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Nuovo Corso di Teologia Sistematica vol. 6. Sacramentaria fondamentale
Angelo Lameri, Roberto Nardin

Nuovo Corso di Teologia Sistematica vol. 6. Sacramentaria fondamentale

Prezzo di copertina: Euro 30,00 Prezzo scontato: Euro 28,50
Collana: Grandi opere
ISBN: 978-88-399-2406-3
Formato: 17 x 24 cm
Pagine: 448
© 2020

Descrizione

Il contesto in cui viviamo sembra non favorire un sentire culturale per una comprensione della fede in chiave sacramentale. «L’aspetto visibile, concreto, della religione, il rito e il simbolo», scriveva R. Guardini già negli anni Venti del secolo scorso, «viene compreso sempre meno, non è più vissuto in modo immediato». Eppure, le categorie di “rito” e di “mistero” costituiscono due riferimenti essenziali per la fede, per una riflessione credente sulla realtà e, non da ultimo, per un approccio al tema del sacramento. Il sacramento esiste infatti come evento nel quale si dà il mistero di Cristo nell’azione rituale della chiesa.
Guidando a una ripresa sistematica di questi argomenti, a partire dal confronto con la sacramentalità della rivelazione e della chiesa, insieme al rimando ai sacramenti in genere ritus, il manuale offre una chiave di lettura aggiornata e originale sulle classiche questioni dell’istituzione, dell’efficacia, del ministro, a cui si aggiunge il tema del rapporto tra sacramenti come atti di culto e di santificazione. Non mancano alcune schede sul carattere pastorale del settenario e, per finire, un’Appendice sul senso e il valore dei cosiddetti “sacramentali”: rito delle esequie, liturgie della Parola, benedizioni, consacrazioni, esorcismi, dedicazione della chiesa...
Gli elementi fondamentali della riflessione teologica sui sacramenti in un manuale chiaro, documentato, completo, sistematico.

Recensioni

Un'opera di sintesi, che aspira ad essere un "manuale'', chiede agli autori una fatica particolare nell'offrire una sintesi breve, ma il più possibile esauriente, tanto sul piano storico quanto sul piano sistematico.

Il volume qui considerato si presenta diviso in tre parti, di cui la prima ha come autore Roberto Nardin mentre la seconda e la terza sono opera di Angelo Lameri. La scelta ha in sé vantaggi e limiti, perché introduce la distinzione tra "questioni preliminari" e "percorso storico e sistematico", assumendo però il dato della scrittura tra le questioni preliminari e così dispensando la parte storica e sistematica da un confronto diretto con il testo biblico. Questa soluzione, di per sé del tutto legittima, offre anche qualche margine di perplessità. Non perché alteri il valore del testo, che rimane convincente, ma perché proprio il piano "preliminare" offre tre diversi quadri di questioni, tra loro non del tutto correlate: si discute infatti Il contesto culturale contemporaneo e l'istanza sacramentale (cap. 1 – 11-28) con riferimenti al dibattito immediatamente correlato a teorie naturali e filosofiche; poi si presenta La sacramentaria nella circolarità dinamica tra fede celebrata, professata e confessata (cap. 2 – 29-50) che tuttavia è una esposizione della "iniziazione cristiana secondo i padri"; infine si offrono Linee di sacramentaria biblica ( cap. 3 – 51-117) in cui vengono presentate la lettura della storia della salvezza nel testo biblico, la "sacramentalità della rivelazione" e poi due "parole-chiave" della tradizione biblica sul sacramento: mysterion e typos. Questo materiale, che compone tutta la prima parte, viene presupposto dalla seconda parte (119-267), che offre in modo ordinato lo sviluppo storico del tema sacramentale.

Questa parte si lascia segnalare per una lettura molto equilibrata della tradizione antica, medievale e moderna: i singoli autori o episodi della tradizione vengono esamiliati con un frequente ricorso ai testi, con analisi puntuali e con sintesi accurate. Le grandi linee dello sviluppo sono offerte con chiarezza e l'esame della storia non trascura i dettagli dell'ultimo secolo: Movimento Liturgico, Concilio Vaticano II e postconcilio (capp. 10-11-12) arrivano fino all'esame delle posizioni più rilevanti nel dibattito contemporaneo.

