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Alla ricerca di Maria, donna ebrea
Mary Christine Athans

Alla ricerca di Maria, donna ebrea

La madre di Gesù nella storia, nella teologia e nella spiritualità

Prezzo di copertina: Euro 23,00 Prezzo scontato: Euro 21,85
Collana: Spiritualità 164
ISBN: 978-88-399-0874-2
Formato: 13,2 x 19,3 cm
Pagine: 280
Titolo originale: In Quest of the Jewish Mary. The Mother of Jesus in History, Theology, and Spirituality
© 2015

In breve

Prefazione di Eugene J. Fisher

La madre di Gesù – ritratta come donna ebrea del suo tempo – nella storia, nella teologia, nella spiritualità. «Un contributo sincero alla mariologia postconciliare» (J.T. Pawlikowski, Catholic Theological Union). 

«Un ottimo studio, dalle molteplici dimensioni» (E. Johnson, Fordham University).

Un libro carico di suggestioni, che anticipa e lascia sperare sviluppi futuri.

Descrizione

Negli ultimi decenni, una cospicua parte degli studi si sono concentrati sul Gesù storico, mettendo in luce le coordinate del contesto culturale, sociale e religioso ebraico della sua vita e del suo ministero. Questa attenzione al contesto, alla quotidianità, suggerisce ora di scoprire – sotto una analoga luce – la figura ebraica di sua madre, Maria di Nazaret, vista soprattutto quale donna di grande coraggio, forza e preghiera.
Abituati come siamo, da secoli, a rappresentarci Maria come “non-ebrea”, questo approccio innovativo e multidisciplinare apre spazi creativi alla immaginazione teologica. Con stile chiaro e accessibile, svelando dettagli concretissimi e una varietà di preziose intuizioni, Athans offre alla portata di un vasto pubblico contenuti di vitale importanza per la teologia biblica, la teologia al femminile e la teologia spirituale contemporanea.
Questo è il genere di libro che chiama lettrici e lettori a lasciarsi coinvolgere tanto con la testa quanto con il cuore e, nel finale, sporge sorprendentemente su una dimensione poetica: Athans, con una mossa ispirata, invita a pregare Dio insieme a Maria, donna ebrea.

Recensioni

La conoscenza di una persona apre un universo di relazioni, ricordi, sentimenti, vie e prospettive. Conoscendo le quali, l’uomo si pone in maniera diversa nei confronti della vita. Se questa persona è una ragazza ebrea di nome Maria (Miriam in ebraico, Mariam nella variazione aramaica) che acconsentì a diventare la madre di Gesù, allora la storia diventa notevolmente interessante. Se ci soffermiamo, oggi, alla conoscenza di Maria attraverso la pietà popolare, ad alcune pratiche religiose da “esaltazione”, è spontaneo chiedersi: che fine ha fatto la “donna ebrea” Madre di Gesù? Perché l’arte l’ha ritratta come una regina con abiti lussuosi? Perché è stata mitizzata nel corso dei secoli?

Il libro edito dalla Queriniana, Alla ricerca di Maria, donna ebrea. La madre di Gesù nella storia, nella teologia e nella spiritualità, scritto da Mary Christine Athans (religiosa statunitense) e tradotto dall’inglese da Marta Pescatori, offre la possibilità di vedere Maria in modo diverso. Il libro offre una densità di informazioni capaci di rischiarare e far vedere Maria, “donna ebrea”. La religiosa statunitense mostra come, nel corso dei secoli, le riflessioni intorno alla figura di Maria si susseguirono. Le arti e la cultura, i canti e le lodi, variarono nel corso dei secoli, rispecchiandone la sensibilità popolare e teologica. Strutturando anche una devozione da esaltazione che decontestualizzava, fino a mitizzare, la figura della Vergine. Attraverso i secoli, infatti, Maria è stata quasi completamente rimossa dal suo contesto storico di “donna ebrea” vissuta nel periodo detto “giudaismo del secondo Tempio”. È necessario, perciò, tornare alle origini “storiche”, per poter meglio apprezzare la ragazza ebrea che, con forza e coraggio, accolse il Verbo. È convinzione dell’autrice che la conoscenza di Maria richieda un’integrazione fra storia, teologia e spiritualità.

