08/04/2008
112. Le culture apportano molto alla Chiesa di Claude Geffré
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La Commissione europea ha dichiarato il 2008 «Anno europeo del dialogo interculturale». Proponiamo una riflessione del teologo francese Claude Geffré, docente emerito di teologia fondamentale dell’Institute Catholique di Parigi.


Quando la chiesa incontra un’altra cultura, essa non vive il dialogo tra il Vangelo allo stato puro e una cultura straniera, ma come l’incontro tra due culture. Per venti secoli, la cultura privilegiata della chiesa è stata la cultura occidentale. Con il Concilio Vaticano II, essa si è aperta agli altri. Le «Chiese figlie» non europee sono diventate delle «Chiese sorelle» e si è cominciato a riconoscere le loro risorse culturali.

Non dobbiamo mai dimenticare ciò che le culture apportano alla chiesa. Lo scambio interculturale è sempre reciproco. Così, delle culture segnate dall’induismo o dal buddhismo hanno molto di più il senso della gratuità di noi, Occidentali, che restiamo sotto il segno di un certo utilitarismo.

L’incontro interculturale ha anche delle incidenze in termini di dottrina. Noi abbiamo ereditato dall’ellenismo una concezione troppo univoca della verità, sotto il segno del principio di contraddizione, dove l’opposto del vero è sempre il falso. In Oriente, la verità la si vive sotto il segno della non-dualità e l’altro della nostra propria verità non è necessariamente l’errore ma una verità differente.

Le culture sono portatrici di valori di umanizzazione e di convivialità. Esse sono il segno della trascendenza dello spirito in rapporto ai bisogni immediati dell’uomo. Nella nostra epoca di globalizzazione mi sembra che faccia parte della missione della chiesa promuovere le culture locali minacciate da una cultura universale di ordine scientifico e tecnologico sempre più monolitico. La chiesa ha qui il ruolo di contro-potere, di contro-cultura.

Ciò che mi colpisce oggi, è che ogni incontro interculturale è anche un incontro interreligioso. Soprattutto in Asia, di fronte a culture indissociabili dalle grandi religioni, la chiesa deve cercare di discernere ciò che va nel senso dell’umano e della umanizzazione.

Da questo punto di vista, la nuova questione teologica è la seguente: si deve solamente inculturare il cristianesimo o non si deve anche, in un certo modo, assumere certi valori spirituali e religiosi non cristiani, nella misura in cui questi non entrano in contraddizione con il Vangelo? Il problema allora non è soltanto un problema di adattamento, di evangelizzazione, ma anche di assunzione di ciò che è valido nelle religioni e che il Concilio Vaticano II vede come «semi di verità e di bontà».


Claude Geffré, professore emerito di teologia fondamentale all’Institute Catholique di Parigi, ha pubblicato presso la Queriniana: Credere e interpretare. La svolta ermeneutica della teologia (Giornale di teologia 288).





© La Croix, marzo 2008
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Traduzione dal francese a cura della Redazione Queriniana
Forum teologico, a cura di Rosino Gibellini
Editrice Queriniana, Brescia (UE)
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