Così viene preparata la terza ed ultima parte del manuale (269-393), di cui sembra importante registrare l'intenzione di fondo, così come viene espressa nella breve Introduzione a questa parte: "La prospettiva è quella di cogliere il sacramento come "azione", come "evento", più che come "segno", quindi nella sua dinamicità, più che nel suo rimandare ad altro" (271). Questo intento permette di impostare lo svolgimento in tre capitoli così articolati:

a) Il cap. 1 (I sacramenti alla luce della sacramentalità della rivelazione – 273-314) sviluppa una fondazione cristologica e trinitaria del sacramento, tenendo però sullo sfondo la relazione tra due documenti conciliari: Sacrosanctum Concilium e Dei Verbum. In tal modo mira a riprendere alcuni classici temi della tradizione sacramentaria (istituzione, causalità della grazia, ex opere operato e carattere) attraverso un processo di riscoperta del principio di partecipazione "per ritus et preces".

b) Il cap. 2 (La Chiesa sacramento e i sacramenti della Chiesa – 315-347) si sposta sul piano ecclesiologico e lavora piuttosto sulla relazione tra Sacrosanctum Concilium e Lumen Gentium. Così può rivisitare i grandi temi del "settenario" e della sua giustificazione, il tema del ministro e dei soggetti della azione sacramentale.

c) Il cap. 3 (I sacramenti "in genere ritus'' – 348-374) considera invece il piano antropologico e la traduzione della categoria classica di "segno" nelle nuove terminologie che trovano nel "simbolo" e nel "rito" i supporti teorici più adeguati per custodire quella dimensione "dinamica'' e "processuale" che meglio risulta adeguata a ciò che la tradizione annuncia nella azione sacramentale. Nell'ambito di questo capitolo appaiono i riferimenti al "sacro" e al "culto" come elementi inaggirabili di una dimensione sacramentale recuperata nella sua integralità e non stilizzata su modelli intellettualistici. La sintesi sistematica è ben organizzata, mai scontata e ha una sua efficacia anche didattica.

Al terzo capitolo seguono due "annessi", ossia due "schede" (375-393) che sviluppano, sinteticamente, due relazioni: quella tra sacramenti ed evangelizzazione, e quella tra sacramenti e arte.

Prima della bibliografia ragionata che chiude il volume, c'è ancora spazio per una Appendice in cui viene presentato iltema dei Sacramentali (397-406) che, nella sua caratteristica "residuale", appare allo stesso tempo "problematica e ineludibile".

Una valutazione complessiva del lavoro implica una serie dì distinzioni. Come già segnalato, una certa eterogeneità tra le prospettìve dei due autori, senza compromettere la qualità del manuale, ne sospende alcune importanti connessioni. Il poderoso recupero del sapere liturgico per una teologia dei sacramenti, così come proposto nella seconda e soprattutto nella terza parte, appare invece quasi velato di sospetto alla fine del primo capitolo, nella lunga citazione conclusiva (26). D'altra parte la relazione tra "istanza sacramentale" sfidata dalla cultura (I, cap. 1) e custodita dalla tradizione biblica (I, cap. 3) non sembra condurre ad un necessario dibattito sui criteri e i metodi di elaborazione del dato scritturistico, che viene assunto piuttosto in modo lineare e sapienziale. La stessa idea di "circolarità" tra lex credendi, lex orandi e lex agendi, che costituisce un importante filo rosso del testo, assume di volta in volta contenuti non omogenei e non impedisce una certa differenziazione delle priorità.

In sintesi, il manuale offre materiale elaborato, sul piano storico e sistematico, per una buona introduzione alla tradizione della "sacramentaria generale". Non nasconde le questioni più urgenti, anche se predilige un tono sostanzialmente conciliante ed irenico. Forse, nella organizzazione del materiale, si sarebbe potuto ricorrere ad una strutturazione parzialmente diversa. Segnalo soltanto due questioni, La lettura "antropologica'', sul piano sistematico, arriva solo in terza battuta. Forse questa scelta, di per sé del tutto legittima, rischia di lasciare in ombra come tale questione sia decisiva già in partenza, già come questione preliminare, per intendere la "istanza sacramentale" e la "logica di iniziazione" e la stessa parola biblica.

