 2016) 61

Il 18 gennaio 2016, a Berlino, il cardinale Walter Kasper, presidente emerito del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, ha tenuto una conferenza su Martino Lutero 1517-2017. Una prospettiva ecumenica; questa conferenza, ampiamente rielaborata, è stata edita, prima in lingua originale e poi in traduzione italiana, per offrire un contributo a una rilettura della figura e dell’opera di Lutero che tenga conto di quello che per secoli è stato detto e scritto sul riformatore tedesco, ma che sappia anche proporre le istanze spirituali e teologiche che hanno animato la sua riflessione sulla Chiesa, così come sono emerse grazie al dialogo ecumenico per un recupero delle ricchezze del XVI secolo. Per il cardinale Kasper rileggere Lutero significa superare definitivamente il tempo delle polemiche per camminare insieme in uno spirito di riconciliazione che aiuta a sciogliere i nodi ecclesiologici che ancora impediscono la piena comunione tra cristiani.
In Ecumenismo Quotidiano 11/2016

Una particolare sottolineatura merita subito il breve saggio di un cardinale tedesco noto teologo, Walter Kasper, che fu per più di un decennio a capo del dicastero vaticano per la promozione dell'unità dei cristiani. Il suo è un ritratto di Lutero in "prospettiva ecumenica", posto all'insegna del dialogo: infatti, «abbiamo bisogno di un ecumenismo accogliente, in grado di imparare gli uni dagli altri» e non di esorcizzarci a vicenda, frapponendo subito il muro delle differenze dottrinali ed ecclesiali che pure devono essere riconosciute.

Propria per questo è necessaria un'opera di contestualizzazione perché Lutero è intimamente intrecciato nei fili aggrovigliati di un'epoca storica ove religione e politica si arruffavano e si azzuffavano, un grembo oscuro ma fecondo dal quale sarebbe nata la modernità.

Il grande riformatore, perciò, si rivela certamente rivestito degli abiti consunti di un passato ormai remoto, ma al tempo stesso svela un'attualità intima profonda, anche perché egli «con inaudita energia pone al centro la più centrale di tutte le questioni, la questione su Dio» e, di conseguenza, «la questione teologica decisiva del rapporto tra teonomia e autonomia». Il suo impulso primario non era quello di fondare una Chiesa separata ma di rinnovare la cristianità, riportandola alla sua matrice, cioè la gloria e la grazia di Dio e la fede dell'uomo.

Come scrive Kasper, al di là della vis polemica, di cui pure non difettava, e delle derive a cui fu costretto dal contesto socio-politico e dall'infausta e dura reazione cattolica, «il vangelo per Lutero ... era un messaggio vivo che interpella esistenzialmente la persona, un incoraggiamento e una promessa pro me et pro nobis. Era il messaggio della croce, il solo che dona pace».


G. Ravasi, in Il Sole 24 Ore 30 ottobre 2016

Nel vero e proprio fiume di testi che accompagnano la celebrazione dei 500 anni dalla Riforma protestante, merita di essere segnalato l'agile testo del card. Kasper, frutto della rielaborazione di una conferenza pronunciata nel gennaio del 2016. Walter Kasper compie ancora un esercizio di ottimo ecumenismo teologico, presentandoci un ritratto fresco ed aggiornato del riformatore tedesco che punta al cuore dei temi teologici che hanno prodotto la Riforma e che ancora sono oggetto del dibattito cattolico-luterano ed ecumenico. Una positiva comprensione delle intenzioni del riformatore sassone, frutto della nuova storiografia cattolica e dello stesso dialogo ecumenico, fa da sfondo al testo, che così costituisce anche un utile strumento per una lettura cattolica della teologia della Riforma.

Ma ad essere recepita positivamente non è soltanto la figura morale di Lutero, ma anche la sua stessa teologia, che Kasper interpreta alla luce della via aperta dal Vaticano II e della ricezione che di esso sta proponendo papa Francesco. Un tema come quello della teologia del popolo di Dio, ad esempio, conosce interessanti consonanze trasversali in questo senso. Certo, Kasper non dimentica di interrogare la teologia di Lutero dal punto di vista di una teologia cattolica aggiornata, ponendo ad esempio l'interrogativo sul rapporto fra chiesa, ministero ed eucarestia, un tema ancora ampiamente dibattuto nella teologia ecumenica. Ma è sull'appello a fare della misericordia di Dio il centro della predicazione evangelica che il cardinal Kasper pone l'accento, per orientare al futuro non solo la recezione di Lutero, ma lo stesso spirito del movimento ecumenico. Non sfugge come il nesso fra la predicazione della misericordia di Dio, vero e proprio leit-motiv del pontificato di Francesco, e quella della giustificazione per fede del peccatore, nucleo della teologia di Lutero, costituisca un'inedita sintonia spirituale fra il mondo cattolico e quello evangelico e una promettente via per il futuro del dialogo ecumenico.


