07/01/2020
448. NEWMAN: UN NUOVO ROBERTO BELLARMINO? Ad ogni Concilio il suo (santo) cardinale di Paula Jullian
Ingrandisci carattere Rimpicciolisci carattere
John Henry Newman è conosciuto per la sua conversione ed è acclamato come una delle menti più brillanti del XIX secolo. Scrittore prolifico negli ambiti della teologia e della filosofia, Newman è stato altresì un uomo di lettere, un umanista nel senso pieno della parola. Queste caratteristiche lo rendono uno dei più notevoli intellettuali cattolici dei tempi recenti, il cui influsso si è fatto sentire persino nelle aule del Vaticano II. L’importanza della sua figura non è peraltro riducibile alla sola chiarezza del pensiero: la sua grandezza umana è basata anche sul suo grande amore per Dio e il prossimo. Ian Ker, uno dei massimi studiosi di Newman, ne ha parlato con Humanitas Review: di quella intervista noi riproduciamo volentieri alcuni stralci.


Il nome di Newman è molto conosciuto, oltre che per la sua conversione, per le sue elaborazioni intellettuali. Ma la sua figura cos’ha da dire a quanto fra noi non hanno familiarità con i temi della filosofia e della teologia?

Certamente c’è un maggiore interesse accademico per lui e il suo pensiero, ma c’è anche una crescente attrazione verso Newman fra la gente comune. In quest'ultimo caso, non è il suo lavoro accademico ad attrarre le persone, ma la sua santità di vita. Ogni giorno aumentano i cattolici che sentono parlare della sua vita e scoprono che Newman ha dovuto soffrire in tante forme: malattia, malintesi, sfiducia, opposizione e conflitto – sia con gli anglicani sia con i cattolici – oltre ad aver perso amici, membri della famiglia e luoghi a lui familiari. Le persone sofferenti possono sentirsi rispecchiate in qualcuno che ha vissuto qualcosa di simile, nonostante l’appartenenza a realtà diverse, perché sanno che possono rivolgersi a uno che capirà il loro dolore. Questa è una delle ragioni più forti per cui la gente si avvicina volentieri alla figura di Newman: è questo che la attira, forse più della sua eccezionale sapienza teologica.

 

Cosa si può dire dell’attualità di un predicatore del XIX secolo ai nostri giorni?

La beatificazione di Newman ha determinato un grande cambiamento. Da quel momento si è certamente incrementato in Gran Bretagna il riconoscimento della sua santità, ma stranamente la devozione verso di lui è molto più grande altrove: negli Stati Uniti, per esempio. Certo, se il suo spazio tra i santi è in crescita, sappiamo che probabilmente non diventerà mai popolare come madre Teresa di Calcutta o altri santi più universali. Comunque, da parte dei cattolici inglesi c’è sempre stato un riconoscimento della santità di Newman: era già considerato santo in vita da parte sia di cattolici sia di non-cattolici, e quando morì migliaia di persone scesero per ore nelle strade per dargli l’ultimo saluto. Fu una grande perdita per la nazione: per questo persone di ogni estrazione e classe sociale gli resero omaggio.

 

Ogni santo ha il suo carisma, qualcosa che lo rende unico. Cosa si può dire del carisma specifico di Newman?

Newman era una persona carismatica che si distingueva in tanti modi, anche se cercava di mantenere un profilo basso. È diventato un leader naturale del movimento di Oxford, semplicemente perché aveva una personalità affascinante. Era una persona credibile, un testimone. Aveva una mente brillante e un cuore grande, che si armonizzavano con tanto buon senso e una notevole dose di rigore – se questa è la parola giusta. La sua grande forza interiore lo aiutò ad affrontare non poche opposizioni e conflitti nel corso della sua vita.

 

C’è un altro lato della vita di Newman che è meno conosciuto della sua attività intellettuale: il suo ministero pastorale.

Sì, e il ministero pastorale era per lui una priorità assoluta. Fin dalla giovinezza Newman aveva sentito la chiamata di Dio a salvare le anime; avrebbe anche voluto andare in missione, ma la sua salute cagionevole glielo impedì. Tutto ciò che ha fatto a Oxford e poi come sacerdote cattolico è stato per la salvezza delle anime: non ha seguito gli studi accademici per diventare uno studioso erudito, ma per prendersi cura delle anime; tutto quello che scrisse fu per la cura delle anime. Questa dimensione non può essere tralasciata, perché appunto spiega tutta la sua attività. Da diacono nella piccola parrocchia di campagna di St. Clement’s a Oxford, visitava periodicamente le famiglie del villaggio e trascorreva lunghe ore facendo catechismo ai bambini e andando a trovare gli ammalati. Qualcosa di simile è successo quando fu trasferito a Littlemore. Dopo l’ordinazione presbiterale, stabilì l’oratorio a Birgminham, in centro città a Ulster Street, e lavorò con gente poverissima, principalmente immigrati irlandesi che non versavano in buone condizioni. Per figurarci oggi quel luogo dovremmo pensare a un quartiere emarginato del terzo mondo.

 

Torniamo un attimo al suo pensiero e alla sua opera. C’è chi ha detto che l’opera di Newman è stata presente al concilio Vaticano II tanto quanto la Summa di Tommaso è stata presente a Trento. Si può fare questa analogia?

Il contenuto della Summa è certamente al cuore del concilio di Trento, perché è servita come base per la definizione dei dogmi: pur essendo assente, san Tommaso era in qualche modo presente. Similmente Newman, anche se come ovvio non era fisicamente presente al concilio Vaticano II, era ampiamente presente con la sua opera: nel suo caso, lo sviluppo teologico è derivato maggiormente dallo studio dei padri della chiesa. Quindi, se vogliamo mantenere l’analogia, la presenza della Summa a Trento sarebbe uguale a quella dei padri al Vaticano II. Casomai, come ho detto più volte, il cardinal Newman potrebbe essere il corrispondente di quello che è stato il cardinal Bellarmino per l’era post-tridentina. Nella stessa forma in cui san Roberto Bellarmino è considerato dottore della chiesa in relazione al concilio di Trento, ritengo che Newman sarà visto come dottore della chiesa in relazione al Vaticano II. Potrebbe essere chiaramente considerato una figura-chiave per la comprensione del Vaticano II e il teologo per eccellenza del periodo post-conciliare.

 

Al momento della beatificazione di Newman, molti si sono chiesti qual è la cosa che gli ha permesso di essere beatificato se “non ha fatto nulla”.

Beh, innanzitutto ha avuto il merito di scrivere dei libri: libri notevoli su una grande varietà di temi! Tra essi molti sono diventati dei classici. I suoi scritti hanno dato un immenso contributo teologico alla dottrina cattolica, illuminando diversi aspetti del cattolicesimo che non erano stati sviluppati in precedenza. Newman ha espanso la conoscenza che avevamo allora della dottrina, della chiesa, della fede, motivo per il quale è molto probabile che venga nominato dottore della chiesa dopo la canonizzazione. E, con i suoi scritti, ha compiuto miracoli di un’altra natura: centinaia di persone in tutto il mondo si sono convertite leggendo Newman, e questo rivela un alto livello di santità.



© 2019 by Humanitas Review

© 2020 by Teologi@Internet

Forum teologico diretto da Rosino Gibellini

Editrice Queriniana, Brescia (UE)




Teologi@Internet: giornale telematico fondato da Rosino Gibellini