I passi preparatori per rileggere Maria nel suo contesto ebreo sono stati diversi. Primo fra tutti la volontà di ricercare il Gesù storico. Fu il concilio di Nicea (325 d.C.) a sottoporre Maria ad un esame minuzioso. Per contrastare una delle prime eresie, definita docetismo (i docetisti affermavano che Gesù non avesse un corpo umano) fu affermato che Gesù aveva un corpo umano generato dal corpo di Maria. L’autrice sintetizza in modo chiaro la disputa teologica tra Cirillo e Nestorio. Il primo, vescovo di Alessandria, era convinto che Maria dovesse essere dichiarata Theotókos (portatrice di Dio) mentre il secondo, patriarca di Costantinopoli, predicava che Maria era Christókos (portatrice di Cristo). Storicamente fu sostenuta la posizione di Cirillo. Poi, il concilio di Calcedonia (451 d.C.) definì il rapporto tra divino e umano in Gesù, noto come “unione ipostatica”. Molto importante, nel filone degli studi, fu la fondamentale apertura di Pio XII, con l’enciclica Divino afflante Spiritu del 1943, che permise ai biblisti cattolici di usare i metodi storico-critici nel campo degli studi scritturistici. Così, come le scoperte dei documenti di Nag Hammadi in Egitto e dei Rotoli del Mar Morto nelle caverne di Qumran. Nell’arco di dieci anni questi eventi cambiarono lo studio delle Scritture ebraiche e cristiane. Studiosi ebrei, cristiani e protestanti cominciarono a esplorare, “insieme”, questi materiali emozionanti. Condivisero la ricerca e le intuizioni a livello ecumenico e interreligioso, e questo fu motivo di arricchimento per tutti. I beneficiari diretti di queste impensate scoperte furono i vescovi ed i teologi che seguirono il Concilio Vaticano II.

Ad oggi si può affermare che gran parte del revisionismo della chiesa che ebbe luogo al concilio Vaticano II, fu possibile solo a causa della reinterpretazione radicale di Gesù come ebreo, resa possibile dal dialogo tra ebrei e cristiani dopo la shoah. In un contesto conciliare nacquero sia il capitolo della Lumen Gentium su Maria, intitolato La beata vergine Maria madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa e Nostra aetate con un articolo (n. 4) sulla chiesa e sugli ebrei. La convinzione di Louis Maria Grignion de Montfort (1673-1716) secondo il quale per raggiungere Cristo si doveva passare attraverso Maria, è riproposta con forza. Le parti sui dogmi dell’Immacolata e dell’Assunzione così come le pagine sulle apparizioni sono sinteticamente approfondite.

Interessanti sono le riflessioni, riprese da Avital Wahlmann (docente israeliana dell’Università ebraica di Gerusalemme), circa il silenzio degli ebrei su Maria. Preliminarmente è da notare come all’inizio, nello sforzo di dimostrare che l’interpretazione cristiana dell’ebraismo non era valida e che Gesù non era il messia, gli ebrei, inclusero nel talmûdh brani poco lusinghieri su Maria. Poi bisogna considerare che nell’ebraismo la verginità non ha il valore attribuitole nel cristianesimo. Infine, sempre per gli ebrei, costituire un intermediario semidivino con Dio è idolatria. Ma secondo la Lumen gentium, Maria è anche tra i redenti. Paolo VI (che promulgò nel 1974 l’esortazione apostolica Marialis cultus) ricordando che il culto è un’offerta a Dio – Padre, Figlio e Spirito Santo – afferma che Maria ha avuto un rapporto unico con tutte e tre le Persone. Per tale motivo la devozione a Maria deve radicarsi in una salda teologia trinitaria, cristologica ed ecclesiale.

