10/05/2018
399. JAMES CONE (1939-2018) In Memoriam
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In ricordo del teologo afroamericano James Cone, recentemente scomparso (28 aprile 2018), pubblichiamo di seguito alcuni stralci dalle pagine a lui dedicate nell’Antologia del Novecento teologico, a cura di Rosino Gibellini.

 

 

La teologia nera (black theology) non è la teologia africana, bensì la teologia della gente nera che vive in stato di segregazione e in situazioni di emarginazione in una società razzista bianca. Essa è una realtà della cultura nera e delle chiese nere negli Stati Uniti d’America, con una estensione nell’area del Caraibico, in Brasile, e in Sudafrica. La teologia nera è, dunque, connessa con la disumana esperienza del razzismo. Come la teologia latino-americana della liberazione parte dall’esperienza storica di dipendenza e di povertà, e come la teologia femminista parte dall’esperienza del sessismo maschilista, così la teologia nera parte dall’esperienza storica di schiavitù e di segregazione razziale.La teologia nera ha trovato la sua prima espressione nel libro dirompente Una teologia nera della liberazione (Claudiana, Torino 1973) ad opera del teologo metodista afroamericano James Cone, dello Union Theological Seminary di New York.

 




Il razzismo come eresia
, di James Cone

La questione e chiarissima: il razzismo è negazione assoluta dell’incarnazione, e quindi del cristianesimo. Pertanto, le chiese denominazionali bianche non sono più cristiane. Sono espressione della volontà di tollerare e perpetuare questo stato di cose.

L’antica distinzione filosofica fra qualità primarie e secondarie di un oggetto offre un’analogia a questo proposito: infatti, solo le qualità primarie costituiscono l’essenza delle cose. Parlando della chiesa, la comunione e il servizio sono qualità primarie, senza le quali la “chiesa” non è chiesa. Possiamo ancora dire che una comunità è cristiana se è razzista da capo a fondo? La mia tesi è che il razzismo implica assenza di comunione e di servizio, e queste sono qualità primarie, “note” indispensabili della chiesa. Essere razzisti vuol dire mettersi al di fuori della definizione di chiesa.

La questione razziale è per il nostro tempo quello che la controversia ariana fu per il quarto secolo. Atanasio si rese conto perfettamente che tollerando il punto di vista di Ario il cristianesimo era perduto. Pochi uomini di chiesa bianchi, però, si sono chiesti se il razzismo fosse un rinnegamento di Cristo analogo a quello.




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