In breve
«Ci vogliono parecchi luoghi dentro di sé per avere qualche speranza di essere sé stessi» (Jean-Bertrand Pontalis).
Pagine intense sulla nostra cartografia interiore: per imparare a leggerla e per incontrare progressivamente noi stessi e Dio.
Descrizione
I luoghi non sono né un semplice paesaggio esteriore, né un mero palcoscenico sul cui sfondo va in scena la nostra esistenza. Noi siamo inevitabilmente abitatori dello spazio e del tempo: in tal modo siamo chiamati ad abitare il senso e – impresa ancor più ardua – ad abitare noi stessi.
Come spiega Emanuele Borsotti, noi veniamo all’esistenza abitando: esistiamo abitando e abitiamo esistendo. Innestati in Cristo, scopriamo poi con stupore che l’Eterno – entrato nel tempo – si è fatto circoscrivibile in un punto della storia e della geografia umana, si è fatto corpo di carne, per venire ad abitare in mezzo a noi (
Gv
1,14). Così il Dio immenso e infinito si fa “luogo” per l’umano e con l’umano; e noi abitiamo luoghi ed edifichiamo spazi, alla ricerca di una traccia del divino, di un segno tangibile , di uno sfioramento di una Presenza che sempre s-confina.
E, mentre abitiamo, avvertiamo che ogni casa, ogni dimora, ogni riparo è sempre penultimo e provvisorio. Se, infatti, il verbo “abitare“ ci insegna a coniugare anche il verbo “amare” in tutti i modi e tutti i tempi, con Michel Serres possiamo confermare che «l’amore non ha casa».