11/11/2009
146. Un nuovo passaggio verso Roma da The Tablet (Londra, 23 ottobre 2009)
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Quasi mezzo milione di anglicani potrebbe trarre profitto dalla nuova struttura canonica annunciata dal Vaticano martedì 20 ottobre ammettendoli nella comunione con la Chiesa cattolica. Ma che forma avrà un simile raggruppamento?


Diciassette anni fa il teologo domenicano Aidan Nichols espose la propria visione di quello a cui poteva assomigliare la Chiesa anglicana in piena comunione con Roma. Nel suo libro, The Panther and the Hind – La pantera e la cerva – prevedeva che un modello “uniate” fosse più simile delle chiese antiche, come il rito latino o le chiese cattoliche armene. Queste non hanno mai fatto parte del rito romano o occidentale ma sono ciononostante in piena comunione con Roma. Le chiese uniate hanno poi i loro riti, le proprie culture e un diritto canonico a sé.

Secondo Aidan Nichols, una simile entità cattolica anglicana potrebbe essere «una chiesa con una metafisica religiosa presa dai platonici di Cambridge 1, fornendo, come fecero loro, una dottrina della creazione e dando valore all’essere umano “a immagine e somiglianza di Dio” necessario all’umanismo teocentrico di ogni vera tradizione cattolica; un éthos dottrinale e sacramentale assunto dai teologi della Restaurazione 2, insieme alla loro accentuazione dell’inseparabile interconnessione di incarnazione, chiesa e liturgia; uno spirito missionario mutuato dal movimento evangelicale 3 e imperniato dunque sul significato universale dell’opera di riconciliazione del Salvatore – tutto questo confermato e, dove necessario, corretto dall’accettazione della struttura della comunione cattolica romana, comprendendovi l’autorità di dottrina per determinare i molti interrogativi riguardo la fede e la morale che, storicamente, hanno tenuto divisi gli anglicani».

La visione di Aidan Nichols è citata con approvazione dal vicario generale della Chiesa cattolica anglicana di Australia, vescovo David Chislett, in un intervento alla Comunione anglicana tradizionale (Traditional Anglican Communion - TAC) e pubblicato a luglio. A quel tempo ci sono state delle comunicazioni che davano la TAC vicina al raggiungimento di un accordo con la Congregazione per la dottrina della fede circa la creazione di un prelatura personale come meccanismo che porterebbe la TAC nell’ambito cattolico pur restando al di fuori della struttura diocesana. In ogni modo quel modello, inventato per l’Opus Dei, è stato giudicato monolitico e centralizzato. Al suo posto, ciò che è stato annunciato dal Vaticano martedì 20 ottobre è l’istituzione di «ordinariati personali – entità simili agli ordinariati militari – organizzati a livello locale».

L’obiettivo della TAC, secondo il suo primate, l’arcivescovo John Hepworth, è quello di «cercare un modo comune ed ecclesiale di essere cattolici anglicani in comunione con la Santa Sede, facendo tesoro della piena espressione della fede cattolica ed apprezzando pure la nostra tradizione all’interno di quel che abbiamo ricevuto fino a questo momento». Il vescovo Chislett cita un recente studio sulla teologia di Benedetto XVI per dire che anche il papa non esclude questa idea.

Il professor Rowland Tracey nel suo libro Ratzinger’s Faith – La fede di Ratzinger, OUP 2008, ha espresso così il suo pensiero: «Quando si arriva ai problemi più pratici sul modo di proseguire verso l’unità cristiana, Ratzinger ha sostenuto che i cattolici non possono chiedere che tutte le altre chiese siano sciolte e i loro membri vengano incorporati individualmente nella Chiesa cattolica. In ogni caso i cattolici possono sperare che verrà il momento in cui “le chiese” che sono al di fuori de “la chiesa” entreranno nell’unità di quest’ultima».

Questo momento è più vicino con questo annuncio. Tuttavia un argomento maggiore che rimane incerto è ciò che esattamente costituisce il “patrimonio spirituale e liturgico propriamente anglicano” e quanto di questo sarà concesso mantenere alle comunità nuovamente “riunite”. Si andrà oltre l’innodia, la King James Bible 4 e il caratteristico abito?