Ma un secondo aspetto potrebbe essere ulteriormente valorizzato, nella economia complessiva del volume. Proprio alla fine del capitolo dedicato ai "sacramenti in genere ritus", si parla dei sacramenti come "atti di culto" (369). Forse questa nozione, che la tradizione sacramentaria ha lasciato irrimediabilmente ai margini a partire dalla scolstica, e che la tradizione liturgica ha riscoperto nell'ultimo secolo, avrebbe una funzione sistematica più rilevante rispetto ad una pur importante precisazione finale.

Ciononostante, questo manuale, con grande onestà, attesta il travaglio di questa "riequilibratura del sistema sacramentale", che chiede alla teologia un ascolto accurato della tradizione, per elaborare una vera lettura sistematica, che non è mai riducibile a ciò che è stato: come diceva R. Guardini, una teologia sistematica (anche dei sacramenti) non deve dire soltanto ciò che è stato, ma anche ciò che deve essere. A questo "dover essere" corrisponde una teologia che non ha paura di fare ricerca. Anche un manuale come questo attesta il gusto di una ricerca in atto, di cui dà una buona testimonianza.


A. Grillo, in Ecclesia Orans n. 40 (2023/1), 180-182

Il Nuovo Corso di Teologia Sistematica, diretto da G. Canobbio e A. Maffeis, si arricchisce di un altro testo, già annunciato nella progettazione dell’opera: il trattato dedicato alla Sacramentaria fondamentale. Il nuovo volume, il sesto della collana, porta la firma di due teologi, Roberto Nardin e Angelo Lameri, entrambi docenti presso la Pontificia Università Lateranense, il primo per Sacramentaria e il secondo per Liturgia e sacramentaria generale, già noti al pubblico degli studiosi per molte altre pubblicazioni, incarichi accademici ed impegni pastorali a vari livelli ecclesiali.

Il testo, dopo una Presentazione a quattro mani (cf ibid, pp. 5-8), si propone al lettore attraverso un itinerario di riflessione in tre parti: la Prima, affidata al Prof. Nardin (monaco olivetano e presbitero), tratta in chiave introduttiva Alcune questioni preliminari e metodologiche (cf ibid, pp. 11-117), le altre due seguenti sono affidate al Prof. Lameri (presbitero cremasco): La comprensione del sacramento. Percorso storico (Parte seconda, cf ibid, pp. 121-267) e Momento sistematico (Parte terza, cf ibid, pp. 271-393). Segue un ultimo capitolo in forma di Appendice, sempre a cura dello stesso Autore, dedicato a: I sacramentali (cf ibid, pp. 397-406). In chiusura il volume è corredato da un articolato e ricco repertorio bibliografico (Bibliografia ragionata, cf ibid, pp. 407-425), da un’utile tavola con sigle e abbreviazioni e dagli indici (onomastico e generale). Ogni capitolo, vista la natura di manuale per gli studenti (in particolare del primo ciclo degli studi di Teologia, cf ibid, p. 7), si conclude, in analogia con l’impostazione degli altri volumi della collana, con una scheda strutturata su tre livelli: ripresa in chiave sintetica dei temi trattati (In sintesi), proposta di una bibliografia specifica (Per l’approfondimento) e spunti per uno studio ulteriore (Temi di studio). Tanto gli studenti quanto i docenti di questa materia potranno giovarsi di queste schede per allargare spazi e orizzonti dello studio, superando così una visione del “manuale” troppo riduttiva e scolastica.

Veniamo ora alle singole parti del volume che, per la materia trattata e l’impegnativa proposta a quattro mani, presenta una sua complessità e originalità. La prima peculiarità del trattato proposto consiste nell’aver assunto il tema della sacramentaria fondamentale (e della sacramentalità) nella duplice prospettiva della teologia dogmatica e della teologia liturgica. Questo è sicuramente il primo merito sia metodologico che contenutistico del volume. Troppo spesso le due strade si sono ignorate e hanno percorso strade disgiunte con grave danno per l’unità del sapere teologico e della formazione degli studenti su un tema in cui è evidente la necessità di una prospettiva unitaria ma strutturalmente articolata sulle due direttrici in continuo dialogo (dogmatica e liturgica e viceversa).

