10/02/2012
212. LA GRAZIA DEL CONCILIO Sul trattato di ecclesiologia di Walter Kasper di Rosino Gibellini
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La nuova opera di Walter Kasper reca il titolo – semplice, ma anche sfidante – Chiesa cattolica, e si divide in due parti, di cui presentiamo il filo conduttore. 


Nella prima parte l’Autore descrive il suo cammino nella chiesa e con la chiesa: da docente universitario a Münster e a Tubinga per 25 anni; da vescovo per un decennio di una delle più grandi diocesi cattoliche della Germania, la diocesi di Rottenburg-Stuttgart, con circa mille parrocchie che ha visitate tutte. (Annota: «Nella Curia ci sono collaboratori che non hanno mai realmente visto dall’interno una parrocchia o una diocesi») (47); e per un decennio, a Roma e nel mondo, come Presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani.

L’opera è un vero e proprio trattato, condotto con tutta la scientificità e metodologia del teologo e dello scrittore, arricchita dall’esperienza pastorale ed ecumenica della biografia dell’Autore. È un trattato ecclesiologico, che dà compimento ad una trilogia sui principali temi teologici: la cristologia, Gesù il Cristo (1974); la monografia su Dio, Il Dio di Gesù Cristo (1982); e ora Chiesa cattolica (2011; ed. it. 2012). 

L’Autore si è preparato all’opera con una lunga marcia di avvicinamento con studi e articoli, raccolti nei due volumi: Teologia e Chiesa 1 (1987); e Teologia e Chiesa 2 (1999), dove si può leggere l’interessante articolo La Chiesa di fronte alle sfide del postmoderno (265-281), ai quali si è aggiunto il volume La Chiesa di Gesù Cristo. Saggi di ecclesiologia (2008), che rappresenta ancora una fonte di studio e di consultazione per le singole tematiche ecclesiologiche del dibattito contemporaneo. In questo volume di Saggi si trova anche inserito il Confronto amichevole con la critica del cardinale Joseph Ratzinger sul Rapporto tra Chiesa universale e Chiesa locale (453-465), che ha avuto in teologia una vasta risonanza.


La seconda parte – la più importante e densa – della nuova opera svolge una riuscita sintesi dei tratti fondamentali dell’ecclesiologia cattolica, secondo un criterio metodologico così espresso: «Nella situazione odierna, in larga misura secolarizzata, dobbiamo soprattutto inserire l’idea e la realtà della chiesa nel vasto orizzonte dell’idea di Dio e del Regno di Dio» (144). E ancora: «Gli uomini, quando sono religiosamente interessati, non fanno in primo luogo domande a proposito della chiesa, ma a proposito di Dio» (205). Un motivo ripreso nel finale: «L’ecclesiologia è perciò possibile solo come teologia, e cioè nell’orizzonte della questione di Dio. La questione di Dio è il problema e anche la promessa, con cui, non solo ora, tutto sta o cade» (532-533).

Qui la trattazione è scandita secondo la sequenza indicata nel sottotitolo: Essenza; – Realtà; –Missione

1. Essenza. L’essenza della chiesa è delineata, partendo dalle fonti bibliche, percorrendo poi le linee essenziali della tradizione, fino al Concilio, e oltre, comprendendo in particolare il Sinodo straordinario dei vescovi 1985, di cui il docente di Tubinga, Walter Kasper, è stato segretario speciale, che ha poi commentato l’evento teologico nel volumetto Il futuro dalla forza del Concilio (1986). Le caratterizzazioni essenziali della chiesa evidenziate sono: nella sua struttura teocentrica, “popolo di Dio”; nel suo cristocentrismo, “corpo di Cristo”; nella sua dimensione pneumatologica, “comunione nello Spirito santo”. 

2. Realtà. Delineata l’essenza della chiesa, si entra nel variegato campo della realtà, e la domanda è: come vive la chiesa la sua essenza nella realtà storica, in cui si trova inserita. Qui i problemi sono molti e Kasper parla anche di “crisi della chiesa”. L’espressione è ormai utilizzata da sociologi come, ad esempio, Franz-Xaver Kaufmann, che ha riedito il suo pregevole volumetto Quale futuro per il cristianesimo? (Gdt 286, 2002) con l’aggiunta di un capitolo sull’attuale situazione e sulle recenti discussioni, con il titolo Kirchenkrise («Crisi della Chiesa», Herder 2011). Per Kasper, la krísis deve diventare kairós per un rinnovamento della figura della chiesa come communio, categoria e realtà in cui trovano sintesi le varie caratterizzazioni della chiesa. 
La crisi della chiesa rimanda – sotto il profilo teologico (al quale si attiene l’Autore) ad una crisi della fede e ad una crisi-di-Dio (come si esprime il teologo di Münster, Metz; e come risulta dalle analisi di sociologia della religione del filosofo canadese Charles Taylor, in L’età secolare (2007), a cui si fa riferimento), e per questo i problemi si fanno radicali, e non ci si può accontentare di mezze ricette.

3. Missione. Siccome la chiesa – come si esprimeva Rahner – non è una stufa che scalda se stessa, ma è inviata nel mondo, la terza sezione spazia sulla missione di una chiesa cattolica, «missionaria e dialogica», che viene prospettata nel dialogo ecumenico, nel dialogo con l’ebraismo e con le altre religioni, e nel dialogo con il mondo contemporaneo. Le puntualizzazioni sono autorevoli e molteplici, e si concludono con la tematica relativa alla «rilevanza permanente del cristianesimo» della chiesa.
Certo, è terminata la «chiesa di popolo», che accoglieva e formava la spiritualità di quasi tutta la popolazione delle differenti parrocchie: «La parrocchia non è più come in passato una patria spirituale» (525). Bisogna prendere atto che molte forme di chiesa devono essere abbandonate, ma al congedo deve seguire una partenza. «Una nuova partenza è possibile solo se, in modo simile a come è accaduto per il movimento che condusse al Vaticano II, concorrono insieme tre cose: un rinnovamento spirituale alimentato dalle fonti, una solida riflessione teologica e una mentalità ecclesiale» (529).


Un bel libro, intenso, guidato dalla metodologia della Scuola di Tubinga, «ecclesialità, scientificità, e contemporaneità critica». Nella introduzione alla presentazione alla stampa nella sala delle conferenze al Centro Pro Unione di Roma, il 26 gennaio u.s., fatta da due illuminanti interventi dell’Autore e del suo successore al Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, il card. Kurt Koch – utilizzando una espressione del grande ecclesiologo P. Congar, dicevo che il libro riesce a comunicare, a mezzo secolo ormai di distanza, «la grazia del Concilio». Libro con pagine anche sofferte e commosse, scritto perché la chiesa ancora in futuro si riveli «una casa spirituale per molti» (550).



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