Alla conferenza stampa a Roma per l’annuncio della nuova costituzione apostolica 5, il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, cardinal William Levada, ha detto che i preti anglicani sposati saranno ordinati preti cattolici sebbene i vescovi anglicani a loro volta sposati non potranno fare le funzioni dei vescovi cattolici conservando la tradizione antichissima cattolica e ortodossa di ordinare vescovi solo tra il clero celibe. Gli uomini coniugati che ricevono una formazione da seminario verranno ordinati e potranno svolgere la funzione di presbitero. Ma i sacerdoti devono essere celibi.

In un certo senso un modello di ciò a cui queste comunità potrebbero assomigliare esiste già negli Stati Uniti. Nel 1982 la Congregazione per la dottrina della fede e papa Giovanni Paolo II approvarono un “provvedimento pastorale” per gli episcopaliani americani per entrare in piena comunione con Roma preservando le proprie parrocchie e il culto per lo più nello stesso modo con cui si sono sempre comportati. I gruppi richiesero questo nel 1977 dopo che la Chiesa episcopaliana iniziò a ordinare le donne al sacerdozio. Queste parrocchie non hanno ricevuto uno sguardo amichevole da parte dei vescovi episcopaliani, come si può ben immaginare. La Congregazione per il culto divino ha approvato recentemente un libro per il culto (Book of Divine Worship) 6, che è la versione modificata del Book of Common Prayer – libro comune della preghiera con alcuni minimi adattamenti.

Sia il cardinal Levada sia l’arcivescovo Di Noia, segretario della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti hanno insistito sul fatto che la decisione del papa di permettere una «riunione corporativa» di tali gruppi anglicani con Roma non rappresenta la fine del dialogo ecumenico con la Comunione anglicana né indebolirà l’impegno del Vaticano nel promuovere l’unità cristiana. Inoltre hanno sottolineato che questa nuova disposizione è stata una “riposta” a una richiesta più che un “aperto invito”.

Ma è difficile vedere come questo nuovo sviluppo agirà se non spargendo ulteriore divisione nella Comunione anglicana e confondendo i cattolici che da tempo sono impegnati nell’attività ecumenica.

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Note

1 [O “Scuola di Cambridge”, movimento fiorito nel corso del XVII secolo al margine delle manifestazioni empiristiche del pensiero inglese postrinascimentale. Difesero i valori spirituali della tradizione etico-religiosa cristiana di contro allo scientismo invadente].

2 [È il periodo che va dal 1660 al 1689, vede l’ascesa al trono di Carlo II Stuart dopo il governo Cromwell, e la fine degli estremismi religiosi].

3 [Movimento nato all’interno del protestantesimo moderno e iniziatosi in Gran Bretagna negli anni Trenta del XVIII secolo].

4 [La cosiddetta Versione autorizzata della Bibbia (1611) è la revisione di una precedente traduzione voluta dal re Giacomo I].

5 [cf. il testo pubblicato in L’Osservatore Romano del 21 ottobre 2009, 1 e 8]. [Il testo della costituzione apostolica Anglicanorum coetibus circa l’istituzione di ordinariati personali per anglicani che entrano nella piena comunione con la chiesa cattolica del 4 novembre 2009 è consultabile sul sito http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/apost_constitutions/documents/hf_ben-xvi_apc_20091104_anglicanorum-coetibus_it.html ].

6 [ http://www.atonementonline.com/bodw.php ].





Testo di riferimento sulle Chiese Anglicane:




Johann-Adam-Möhler-Institut (ed.)
Le Chiese cristiane nel Duemila
Giornale di teologia 259










© 2009 by The Tablet 23 ottobre 2009 (London, Gran Bretagna)
a firma di Robert Mickens ed Elena Curti

© 2009 by Teologi@Internet
Traduzione dall'inglese a cura della Redazione
Forum teologico, a cura di Rosino Gibellini
Editrice Queriniana, Brescia (UE)
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