I primi due capitoli della Parte prima, con uno specifico carattere preliminare e metodologico, aiutano il lettore a collocarsi correttamente sia rispetto all’istanza sacramentaria nel contesto culturale contemporaneo (primo capitolo) come al metodo da seguire nella circolarità dinamica tra fede celebrata, professata e confessata (secondo capitolo). Il Prof. Nardin, specialmente in questo secondo capitolo, dà prova di grande equilibrio nel comporre in modo documentato e ben argomentato le diverse istanze metodologiche del sapere teologico nel trattare la sacramentaria fondamentale: unità e diversità del momento dogmatico e di quello liturgico unitamente a quello sapienziale (cf. ibid, pp. 89-91). Questa linea non sembra avere guidato l’esposizione della stessa materia in manuali analoghi già pubblicati (menzionati nella prima sezione della Bibliografia ragionata, cf ibid, pp. 407-408). A questo proposito vorremmo segnalare una dimenticanza: la menzione della proposta del Prof. Giorgio Mazzanti, recentemente scomparso, segnata dall’assunzione della categoria nuziale quale categoria sintetica tanto della sacramentaria fondamentale quanto della sacramentaria speciale (il settenario). Con il Prof. Nardin condividiamo la scelta di inquadrare la riflessione in re sacramentaria a partire dall’angolatura della iniziazione cristiana quale modello per l’intellectus fidei (cf ibid, pp.30ss). La scelta di questo paradigma, peraltro ben attestato come riferimento normativo nella tradizione antica della Chiesa, torna in modo proficuo anche nelle altre due parti del volume, curate dal Prof. Lameri, in modo particolare nel Momento sistematico con un evidente guadagno per l’unità dell’intero trattato (cf ibid, pp. 273-274, 348-374, 382-383). Il capito terzo, e ultimo della Parte prima, è interamente dedicato alla presentazione delle Linee di sacramentaria biblica. Di questo capitolo vale la pena sottolineare il riconoscimento della centralità della categoria di alleanza compresa in termini sponsali (cf ibid, pp. 60-63). La ricchezza delle prospettive bibliche emerse e proposte ha un indubbio valore per una adeguata ricognizione del retroterra biblico VT non solo del sacramento ma della sacramentalità come orizzonte costitutivo della storia della salvezza. Il capitolo si sviluppa con una opportuna ripresa del dato biblico nella riflessione del Magistero sotto il titolo L’orizzonte sacramentale della Rivelazione (cf ibid, pp. 79-91). In questo contesto viene posta in luce la centralità del Mysterium Paschale tanto nel dato biblico NT come nella liturgia della Chiesa (rivelazione e celebrazione). Segue un’ultima parte sul Mystérion come teologumeno fondativo dello svolgimento del tema sacramentale. Con felice sorpresa l’ultima tessera di questo mosaico è costituita dalla presentazione della tipologia come forma originaria (ed esemplare?) dell’intellecuts fidei connaturato con la logica simbolica della storia della salvezza e del Mystérion. Questa apertura sulla intelligenza tipologica del Mystérion e dei Mystéria della storia della salvezza rappresenta un valido aggancio con la successiva lettura tipologica operata nella patristica, anche se qui il rinvio è solo accennato e intravisto (cf ibid, pp. 113. 117). Alcune osservazioni in ordine a questa Parte prima: 1) l’auspicato spazio da riservare alle diverse voci della teologia medievale (cf ibid, p.23 nota23), quindi non solo quella scolastica e quella di S. Tommaso in particolare ma ampliando l’attenzione ad Autori del filone mistico e monastico (S. Bernardo ad es.) e di altri filoni (come es. S. Bonaventura per il movimento francescano) non trova rispondenza nello sviluppo storico-teologico curato dal Prof. Lameri nella Parte seconda; 2) la proposta di una teologia sacramentaria meno essenzialista e più aperta al registro ontologico relazionale (cf ibid, pp. 78. 84. 101) ci sembra un fattore importante di novità sul piano teoretico che, con vantaggio per l’unità d’impostazione del trattato, ritroviamo operativo anche nella Parte terza (curata dal Prof. Lameri).