P. Sgroi, in Studi Ecumenici 3-4/2016

Una frase perentoria, inequivocabile, persino ruvida nella sua chiarezza. «Io credo che le intenzioni di Martin Lutero non fossero sbagliate: era un riformatore». E ancora: la Chiesa di allora «non era proprio un modello da imitare, c’era corruzione, mondanità, attaccamento ai soldi e al potere. Per questo lui ha protestato». Il 26 giugno, sul volo che lo riportava a Roma dall’Armenia, il Papa ha parlato del suo prossimo viaggio 'ecumenico' in Svezia, proponendo una lettura storica della Riforma, di cui nel 2017 ricorrono i 500 anni. Un’interpretazione, che senza negare le differenze né sminuire le tragiche conseguenze prodotte dalla frattura nel cristianesimo d’Occidente, offre un deciso sostegno al dialogo. Per dirla in altro modo, la storia, i fatti, non possono essere cancellati, però si può trarne insegnamento. Cancellare i veleni che si portano dietro, ammettere le colpe, è un deciso passo avanti sulla strada del risanamento, nel senso della purificazione della memoria, sulla via della comunione. Significa impegnarsi in quel cammino che ha portato la ricerca cattolica del XX secolo a non considerare più Lutero semplicemente come 'l’eretico' colpevole della divisione ma a riscoprirne il fervore religioso e l’intensa vita di preghiera.

Passo successivo, figlio soprattutto del confronto sistematico con Tommaso d’Aquino, è la volontà di comprendere meglio la teologia di Lutero collocandola pienamente nel suo contesto storico e spirituale. Una visione d’insieme, un’analisi interpretativa in cui si colloca anche l’ultimo libro del cardinale Walter Kasper. In Martin Lutero Una prospettiva ecumenica (Queriniana Edizioni, 80 pagine, 8 euro) l’autore, già presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, sottolinea la necessità di liberare la figura del Riformatore dalla «monopolizzazione di interessi di parte, tanto di ieri quanto di oggi» e invita «a porsi serenamente» in suo ascolto. «In passato – spiega Kasper – i cattolici hanno considerato Lutero come il grande eretico, colui che ha spaccato la Chiesa provocando effetti molto negativi, grandi sofferenze in Europa. In un’atmosfera più ecumenica studiosi come Josef Lortz, Hubert Jedin, ma anche molti altri, hanno intrapreso una revisione di questa immagine unilateralmente negativa, riconoscendo come nel Tardo Medioevo una riforma della Chiesa fosse urgente e sostenendo che la responsabilità, il dolore di vedere una riforma divenire 'la' Riforma che ha spaccato la cristianità, non può essere attribuita a una parte sola».

M. Nel libro lei sottolinea come Lutero non fosse ecumenico, né potesse esserlo.

K: «Non lo era e non lo erano neppure i suoi avversari. Era un uomo del suo tempo, ancora radicato nel Medioevo, che non riconosceva il valore di una società pluralista e tollerante verso la convivenza di religioni e di Chiese diverse. La sua polemica fu dura non solo contro il Papa come anticristo, ma anche contro i giudei e i turchi, gli anabattisti e gli entusiasti. Oggi invece la libertà religiosa, la tolleranza, il dialogo sono considerati essenziali per la convivenza pacifica nella nostra società e nel mondo».

M: A una lettura più autentica di Lutero, a una sua nuova comprensione ecumenica ha certamente contribuito la testimonianza dei Papi. Abbiamo detto di Francesco, non si può dimenticare il viaggio di Benedetto XVI, nel 2011 a Erfurt dove ha sottolineato come la persona e la teologia del padre della Riforma, rappresentino una sfida spirituale e teologica per i cattolici.

K: «Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno riconosciuto l’istanza religiosa di Lutero, la centralità, nella sua vita, della questione su Dio e su Gesù Cristo. La rottura tra le Chiese del resto non è stata mai totale, è rimasta una base comune, pilastri su cui oggi possiamo costruire ponti. Innanzitutto, tramite il Battesimo, malgrado ciò che ci divide, siamo cristiani, fratelli e sorelle fondamentalmente uniti nel corpo di Cristo. Tanto che oggi anche noi cattolici cantiamo alcuni inni di Lutero».

M: Il clima è cambiato, dalla polemica si è passati al dialogo. Che non significa dimenticare le diversità.

