15/02/2023
528. FACCIAMO LA PACE! di Henri Nouwen
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Quando, ai primi di agosto del 1990, il ra’īs iracheno Saddam Hussein invase l’emirato del Kuwait per annetterlo, scoppiò la cosiddetta prima guerra del Golfo. Durò fino al febbraio dell’anno successivo: a metà gennaio una coalizione guidata dagli Stati Uniti avrebbe determinato una escalation determinante, con l’operazione Desert Storm. Giusto in quei mesi, quando i venti di guerra andavano e venivano presso l’opinione pubblica, Nouwen ebbe a lamentare: «Mi sembra che di questa guerra non si parli più molto. Sotto molti aspetti sembra un evento dimenticato, per quanto terribile. Questo mi rende più consapevole di quanto sia difficile proclamare radicalmente la pace di Cristo, in un mondo che propende con così tanta rapidità verso soluzioni violente dei conflitti». Riprendiamo allora alcune delle considerazioni profetiche del grande autore spirituale, per applicarle senza sforzo alla realtà bellica che stiamo vivendo in questi giorni in Europa. C’è di che riflettere!

 



Il secolo degli operatori di pace

Ognuna delle otto beatitudini che Gesù ha proclamato nel discorso della montagna è per tutti e per ogni tempo. Ma vi sono momenti in cui una parola parla più forte di un’altra. Nel XIII secolo san Francesco ha portato alla ribalta la beatitudine dei poveri. Nel XIX secolo molti santi e visionari hanno richiamato una nuova attenzione sulla beatitudine dei puri di cuore. Il nostro secolo è chiaramente il secolo degli operatori di pace. Il Qoelet dice: «Per ogni cosa c’è il suo momento... un tempo per tacere e un tempo per parlare... un tempo per la guerra e un tempo per la pace» (Qo 3,1.7-8). Questo è il momento di parlare per la pace. Se non lo riconosciamo, non ci sarà più alcun momento per fare alcunché, perché senza pace non vi sarà vita. Se il XX secolo sarà ricordato, lo sarà per coloro che hanno dato se stessi per la causa della pace.

In queste riflessioni spero di mostrare come l’impegno per la pace non possa essere più considerato periferico rispetto all’essere cristiani; non è qualcosa come aggregarsi al coro della parrocchia. Nessuno può essere cristiano senza essere operatore di pace. Non si tratta del fatto che abbiamo il dovere occasionale di prestare un po’ di attenzione alla prevenzione della guerra, o magari che dovremmo dedicare un po’ del nostro tempo libero ad attività al servizio della pace. Ciò a cui siamo chiamati è una vita d’impegno per la pace, in cui tutto ciò che facciamo, diciamo, pensiamo o sogniamo fa parte della nostra sollecitudine per portare la pace al mondo. Così come il comandamento di Gesù di amarsi l’un l’altro non può essere considerato un dovere a tempo parziale, ma richiede la nostra totale consacrazione, così anche la chiamata di Gesù all’impegno per la pace è incondizionata, illimitata e senza compromessi. Nessuno di noi è scusato! Non è qualcosa di limitato agli specialisti competenti nelle questioni militari, o ai radicali che si sono dedicati al volantinaggio, alle dimostrazioni e alla disubbidienza civile. Nessuno specialista e nessun radicale può sminuire l’innegabile vocazione di ogni cristiano a essere operatore di pace. L’impegno per la pace è una vocazione a tempo pieno, che include ogni membro del popolo di Dio.

Come sarebbe il mondo se tutti i cristiani – in Australia, in Asia, in Europa, in Africa, nel Nord e nel Sud America – s’impegnassero senza riserve per la pace? Come sarebbe il mondo se tutti i cristiani – giovani, di mezza età o anziani – fossero disposti a dire a voce alta e chiara, in parole e in atti: «Noi siamo per la pace»? E come sarebbe il mondo se tutti i cristiani – protestanti, cattolici, ortodossi – fossero disposti a dare insieme testimonianza a colui che è il Principe della pace, Gesù? Che cosa produrrebbe un tale consenso delle coscienze? Spenderemmo ancora miliardi di dollari ogni mese per costruire sofisticati strumenti di morte, mentre milioni di persone muoiono di fame? Vivremmo ancora nella costante paura di un imminente olocausto? Sentiremmo ancora parlare di genitori che si chiedono se è responsabile oggi mettere al mondo dei figli e di bambini che si chiedono se vedranno il volgere di questo secolo?



Pace e libertà!

La tragedia è che la parola pace, in un qualche modo demoniaco, si è inquinata. Per molti questa preziosissima parola è venuta ad associarsi al sentimentalismo, all’utopismo, al radicalismo, al romanticismo e persino all’irresponsabilità. L’osservazione: «Tu sei a favore della pace», sembra spesso significare: «Tu sei un sognatore».

«Io sono per la pace, ma quando ne parlo essi vogliono la guerra» (Sal 120,7): queste parole oggi sono reali come non mai prima. Ogni giorno giornali, radio e televisione rivelano il nostro desiderio impudente di mostrare i denti, di venire alle mani, di essere più forti. Nel mondo non capita spesso di sentire genuine parole di pace, e quando vengono dette se ne diffida fortemente. Quando vengono dette dal nemico sono respinte come “pura propaganda”. Mentre libertà è diventata una parola che si pronuncia con fiducia, pace viene detta timidamente e spesso con il timore di essere considerati sleali e non degni di fiducia.

Oggi i cristiani, se vogliono essere cristiani, devono trovare il coraggio di rendere la parola pace tanto importante quanto la parola libertà. Non dev’esservi dubbio nella mente della gente che abita questo mondo che i cristiani sono operatori di pace. L’urgenza del bisogno di operare per la pace deve oggi consentirci di parlare e agire in una unità spirituale, anche quando molti problemi concreti di tattica e di strategia rimangono aperti alla continuazione del dibattito.

Queste riflessioni non richiedono coinvolgimento in un’organizzazione o in un progetto specifico, ma esigono una conversione di tutta la nostra persona, in modo che tutto ciò che facciamo, diciamo e pensiamo diventi parte della nostra urgente vocazione a essere operatori di pace. Tale conversione può portare effettivamente a un cambiamento e ad azioni specifiche, ma può anche farci vivere la vita di sempre in modo totalmente nuovo.




[H.J.M. Nouwen, La via della pace. Scritti sulla pace e sulla giustizia, Queriniana, Brescia 1999, 59-61].


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