Con la Parte seconda entriamo nel vivo del percorso storico-teologico. Dopo il periodo patristico - di rilievo il paragrafo dedicato alla mistagogia (cf ibid, pp. 128-133) - si procede attraverso il periodo medievale distinto in due momenti (primo e secondo Mediovevo, cf ibid, pp. 139-171) con una ampia presentazione del pensiero dell’Aquinate sul sacramento alla luce dei suoi scritti. Con il quarto capitolo si arriva all’insegnamento magisteriale prima di Trento a cui segue il contributo dei riformatori per concludere con l’insegnamento tridentino (capp. 5 e 6). Di rilievo la parte successiva che si sofferma sulla riflessione post-tridentina e sul contributo della neoscolastica (capp. 7 e 8). Egualmente rilevanti per un prospetto complessivo e integrale i capitoli dedicati al Movimento liturgico (cap. 9), alla riflessione teologico sacramentaria che precede il Vaticano II (cap. 10: O. Casel, E. Schillebeeckx, K. Rahner). Il percorso si conclude con l’insegnamento del Vaticano II (Sacrosantum Concilium e Lumen Gentium) e gli sviluppi successivi della teologia sacramentaria fino al presente (capp. 11 e 12). Qualche osservazione nel merito di questo percorso. La preoccupazione metodologica di dare rilievo tanto al momento dogmatico come a quello liturgico consente all’Autore di inserire nel percorso storico alcuni elementi di originalità rispetto ad altri testi analoghi: mi riferisco per la dimensione liturgica all’attenzione data al contributo magisteriale di Pio X e Pio XII, alle prospettive di C. Vagaggini e S. Marsili e, per arrivare ai nostri giorni, alla “scuola” di Santa Giustina di Padova (il virgolettato è dell’Autore), per l’ambito dogmatico vengono tra gli altri recensiti contributi come quello della scuola di Tubinga, di M. J. Scheeben, A. Vonier e, per la contemporaneità, la proposta di C. Colombo. A questi si deve aggiungere il valore e l’utilità dei due Excursus proposti per la teologia post-tridentina: quello relativo alla manualistica sulla sacramentaria generale (cf ibid, pp. 199-200) e il seguente per i manuali più diffusi prima del Vaticano II (cf ibid, pp. 200-204). A nostro avviso, per utilità del lettore, andavano segnalati nell’Indice Generale. Lo studente può farsi dunque un’idea abbastanza integrale dell’insieme, pur nei limiti di un manuale in cui potevano essere inseriti anche altri contributi: per la patristica qualche testimone della tradizione orientale che l’Autore segnala tuttavia nella riflessione sulla mistagogia, per l’area medievale poteva essere inserito qualche testimone del movimento francescano (Roberto Grossatesta o S. Bonaventura ad es.), per la sezione contemporanea R. Guardini e per i nostri giorni l’esperienza della licenza in sacramentaria presso l’Istituto Teologico Marchigiano da 25 anni aggregato alla Facoltà di S. Teologia della Pontificia Università Lateranense. Quanto ai documenti del Vaticano II oltre ai due principali trattati, meritava un opportuno inserimento anche la Dei Verbum (in parte già ripreso da Nardin nella Prima Parte e accennato brevemente in questa Seconda parte al § 11.1.3) e, per l’ecumenismo, l’Unitatis Redintegratio. In generale la dimensione ecumenica non sembra adeguatamente tenuta presente. Ma ogni ricostruzione ha a che fare, a fortiori nel caso del manuale, con dei limiti (editoriali) e delle scelte comprensibili. A questi limiti lo studente può supplire valorizzando le schede bibliografiche e di approfondimento alla fine di ogni capitolo.

