11/09/2003
23. Riabilitazione per Hans Küng? di Karl-Joseph Kuschel
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Hans Küng, uno dei più noti teologi in campo internazionale, ha pubblicato recentemente presso l’Editrice Queriniana due importanti opere: Etica mondiale per la politica e l’economia (Nuovi Saggi 83, 2002); – Ricerca delle tracce. Le religioni universali in cammino (Introduzioni e Trattati 20, 2003).
Riportiamo questo testo di Karl-Joseph Kuschel della Facoltà Cattolica di Tubinga sulla discussione in corso a proposito di una “riabilitazione” per il grande teologo, a cui era stata tolta la
missio canonica da Roma nel 1979.
La recente intervista ad Hans Küng pubblicata su Jesus (settembre 2003) fa riferimento a questa discussione in corso. Karl-Joseph Kuschel è docente alla facoltà di Teologia cattolica di Tubinga ed è membro della fondazione Weltethos di cui Hans Küng è presidente.



Il 21 febbraio 2003 l’assemblea plenaria del Consiglio Diocesano della diocesi di Rottenburg-Stoccarda, su proposta del parroco Wolfgang Gramer, si è occupata della riabilitazione di Hans Küng. Unanimemente il Consiglio Diocesano chiese al vescovo Gebhard Fürst «di annunciare ed eventualmente percorrere le vie di una possibile riconciliazione» con Hans Küng. Il vescovo, per parte sua, durante la seduta, aveva esaltato «i meriti indiscutibili» di Küng, ad esempio nel campo dell’ecumenismo e la sua «capacità di rendere in un linguaggio comprensibile difficili questioni di fede». In verità i punti teologici controversi «di allora» continuano ad essere «non chiariti». E dove si tratta della loro chiarificazione, che gli «sta a cuore», egli in quanto vescovo «volentieri (sarebbe) disposto a mediare». Ma la cosa dovrebbe «essere voluta dalle due parti». Fin qui lo stato della cose.
Che cosa si deve dire di questa richiesta di «riconciliazione» o di «riabilitazione» per Küng? Che cosa si deve concretamente intendere, che cosa è realistico attendersi da un punto di vista politico? Va innanzitutto tenuto presente che una restituzione dell’autorizzazione ad insegnare ecclesialmente (missio canonica), tolta a Küng da Roma nel 1979, in seguito al pensionamento (Emeritierung) di Küng nel 1996, è divenuta senz’altro un fatto obsoleto. Che dunque? Possono essere utili alcuni punti chiarificatori.

In primo luogo. La richiesta di «riconciliazione» e di «riabilitazione» da parte del Consiglio Diocesano di una delle diocesi tedesche è manifestamente espressione di un desiderio, diffuso mondialmente, sia del popolo che del clero cattolico. Per molti, quanto più tardi esso giunge, tanto più è incomprensibile, come un uomo, che è rimasto sacerdote della chiesa cattolica e gode di un’incondizionata considerazione ecumenica, continui a venire considerato ufficialmente come un «teologo non cattolico». Inoltre per molti, anche all’interno della chiesa cattolica, la cattolicità della teologia di Küng non mai stata messa in dubbio. I punti di critica, da lui rappresentati ed esposti in maniera scientificamente argomentativa, nei confronti della struttura e della dottrina della chiesa cattolica, sono divenuti più che mai plausibili. Molti si erano identificati per principio con quello che Küng ha sempre avanzato come richiesta di riforma della propria chiesa. Molti perciò lo considerano ancora oggi, non come un outsider, bensì come il portavoce di un’opinione maggioritaria. In altre parole: la cattolicità della teologia künghiana non fu mai controversa per innumerevoli persone della base, per cui non ha bisogno di venire «riabilitata». Che ora essa venga esaltata nel consesso rappresentativo di una diocesi comprendente due milioni di cattolici, viene avvertito da molti come un fatto superfluo.

In secondo luogo. La richiesta di «riconciliazione» e di «riabilitazione» è espressione del rispetto per il cammino di vita teologico di Küng anche dopo il 1979. Mentre molti teologi (per motivi soggettivamente comprensibili), dopo un provvedimento coattivo nei loro confronti da parte del Magistero, hanno rotto con la concreta comunità ecclesiale, Küng non ha mai permesso che si dubitasse del suo stare, sia come sacerdote cattolico che come teologo cattolico, in atteggiamento di lealtà critica nei confronti della propria chiesa. Proprio la sua autobiografia Libertà combattuta, apparsa l’anno scorso, mostra ancora una volta in maniera impressionante quanto fortemente Küng abbia ricevuto le impronte della sua chiesa e quanto profondi siano ancora i suoi legami con la propria chiesa.

In terzo luogo. Con un’opera scientifica, che ha suscitato un vasto dibattito, per quanto riguarda in particolare i problemi delle religioni universali, della pace mondiale e dell’etica mondiale, Küng ha trovato una considerazione internazionale, che era ancora inimmaginabile prima del 1979. Da allora molti avvertono come un paradosso il fatto che, mentre Küng viene ricercato ed è il benvenuto come interlocutore fino ai vertici più alti della politica, dell’economia, dell’ecumenismo, delle organizzazioni internazionali e interreligiose, egli venga tagliato fuori dalla direzione della propria chiesa. Nessun vescovo, nell’area linguistica tedesca, negli ultimi vent’anni ha cercato un dialogo teologico e ecumenico con lui, per tacere completamente della Curia romana. Molti, sia all’interno che all’esterno della chiesa cattolica, non possono più concepire come «un uomo con un simile carisma (stia) in qualche modo al di fuori della chiesa\» come ha osservato un rappresentante della menzionata seduta del Consiglio Diocesano della diocesi di Rottenburg-Stoccarda.