K: «Inutile dire che il dialogo ecumenico non nega le differenze. Anzi per dialogare è necessario che le persone siano convinte di quel che sono, disponibili però ad ascoltarsi, a imparare le une dalle altre. In questo modo il vero dialogo, come l’ha definito Giovanni Paolo II, è uno scambio non solo di idee ma di doni. Significa che possiamo arricchirci a vicenda. Per esempio i cattolici hanno imparato dagli evangelici l’importanza della Parola di Dio e della Bibbia, i protestanti hanno imparato dai cattolici l’importanza del simbolismo sacramentale e della liturgia».

M: Differenze, però ne restano ancora…

K: «Sulla controversia più accesa di allora, quella sulla giustificazione del peccatore abbiamo raggiunto un fondamentale consenso. Nondimeno ci sono ancora punti controversi, in cui abbiamo raggiunto avvicinamenti importanti, ma non ancora un consenso sufficiente. Penso alla comprensione della Chiesa e del sacerdozio ministeriale, al ministero petrino, alla venerazione della Madonna e dei santi».

M: Il 500° anniversario della Riforma viene visto come un’occasione importante per far crescere la comprensione e la collaborazione reciproche. Cosa dobbiamo aspettarci dal viaggio del Papa a Lund, in Svezia, il prossimo 31 ottobre?

K: «La riscoperta di Lutero va inquadrata nell’Anno della misericordia, misericordia tra cristiani e con gli uomini del nostro tempo che soffrono per i conflitti e sono bisognosi di riconciliazione e pace. In questo senso l’incontro di Lund sarà un segno fortissimo di come le Chiese oggi siano impegnate per la causa dell’unità e della pace».

M: Siamo partiti dalla nuova lettura che il XX secolo ha dato di Lutero, dal desiderio di rinnovamento e conversione che portò avanti. Forzando un po’ il linguaggio e le immagini, le sue potrebbero rientrare tra le istanze della nuova evangelizzazione?

K: «Nel nostro tempo fortemente secolarizzato ciò che allora era patrimonio comune delle società, la fede in Dio, in Gesù Cristo, l’importanza dei comandamenti, non è più condiviso da tutti, anzi, talvolta è seguito solo da una minoranza. In molti Paesi i cristiani sono oppressi e perseguitati non perché cattolici, protestanti o ortodossi, ma semplicemente perché sono cristiani. Papa Francesco parla di ecumenismo del sangue. In questa situazione la nuova evangelizzazione è una sfida comune. Giustamente il Concilio Vaticano II ha ribadito che la divisione dei cristiani «danneggia la più santa delle cause», l’evangelizzazione appunto, «la predicazione del Vangelo a ogni creatura».


R. Maccioni, in Avvenire 17 luglio 2016

Mettersi in ascolto di Lutero riandando al nucleo del suo pensiero. È ciò che si propone il cardinale Kasper con un testo, denso ma agile, che anticipa le celebrazioni nel 2017 dei 500 anni della Riforma protestante. Le immagini di Lutero sono tante, tanti gli stereotipi: lo scopo di Kasper è "scioglierlo" dagli interessi di parte e attualizzare Lutero rileggendolo in chiave ecumenica, con il suo afflato verso la misericordia di Dio. Il tutto in vista di «un passo in avanti, sul piano ecumenico, verso l'obiettivo dell'unità».


In Jesus 6/2016, 90

Il cardinale Walter Kasper è una delle personalità più in evidenza nella Chiesa di oggi. In vista delle celebrazioni che il prossimo anno ricorderanno il cinquecentesimo anniversario dell’inizio della Riforma protestante, l’autore vuole presentare la figura del monaco tedesco fuori dagli schemi, al fine di poter cogliere il significato più autentico e l’attualità del suo messaggio, in particolare per ciò che riguarda la misericordia di Dio. Kasper intende proporre al lettore un ritratto genuino del famoso riformatore, inserendolo in una prospettiva ecumenica e perciò libera da rigide contrapposizioni.
M. Schoepflin, in Toscana Oggi 29 maggio 2016