Siamo arrivati alla attesa Parte terza, il Momento sistematico, anch’esso curato da A. Lameri. Si tratta di una parte didatticamente molto importante del manuale per iniziare lo studente di teologia all’esercizio della riflessione sistematica e al suo procedimento argomentativo. I temi che strutturano lo sviluppo sono tradizionali ma i contenuti sono finalmente nuovi. Questo si può già intuire dalla titolazione dei tre capitoli in cui riecheggia una nuova impostazione sistematica: la sacramentalità della rivelazione (qui trova un posto adeguato anche la Dei Verbum, cf ibid, pp. 275-278), la sacramentalità della Chiesa e i sacramenti, i sacramenti in genere ritus. I temi, come abbiamo detto, sono in gran parte quelli tipici della sacramentaria fondamentale e vengono rifusi nel linguaggio e nei contenuti all’interno di queste nuove prospettive portanti: l’istituzione, l’efficacia, la grazia sacramentale e il carattere, il numero settenario e il rapporto tra i sacramenti, il ministro. La scheda di introduzione prospetta in modo chiaro il nuovo approccio proposto (cf ibid, 271-272). L’insieme della proposta si conclude con due preziosi contributi nella forma di Annesso su Sacramenti, evangelizzazione, testimonianza (Scheda 1) e Introduzione al mistero con arte (Scheda 2). L’una e l’altra scheda aiutano lo studente a posizionarsi nell’alveo di una prassi pastorale e sacramentale rinnovata alla luce degli orientamenti post-conciliari del magistero pontificio (fino a Papa Francesco compreso), episcopale (con una ripresa del tema Evangelizzazione e sacramenti) e dei nuovi libri liturgici. In questo contesto viene valorizzata la duplice acquisizione emersa in sede di riflessione sistematica: l’assemblea liturgica come soggetto celebrante (actuosa participatio) e la competenza liturgica richiesta alla ministerialità ecclesiale coinvolta nel rito celebrato (ars celebrandi). La posizione dell’Autore a proposito del dibattito pre- e post-conciliare sul rapporto tra chiesa e sacramenti viene declinata, esibendone con chiarezza le argomentazioni teologiche e liturgiche, a favore di un percorso genetico che parte da Cristo, passa attraverso i sacramenti e va alla Chiesa (cf ibid, pp. 320-324) senza tuttavia proporre una visione rigida ma circolare e dunque inclusiva anche del percorso liturgico: Cristo nella Chiesa (cf ibid, pp. 317-320), quale soggetto celebrante i sacramenti nell’azione liturgica (cf ibid, pp. 331-346). I due registri, dogmatico e liturgico, sono messi alla prova in modo unitario e differenziato con una buona resa sul piano della visione sistematica e pratica (o pastorale). Degna di nota anche la scheda introduttiva sul dibattito circa la problematicità della nozione di sacramento applicata alla Chiesa (cf ibid, pp. 315-317). La questione dell’efficacia e della grazia sacramentale (cf ibid, pp. 298-313) è riletta in una prospettiva pneumatologica ed epicletica (cf ibid, pp. 295-297) con l’effetto di un fruttuoso superamento di una serie di questioni intricate che se ripetute scolasticamente generano solo un inaridimento del pensiero teologico. Molto equilibrata anche la trattazione della questione dell’ex opere operato e del carattere (cf ibid, pp. 304-311) con un’adeguata rilettura in chiave biblica della priorità e incondizionatezza del dono di Dio sull’operato del credente ma all’interno di un’ontologia relazionale in cui la dimensione responsoriale della fede ha il suo debito spazio. La linea in genere ritus libera finalmente la sua ricchezza argomentativa su temi requisiti da tempo in tecnicismi estenuanti e “senza ossigeno”. Riconsiderando l’insieme della proposta sistematica avvertiamo tuttavia di segnalare qualche lacuna: 1) all’opportuna ripresa del valore teologico delle nozioni di simbolo e  di rito manca una previa o concomitante riflessione teologica (dogmatica e liturgica) e fenomenologica sul significato del corpo e della corporeità; 2) non viene ripresa e/o rielaborata la questione del sacramentum mundi con i suoi corollari sul rapporto tra creazione e redenzione all’interno della logica sacramentale; 3) non sembra presente, come già accennato, una attenzione ecumenica nella rilettura dei temi legati alla questione del sacramento se non relativamente al tema dell’istituzione per le controversie legate al tempo della Riforma, in verità il dossier dei dialoghi ecumenici bi- e multi-laterali post-conciliari è un tesoro da valorizzare in sede di manuale con un’apertura anche alla teologia ortodossa e più ampiamente orientale sia antica che contemporanea.

Sorpresa: il volume si conclude con una preziosa Appendice dedicata ai sacramentali: in questo contesto vengono in evidenza alcuni aspetti e temi (il rapporto con la creazione, i gesti liturgici, la pietà e devozione popolare) che integrano in parte e positivamente alcune lacune appena rilevate.

La composizione del volume risulta ben equilibrata nello sviluppo delle sue tre parti, lo stile espositivo è chiaro ed accessibile senza venire meno al rigore nella trattazione ordinata dei temi e delle questioni. L’operazione condotta a quattro mani merita di ricevere il plauso del lettore e, ci auguriamo, soprattutto degli studenti che potranno trovare in questo manuale una buona sintesi con una visione rinnovata e aggiornata di una dimensione e di un’esperienza così fondamentali per la vita quotidiana della Chiesa e la sua missione nel mondo.