In quarto luogo. I problemi concreti dibattuti tra Küng e Roma (in particolare per quanto riguarda l’interpretazione dei due dogmi papali del Vaticano I) continuano ad avere bisogno di una chiarificazione teologica. Questa, in ultima analisi, non può aver luogo sul piano della Facoltà o di una diocesi, bensì in un colloquio diretto con il Magistero romano. Inoltre i problemi teologici sono troppo seri e importanti per poter venire sorvolati con una retorica della «conciliazione». Con le buone parole e i bei gesti non si raggiunge qui nulla. Il desiderio di Küng nella reinterpretazione del Concilio Vaticano I, con i suoi due dogmi papali (primato e infallibilità) era ed è profondamente ecumenico. È noto che, se Roma fosse disposta ad approvare una reinterpretazione del Vaticano I, nel quadro di una concezione complessiva ecumenica, si giungerebbe ad una riconciliazione con le chiese di Wittenberg, Ginevra, Canterbury e Costantinopoli. Allora anche le questioni künghiane in materia di primato e infallibilità del papa possono venire valutate nella loro serietà teologica e nel loro potenziale risolutivo ecumenico. Soltanto allora si potrebbe giungere a una «riconciliazione» fondata sulla realtà. Tutto il resto è retorica. Ed è retorica anche rovesciare su Küng la “responsabilità”, cui peraltro egli era anche disposto ad assumersi, di riesaminare la sua posizione. Senza una seria volontà di Roma per una riconciliazione ecumenica, non si può tenero conto del desiderio concreto di Küng.

In quinto luogo. Nell’attuale fase storica la «riabilitazione» di Hans Küng può essere solo il riconoscimento che la sua posizione viene considerata legittima all’interno dello spettro della teologia cattolica. Mai Küng si è aspettato che Roma assumesse senz’altro le sue idee. Egli ha però combattuto affinché esse vengano tollerate come una posizione cattolica tra le altre. Anche qui i vescovi della Germania hanno da pronunciare una parola decisiva. La quale significherebbe molto se, il maggior numero possibile dei vescovi tedeschi si impegnasse affinché venisse riconosciuta una nuova legittimità alla concreta impostazione teologica di Küng dentro lo spettro della teologia cattolica. In tal modo essi non farebbero altro che, per parte loro, collaborare alla grande concezione ecumenica della chiesa cattolica e rispetterebbero e farebbero valere una legittima pluralità di opinioni all’interno della chiesa cattolica.

In sesto luogo. In questo senso la Facoltà di teologia cattolica di Tubinga (in una decisione formale approvata con la sola opposizione di due membri di allora), in occasione del pensionamento (Emeritierung) di Hans Küng nel febbraio 1996, ha dato un importante segnale politico e ha richiesto «la piena riabilitazione di Hans Küng in quanto teologo cattolico». Letteralmente è detto in questa dichiarazione:

«La Facoltà di teologia cattolica non ha né permesso né causato l’espulsione di Hans Küng nell’anno 1979, ed esse depreca gli sviluppi di allora. Senza sottrarre gli avvenimenti di allora a una valutazione, la Facoltà vorrebbe proseguire i suoi sforzi per rimanere legata a Hans Küng nel quadro delle possibilità … Hans Küng ha sempre sviluppato le proprie domande e testi sulla base della confessione dell’ecclesialità cattolica. Così come fin dall’inizio gli sforzi di Hans Küng per i progressi nella teologia ecumenica e la chiarificazione critica di importanti questioni di fondo hanno trovato in larga misura riconoscimenti, le sue più ampie indagini sul dialogo interreligioso a proposito della fede e della morale, le quali hanno intenzionalmente preso le mosse dalla Dichiarazione conciliare Nostra Ætate, hanno anche mirato a un’efficacia duratura. Poiché con il pensionamento (Emeritierung) di Hans Küng si è senz’altro creata una nuova situazione, noi chiediamo alle istanze ecclesiali, in particolare al vescovo di Rottenburg Stoccarda, al Dr. Walter Kasper, e alla Congregazione romana della fede, di sottoporre a una nuova valutazione la situazione di quel tempo. Noi, come Facoltà di teologia cattolica, chiediamo la piena riabilitazione di Hans Küng come teologo cattolico».

Ogni osservatore della scena può facilmente rendersi conto di che cosa questa Dichiarazione abbia significato per Küng dal punto di vista politico e umano. La stessa Facoltà che nel 1979, a maggioranza, si era pronunciata per la sua espulsione coatta, lo riabilita 17 anni dopo in maniera piena «come teologo cattolico».

In settimo luogo. Chi, quindi, intende fare sul serio con una «riconciliazione» e «riabilitazione» di Hans Küng come teologo cattolico, dovrebbe per lo meno dare lo stesso segnale politico che ha già dato a Facoltà di teologia cattolica di Tubinga. Non viene richiesta una identificazione con la teologia di Küng, ma la chiara affermazione che lo si ritiene un «teologo cattolico». Chi non vuole ciò, dovrebbe dirlo apertamente e non fare uso di una retorica che non faccia che velare le vere situazioni. Si può essere ansiosi di sapere se, dopo il Consiglio Diocesano del vescovado di Rottenburg-Stoccarda, anche i Consigli Diocesani di altri vescovadi tedeschi daranno questo segnale politico. Per i vescovi diocesani tedeschi questo segno «dal » sarebbe indubbiamente uno stimolo a sforzarsi, tanto più attivamente quanto più presto, in vista del dialogo, della chiarificazione, dell’intesa o addirittura della «riconciliazione». Per ciò il tempo è più che maturo.


© 2003 by Stiftung Weltethos
Traduzione dal tedesco di Giovanni Moretto
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Forum teologico, a cura di Rosino Gibellini
Editrice Queriniana, Brescia (UE)
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