Molte riflessioni offre il testo di Mary Christine Athans, che, seguendo i tre passi del metodo ignaziano (dopo la preghiera preparatoria, tre preamboli: a) riflettere sulla storicità di un evento; b) fissare la composizione del luogo; c) chiedere una grazia particolare) ci fa entrare in contatto con una ragazza ebrea di nome Maria, che è stata capace di compiere la volontà del Padre accettando umilmente d’essere la Madre di Gesù attraverso lo Spirito Santo. È un libro davvero carico di informazioni che apre una finestra dalla quale vedere la vera Maria. Molto interessante il fatto che la religiosa, evidenziando la fecondità, l’interesse e la ricchezza del dialogo ecumenico nel ricercare la donna ebrea di nome Maria, offre la possibilità di capire la scelta di papa Francesco. Quella di dialogare con tutti, luterani, ebrei, ortodossi e via dicendo, affinché ogni incontro diventi occasione di crescita. Ovviamente, per farlo, è necessaria la predisposizione all’ascolto ed alla comprensione. Il libro merita d’esser letto. Anche perché è scorrevole e si legge volentieri per l’argomento trattato.


D. De Angelis, in Zenit.org 20 dicembre 2016

Negli ultimi decenni numerosi studi si sono concentrati sul Gesù storico, mettendo in luce le coordinate del contesto culturale, sociale e religioso ebraico della sua vita e del suo ministero. Questa attenzione al contesto, alla quotidianità, suggerisce ora di scoprire - sotto una analoga luce - la figura ebraica di sua madre, Maria di Nazaret, vista soprattutto quale donna di grande coraggio, forza e preghiera. Con stile chiaro, svelando dettagli molto concreti e una varietà di preziose intuizioni, l'Autrice offre alla portata di un vasto pubblico contenuti di grande importanza per la teologia biblica, la teologia al femminile e la teologia spirituale contemporanea.
L. Cabbia, in Rogate Ergo 5/2016, 60

Nella storia del cristianesimo la figura di Maria madre di Gesù è stata vissuta in modo contrastante. L’a. svolge un’indagine su di lei avvalendosi degli strumenti moderni dell’esegesi, della teologia, della sociologia e della storia. Il risultato è molto interessante perché, uscendo dalla retorica spesso sdolcinata di un certo mondo cattolico, emerge un’immagine a più facce, grazie anche alla nuova sensibilità femminile. Certo il testo si occupa anche delle apparizioni private di Maria, che coinvolgono un grande numero di cattolici, ma ciò che maggiormente interessa Athans è tratteggiare la figura concreta di donna che vive la gioia di essere madre, il suo dramma della morte del figlio assassinato e la sua sequela religiosa assieme ai discepoli di Cristo. Va segnalato, nella parte conclusiva dello studio, il cambio di registro espressivo, che passa a una forma narrativa offrendoci una donna ricca di pensieri ed emozioni che commuovono il lettore.