M. Florio, in Sacramentaria & Scienze Religiose 2/2021, 220-225

A seguito di un percorso personale di studi, di fronte a questo testo ad re­censionem ho avvertito subito due ele­menti che mi hanno incuriosito. Il primo è costituito dalla presenza, o per meglio dire, dalla consistenza della trattazio­ne riguardante il teologo gesuita Louis Billot (1846-1931). […] Il secondo elemento di curio­sità è collegato alle riflessioni rac­colte sotto l’intitolazione «Annesso. Evangelizzazione, sacramenti e loro degna celebrazione» (375-393, con due schede), al fine di «favorire e stimolare una riflessione anche a livello pastorale» (375). Infatti, sacramenti, vita cristiana, annuncio del Vangelo e azione pastorale della Chiesa non sono ambiti distaccati e indipendenti e non necessitanti l’uno dell’altro, ma sono talmente intercon­nessi e interdipendenti da condizionare l’effettiva fruttuosità sacramentale che, insieme, si prefiggono di raggiungere. Anche se non viene dichiarato esplicita­mente, ho avuto la sensazione che dietro le quinte di queste riflessioni si celasse, per così dire, una sorta di ulteriore invi­to ad essere fedeli alla “genuinità” della riforma liturgico-sacramentale-pastora­le del Concilio Vaticano II, con il suc­cessivo magistero ecclesiale. […]

La struttura e il contenuto

La teolo­gia sacramentaria, che è da inscrivere in quella dogmatica (Ratio Fundamentalis Institutiones Sacerdotalis del 2016, in­titolata Il dono della Vocazione, 168), ha sempre condizionato lo studio teolo­gico nelle sue varie branche, compresa quella della pastorale o teologia pratica. Infatti, la riflessione teologica sui sacra­menti chiama in causa diversi “attori”: la Santissima Trinità particolarmen­te ad extra, la Chiesa, il soggetto cele­brante, il soggetto ricevente, il contesto liturgico-celebrativo e quello cultura­le. Ognuno di questi viene considerato e reso manifesto proprio a seconda di come si sviluppa, di per sé, la riflessione sacramentaria (23-25). A partire da que­sto quadro d’insieme, il testo si struttu­ra secondo l’odierna sensibilità riflessi­vo-teologica, per cui il punto di partenza e di confronto prende in considerazione l’attuale situazione dell’uomo, del mon­do, della società.

Dopo la necessaria Presentazione dei due Autori (5-8), che espongono la natu­ra e la finalità del loro contributo com­plessivo, l’argomento, trattato a mani se­parate, si articola in tre parti. La prima, intitolata «Alcune questioni preliminari e metodologiche» (Nardin; 9-117), limi­tandosi alla sfera europea occidentale, offre da una parte la lettura del conte­sto attuale, culturale e sociale ad am­pio raggio; dall’altra comprende «Linee di sacramentaria biblica», facendo par­ticolarmente emergere con argomen­tazioni le due categorie di mystḗrion e týpos, di cui la seconda non viene ripresa nei «Rilievi conclusivi sul fondamento biblico» (114-116). In riferimento al con­testo attuale, non ci si limita però a una semplice, pur puntuale, sua descrizione. La riflessione si muove, soprattutto, su due livelli. Il primo è quello di investiga­re riguardo all’assenza o alla presenza di elementi simbolici, insiti nella contem­poraneità extra Ecclesiam, che possano offrire degli agganci alla sacramentaria, in modo da instaurare un rapporto dialo­gico e possibilmente istruttivo4. Questo primo livello, però, non è una semplice investigazione. L’atteggiamento che si vuole assumere nei confronti della con­temporaneità è proprio quello di consi­derarla come un locus theologicus (11). E, in seconda battuta, proprio da que­sta investigazione la sacramentaria deve sentirsi spinta a individuare le modalità con le quali potersi rapportare, efficace­mente, con la contemporaneità. Da ciò si riconosce una influenza reciproca (12), a tal punto che la stessa sacramentaria ne trova salutare giovamento (24-25) fino alla individuazione di ciò che costitui­sce la tesi complessiva di questo studio: «Per la teologia sacramentaria […] è ne­cessario non solo un intellectus che pon­ga in dinamico rapporto la fede celebrata e quella vissuta, ma occorre un pensare credente che rifletta a partire dalla fede e nella fede celebrata in circolarità di­namica con la fede professata, oltre che con quella vissuta. È questo dinamismo circolare e interdisciplinare che permet­terà alla sacramentaria […] di evitare quel riduzionismo, indotto dal postmo­derno, in cui una dimensione […] viene eretta a valore assoluto (25)». In questa parte prima, per sostenere tale tesi, cioè la circolarità tra la fede celebrata-profes­sata-confessata, si prende come «oggetto della riflessione» (29) la Traditio aposto­lica per riconoscere proprio nella dina­mica della iniziazione cristiana ciò che realizza l’orizzonte sapienziale della teo­logia e ciò che permette alla fede di essere vissuta come un itinerario nella prospet­tiva del pellegrinaggio (48)5. Il recupero non solo parziale della categoria “inizia­zione cristiana” è una pista promettente, non solo al fine di recuperare la fram­mentazione del sapere teologico, specie quello sacramentale, il riposizionamento del soggetto e la presentazione della fede come “itinerario-cammino” (48; anche 74; 106 nota 136)6. Infatti, tale recupero può benissimo oggi suscitare delle inte­ressanti e adeguate provocazioni, affin­ché l’annuncio del Vangelo diventi scel­ta di vita, operando la conversione della pastorale.