Esce in Italia il testo rielaborato e ampliato di una conferenza del cardinale Kasper su Lutero tenuta il 18 gennaio scorso, all’inizio della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, alla Humboldt-Universität di Berlino su invito della Fondazione Guardini.
Dedicato alla sorella Ingeborg, scomparsa lo scorso 28 gennaio, e già uscito in Germania (Patmos Verlag) e in Spagna (Sal Terrae), il piccolo libro, di cui anticipiamo in questa pagina le conclusioni, è una sintesi intelligente ed ecumenicamente rilevante.
Nel prologo l’autore, che dal 2001 al 2010 ha presieduto il Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, riconosce che «per i cattolici Lutero è stato per molto tempo semplicemente l’eretico, colui che porta la colpa della divisione della Chiesa occidentale, con tutte le sue brutte conseguenze, fino a oggi». Ma «quei tempi sono passati» e la storiografia cattolica del Novecento «ha fatto compiere un’importante svolta nella comprensione» del riformatore, permettendo di riconoscerne «l’istanza genuinamente religiosa» e «favorendo un giudizio più corretto riguardo alla colpa nella spaccatura fra le Chiese e, nel segno dell’ecumenismo, la ricezione di alcuni suoi punti di vista e, non ultima, dei suoi canti liturgici. Gli ultimi Papi hanno condiviso questo modo di vedere», come «Benedetto XVI, il 23 settembre 2011, nel corso della sua visita nella sala del Capitolo dell’ex convento degli agostiniani a Erfurt, dove Lutero pronunciò i voti religiosi». E se «per alcuni Lutero è già diventato quasi un padre comune della Chiesa», scrive ancora Kasper, «le numerose prese di posizione apparse per il 2017 nella ricorrenza dei cinquecento anni dalla Riforma protestante non vanno così lontano. Tutte tengono conto del cambiamento avvenuto nella percezione ecumenica di Lutero, ma riconoscono anche che tra le Chiese continuano a rimanere in sospeso questioni controverse. Così, molti cristiani si aspettano giustamente che la commemorazione, nel 2017, dei cinquecento anni dalla Riforma protestante ci faccia fare, sul piano ecumenico, un passo di avvicinamento all’obiettivo dell’unità». Il cardinale nota poi che «Lutero stesso non fu una persona ecumenica. Verso la fine della sua vita egli non ha più ritenuto possibile una riunificazione con Roma. Il fatto che oggi dei cristiani cattolici cantino, nelle loro celebrazioni, i suoi inni religiosi egli non poteva certo immaginarselo, tanto meno poteva immaginarsi il nostro dialogo con gli ebrei, sui quali si espresse con disprezzo, in un modo per noi molto imbarazzante, e neppure il nostro dialogo con i musulmani, per i quali egli, negli scritti contro i turchi, non mostrò affatto sentimenti benevoli, ma nemmeno il nostro dialogo con gli anabattisti (oggi i battisti e i mennoniti) che allora vennero perseguitati sia dagli evangelici che dai cattolici». Ma c’è di più, osserva ancora Kasper: «Per noi l’estraneità di Lutero va anche più in profondità. Per molti, anche per molti cristiani praticanti di entrambe le chiese, le questioni sollevate da Lutero non sono affatto più comprensibili. Ciò vale per molti cattolici riguardo all’indulgenza, per molti evangelici riguardo alla giustificazione del peccatore. In un mondo nel quale Dio è diventato spesso un estraneo, entrambe le questioni sono divenute per molti contemporanei discorsi incomprensibili. Per molti la stessa parola “Chiesa” è diventata del tutto, ancor più di quanto lo fosse allora per Lutero, una “parola oscura e poco intelligibile”». Dunque, prima di parlare dell’attualità del riformatore, bisogna «inquadrarlo nella mutata situazione di entrambe le Chiese e dell’ecumenismo» e «prendere coscienza della estraneità del mondo in cui Lutero visse, e anche della estraneità del suo messaggio». Ma proprio questa estraneità rappresenta oggi secondo il teologo l’attualità ecumenica di Lutero. […] «L’unità è oggi più vicina di quanto lo fosse cinquecento anni fa. Essa è già iniziata. Nel 2017 non siamo più, come nel 1517, sulla via della separazione, ma su quella dell’unità. Se avremo coraggio e pazienza, alla fine non saremo delusi. Ci stropicceremo gli occhi e con riconoscenza ci stupiremo di ciò che lo Spirito di Dio, forse in modo totalmente diverso da come noi pensavamo, ci ha ottenuto. In questa prospettiva ecumenica il 2017 potrebbe essere per i cristiani evangelici e per quelli cattolici un’opportunità. La dovremmo saper sfruttare: farebbe bene a entrambe le chiese, a molte persone che nutrono delle attese al riguardo e anche al mondo che, soprattutto oggi, ha bisogno della nostra testimonianza comune».


G.M. Vian, in L’Osservatore Romano 19 maggio 2016

«Lutero non era un uomo ecumenico nel senso odierno del termine. Tanto meno lo erano i suoi avversari. Entrambi erano inclini alla polemica e alla controversia»: con queste parole l’a., dal 1999 al 2000 presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani e della Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo, apre al lettore il vasto spazio in cui incontrare il monaco agostiniano che il 31 ottobre 1517, secondo la tradizione, affisse le 95 Tesi sul portale della cattedrale della città di Wittemberg. Lutero, con la sua «giustificazione per grazia mediante la fede», offre una prospettiva che invita le parti, un tempo nemiche, a incamminarsi sul sentiero della riconciliazione, pur sapendo che la stessa unità è un dono dello Spirito Santo di Dio e che l’opera di riunificazione sarà come la vuole lui, le cui vie non sono le nostre.
In Il Regno 10/2016