In Il Regno Attualità 2/2016

Il libro comincia con la descrizione di una vignetta del New Yorker. Giuseppe e Maria incinta avanzano lungo la strada sassosa che conduce a Betlemme. La donna è su un asinello e legge un libro di cui si intravede il titolo: Come essere una madre ebrea. C’è tutta una batteria di barzellette sulla “jewish mama”, soprattutto americana, fieramente protettiva nei confronti della sua creatura. Mary Christine Athans, religiosa e teologa statunitense, usa però questa vignetta in apertura del suo saggio per introdurre il filo conduttore di tutte le sue pagine, quello che definisce l’ebraicità della madre di Gesù. È noto, per altro, che una delle tappe della recente ricerca sul Gesù storico – la cosiddetta Third Quest – è stata dedicata proprio all’identificazione del volto ebreo del rabbì di Nazaret, tant’è vero che l’imponente opera di John P. Meier sul Gesù storico (3.300 pagine nell’edizione italiana curata dalla Queriniana) s’intitola Un ebreo marginale.
L’autrice, però, ci conduce anche nella foresta secolare della mariologia con le sue dottrine e devozioni, coi suoi dogmi e i suoi simboli, con le apparizioni e le icone, persino col “Mary Festival” del Mundelein College di Chicago. Siamo invitati a sostare anche davanti agli schermi cinematografici e a interloquire con l’appropriazione femminista della Vergine Madre e con certe degenerazioni folcloriche. Ma la vera meta è raggiunta a metà libro quando appare la dichiarazione programmatica: «Scoprire Maria, la donna ebrea». E l’interconnessione col Figlio è inevitabile: «Cercare il Gesù ebreo per trovare Maria ebrea». Come sopra si diceva, il Gesù figlio d’Israele, molto più vicino alla comunità dei farisei di quanto facciano supporre i vangeli, costringe a risalire all’ebraicità della madre, non solo per ovvie ragioni etnico-familiari ma anche per una sintonia culturale e spirituale.
Mary Christine Athans conclude il suo itinerario aprendoci porte di uno spazio silenzioso, quello degli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio di Loyola nella casa di ritiro dei gesuiti in California, ove lei trascorre più di un mese in meditazione, contemplazione e orazione. In quelle giornate lei si immedesima in Maria orante e ne ripercorre le tappe biografiche, dall’annuncio dell’angelo alla nascita del figlio Gesù, dal suo ministero pubblico con la scena delle nozze di Cana fino al colle della crocifissione e all’esperienza traumatica della risurrezione. Il tutto è scandito da evocazioni e preghiere modulate e modellate sulla tradizione religiosa di Israele. Alla fine il libro, pur con le sue sbavature e gli eccessi (non bisogna, infatti, ignorare le dissimiglianze e persino le divergenze che lo stesso Gesù storico rivela nei confronti della sua matrice giudaica), propone con molta originalità un’esperienza teologico-culturale genuina, anche attraverso pagine costellate dal lessico ebraico biblico e intarsiate di rimandi, ammiccamenti, citazioni, eventi, racconti godibili e pertinenti.


G. Ravasi, in Il Sole 24 Ore 6 marzo 2016

«Anzitutto occorre purificare l'immaginario da stilemi stereotipati, angelicati e stucchevoli. Altrimenti non si può approcciare con sguardo limpido la conoscenza della madre di Gesù in primo luogo come donna ebrea, vissuta in un preciso contesto socioculturale e religioso. Maria di Nazaret ha alle spalle una quotidianità tutta da indagare, leggendo in filigrana quello che di lei raccontano i brani evangelici ma anche studiando il contesto in cui è cresciuta. Pubblicato due anni fa negli Stati Uniti e tradotto ora da Queriniana, il volume propone un approccio mariologico nuovo e multidisciplinare. L'autrice, religiosa delle Sorelle della Carità della Beata Vergine Maria, insegna a Chicago. Impegnata nel dialogo ebraico-cristiano, sostiene: “Nei rapporti interconfessionali nulla sostituisce l'esperienza. Di più, nulla sostituisce la preghiera comune, se ci si vuole comprendere a vicenda”. Così, per conoscere la madre di Gesù, può essere utile ricostruire “come Maria potrebbe aver pregato in quanto donna ebrea del suo tempo”, sfogliando “le preghiere e i rituali ebraici che verosimilmente erano in vigore nel I secolo”. Lontano dall'essere un virtuosismo filologico, questo metodo ha ricadute palpabili nel presente. Perché - rileva nella prefazione Eugene J. Fisher, esperto di studi ebraico-cristiani e docente alla Saint Leo University – “è possibile considerare Maria come modello per le donne nella Chiesa di oggi se si prende seriamente in considerazione Maria nella sua piena umanità di donna ebrea”».


L. Badaracchi, in Jesus 9/2015

«Negli ultimi decenni, una cospicua parte degli studi si sono concentrati sul Gesù storico, mettendo in luce le coordinate del contesto culturale, sociale e religioso ebraico della sua vita e del suo ministero. Questa attenzione al contesto, alla quotidianità, suggerisce ora di scoprire, sotto un'analoga luce, la figura ebraica di sua madre, Maria di Nazaret, vista soprattutto quale donna di grande coraggio, forza e preghiera. Abituati come siamo, da secoli, a rappresentarci Maria come "non-ebrea", questo approccio innovativo e multidisciplinare apre spazi creativi all'immaginazione teologica. Con stile chiaro e accessibile, svelando dettagli concretissimi e una varietà di preziose intuizioni, l'autrice offre alla portata di un vasto pubblico contenuti di vitale importanza per la teologia biblica, la teologia al femminile e la teologia spirituale».


