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L’altro Dio
Marion Muller-Colard

L’altro Dio

Il Lamento, la Minaccia e la Grazia

Prezzo di copertina: Euro 12,00 Prezzo scontato: Euro 11,40
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Collana: Meditazioni 246
ISBN: 978-88-399-2846-7
Formato: 11 x 20 cm
Pagine: 144
Titolo originale: L’Autre Dieu. La Plainte, la Menace et la Grâce
© 2019

In breve

«Quel Dio “gonfiato” a cui Giobbe ed io avevamo affidato la nostra vita, nell’entusiasmo di una giovinezza colma di promesse, si era come “sgonfiato”. E, con Giobbe, dovevo tenere in mano per molto tempo la pelle morta di quel Dio, come un indizio sulla via di un altro Dio». Marion Muller-Colard

Descrizione

Con Dio intratteniamo spesso dei rapporti contrattuali. Quando, nella vita, ci capita qualcosa che “non era nel contratto”, fatalmente perdiamo ogni fiducia in questo Dio del dare-e-avere cui avevamo affidato tutto perché, da Supremo Garante, ci proteggesse magicamente da tutto. Allora ci abbandoniamo al lamento: perdiamo la voglia di vivere spensierati, perché ci sentiamo minacciati da ogni parte.
Intrecciando finemente racconto personale, meditazione teologica e rilettura spirituale del libro di Giobbe, Marion Muller-Colard fa balenare una fede intesa come audacia. Rileggendo la propria esperienza al capezzale del figlio, incita ad andare – oltre i sistemi rassicuranti – alla ricerca di una grazia incarnata nell’esistente. Perché Dio ha un altro volto. È l’Incommensurabile. È esigente. Con noi circoscrive il caos a favore della vita, ma non ci dispensa dalla vulnerabilità. Dio cerca chi lo ama per nulla, non per contratto.

Commento

“Con Giobbe, dovevo ora tenere in mano la pelle morta di quel Dio ‘gonfiato’, come indizio di un altro Dio...”

Recensioni

«Rileggendo la propria vita ciascuno di noi può rammentare un momento in cui Dio era atteso ardentemente e in cui ha brillato per la sua assenza». Teologa francese, assistente spirituale ospedaliera, Muller-Colard intreccia la sua vicenda con la rilettura del Libro di Giobbe.

Le prove della vita conducono a una sfiducia verso un Dio concepito "per contratto", in un "dare e avere". L'autrice ripensa a una fede che sia "audacia", che affronti la fragilità come componente esistenziale, con un Dio che circoscrive il caos a favore della vita.


In Jesus 2/2020, 93

Nei tanti studi pubblicati anche nei decenni scorsi sull'attualità del libro di Giobbe, spicca senza dubbio quello di Philippe Némo, edito da Città Nuova nel 1981 col titolo Giobbe e l'eccesso del male. Il filosofo francese, allievo di Lévinas e Lacan, in quel libro definiva «tecnologia della sofferenza» l'impianto della dottrina tradizionale sulla sofferenza umana che il personaggio biblico mette in discussione. Quello schema secondo cui buoni sono premiati e i cattivi puniti. Giobbe, uomo senza colpe, si vede privato di tutto e grida la sua ribellione verso Dio. Nel racconto della Bibbia è la teodicea ad entrare in crisi, quella teologia fredda e irreale, somigliante a una ricetta ideologica, rappresentata dai tre amici di Giobbe, il quale riscopre alla fine il volto di Dio nell'oscurità e nell'abbandono.

Ed è quanto ripropone Marion Muller-Colard, teologa protestante e agnostica (così ama definirsi), nel volume non a caso intitolato L’altro Dio. Il lamento, la minaccia e la grazia (Queriniana, pagine 144, euro 12), in cui mette a confronto la propria vicenda personale con quella di Giobbe. Una sua precedente opera, L’inquietudine, è stata premiata quale miglior libro di spiritualità in Francia nel 2017 (in Italia l'hanno tradotto le edizioni San Paolo lo scorso anno).

L’autrice vive da eremita col marito e i suoi due bambini in una baita sui Vosgi. Nel libro racconta come, alcuni anni fa, al suo piccolo di due mesi un virus respiratorio abbia ostruito i polmoni minacciandolo di asfissia. Di lì la corsa all'ospedale e il susseguirsi di mesi di respirazione artificiale e pericolo di vita imminente. In quei giorni ha toccato con mano l'esperienza del dolore, con cui era entrata più volte in contatto svolgendo la funzione di aumonier hospitalier per la Chiesa riformata. E le era capitato di riprendere il libro di Giobbe, fonte di nuove impressionanti domande.

«Rileggendo la propria vita – scrive ora dopo che la vicenda del figlioletto si è risolta positivamente – ciascuno di noi può rammentare un momento in cui Dio era atteso ardentemente e in cui ha brillato per la sua assenza». In quel momento cade in pezzi quel recinto di protezione, quel contratto con Dio di cui parla il libro di Giobbe per cui riteniamo, se conduciamo una vita proba, che nulla di male possa capitarci. Ma non è così. Qualcosa incombe sempre pronto a spezzare la nostra religiosità un po' arcaica, le nostre piccole mitologie quotidiane. E quando la minaccia si presenta, alcuni di noi credono a un compenso immanente per le sventure subite, altri in un compenso escatologico.

Per Muller-Colard, come per Giobbe, dopo le grida e il silenzio, «dopo il fallimento dei ragionamenti contabili degli esperti di Dio», l'Incommensurabile si è mostrato. L’angoscia si è fatta preghiera, supplica muta e disponibilità ad accogliere tutto. Come Dio risponde a Giobbe senza dare spiegazioni né offrire giustificazioni, ma spostando il piano del discorso, così per la teologa è divenuta evidente la gratuità totale della vita che ci è stata donata: «Non la sventura, non la sofferenza, ma tutto ciò che si contrappone al caos. E la vita, a dispetto della sua precarietà, si contrappone continuamente al caos. Qualunque cosa mi accada, è giusto che io partecipi, sebbene in maniera del tutto effimera, a qualcosa di più grande di me».


R. Righetto, in Avvenire 3 novembre 2019, 25

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