In Madre di Dio 6/2015

«Portando alla luce dettagli concretissimi e una varietà di preziose intuizioni che lasciano sperare sviluppi futuri, la Athans offre a un vasto pubblico contenuti di vitale importanza per la teologia biblica, la teologia al femminile e la teologia spirituale contemporanea».


G. Restelli, in www.cittanuova.it del 4 luglio 2015

«Con approccio innovativo e multidisciplinare, il volume recupera la dimensione storica con cui, negli ultimi anni, si sta sempre più interpretando la figura di Gesù, per raccontare sua madre, vista soprattutto come donna e come donna ebrea. Una narrazione che coinvolge testa e cuore del lettore, illuminata da una interpretazione scientifica e allo stesso tempo poetica».


In Adista 21 del 6 giugno 2015

«L’Autrice attinge alle poche pagine della Scrittura che parlano esplicitamente della madre di Gesù, inserendole però nella grande tradizione del popolo ebreo, regalandoci così un testo in cui si fondono armoniosamente storia, teologia e spiritualità. Dalla figura di Maria è possibile ricavare anche un femminismo positivo. Singolare l’ultimo capitolo del libro in cui, in una finzione letteraria – comunque molto verosimile – Maria si racconta. Pagine scritte in maniera accattivante, che si leggono con vivo interesse, alla scoperta di un aspetto finora quasi inesplorato dell’esistenza e dell’esperienza storica della Vergine di Nazaret».


Settimana n. 21 (31 maggio 2015)

«Athans, religiosa americana, docente emerita al Seminario Saint Paul dell’Università St. Thomas (Minnesota) e attualmente alla Loyola University di Chicago e alla Catholic Theological Union, per presentare la sua indagine possiede un tocco che rende il suo rigoroso cammino intellettuale ancora più valido e interessante. […] Il dettato scorrevole e fluido del testo conduce dal contesto culturale e religioso della Palestina del primo secolo fino ai giorni nostri, mantenendo la promessa enunciata nel titolo: una ricerca, con la consapevolezza che, fino al XX secolo, ci fu ben poca percezione delle radici ebraiche di Maria. […] L’apice della riflessione di Athans viene toccato però nel capitolo sesto dedicato alla spiritualità e alla preghiera ebraica. "Ritengo che l’ebraicità di Maria si possa scoprire esplorando più approfonditamente la sua vita e la sua preghiera ebraica". Una creatività orante, che segue il metodo di Ignazio di Loyola, si dipana in una lunga, personalissima e contemplativa meditazione della vita interiore di Maria, che l’autrice ascolta con sensibilità. A Maria viene data voce attingendo al pozzo profondo della Scrittura e della liturgia ebraica, si delinea così l’identità della giovane ebrea credente: dal momento dell’annuncio, della nascita del Figlio, nella gioia delle nozze di Cana fino alla tortura della morte in croce, con l’attenzione alla sua sensibilità di fede. Originalità e profondità caratterizzano queste pagine inquadrate nella prospettiva della Chiesa cattolica pur rimanendo aperta agli echi ortodossi, protestanti e anche islamici di Maria. I richiami teologici e spirituali sono tutti documentati, sempre impregnati di esperienzialità. […] Una ridda di domande affiora alla conclusione della lettura: l’accentuazione del ruolo femminile nelle comunità farisaiche è davvero così evidente? È necessario ricordare quanto antigiudaismo e devozione mariana siano stati considerati correlati nel medioevo? La posizione di Mary Christine Athans è esplicita. "Anche se la ricerca di Maria ebrea continuerà negli anni a venire, condividere la sua vita di preghiera ebraica potrebbe offrirci uno sguardo più profondo su questa eccezionale donna ebrea tanto cara a Dio, ai cristiani — e talvolta anche gli ebrei? — nel corso dei secoli"».


C. Dobner, in L’Osservatore Romano del 22 maggio 2015