Nella parte seconda, «La comprensio­ne del sacramento. Percorso storico» (Lameri; 119-267), viene presentata, con attenzione, la vicenda riflessiva come si è dipanata attraverso i vari tentativi di intus-legere la realtà sacramentale. Passando cronologicamente di epoca in epoca con gli autori considerati decisivi, si cerca di mettere in evidenza l’evolu­zione o, forse, a volte l’involuzione della comprensione del dinamismo sacramen­tale. L’arco temporale è ampio, dal mo­mento che, pur iniziando dal «premettere qualche sintetica considerazione a pro­posito del termine sacramentum» (121), si arriva fino al periodo del postConcilio Vaticano II, con gli autori L. Schefczyk, J. Ratzinger, C. Vagaggini, S. Marsili, L.-M. Chauvet, la Scuola di Santa Giustina, G. Colombo e, in premessa, con la sin­tetica delineazione di alcune tendenze rilevate da A.M. Triacca, dalla rivista Theological Studies, da A. Grillo, da A. Bozzolo e da S. Ubbiali (252-253).

La parte terza, «Momento sistematico» (Lameri; 269-374), ha come obiettivo quello «di rendere ragione di un “evento” di natura rituale che dà forma alla vita cristiana e mette in atto la fede dell’uo­mo, che si mette in gioco lasciandosi trasfigurare dall’azione che egli compie, in realtà come destinatario della stessa» (271). Senza la preoccupazione di forni­re delle nuove definizioni di sacramen­to, in logica consequenziale con la tesi di questo studio, il sacramento stesso non può non essere investigato come “even­to” più che come “segno”. Traspare la necessità, ma anche l’urgenza, di coglie­re ciò che aveva già segnato la pastora­le dei sacramenti programmata dalla Cei agli inizi degli anni Settanta con il pia­no pastorale “Evangelizzazione e sacra­menti ” (12.7.1973), cioè il passaggio dal modello concentrato sulla validità ogget­tiva a quello orientato sull’efficacia pa­storale. È facilmente constatabile oggi, forse provvidenzialmente, che la ridu­zione della prassi sacramentale ha fatto registrare la incapacità dei sacramenti, tout court, di “costruire” il singolo cri­stiano, cioè di “edificare” la Chiesa. In ogni caso, il cammino elaborato e propo­sto dall’Autore prende sempre le mosse da alcuni documenti del Vaticano II e ciò suscita apprezzamento da una parte, ma dall’altra anche una certa qual meravi­glia dal momento che quell’assise conci­liare oggi vive una stagione non del tutto promettente, anche se continua ad essere di per sé fondamentale. Un punto senza ritorno. Nelle tre tappe che scandiscono le riflessioni di questo «Momento» ven­gono raccolte le trattazioni consuete, ti­piche del manuale, affrontate però in modo non solito. Nella prima, «I sacra­menti alla luce della sacramentalità del­la rivelazione» (273-314): l’istituzione, la grazia, la causalità, l’ex opere operato, il carattere, la reviviscenza. Nella seconda, «La Chiesa e i sacramenti della Chiesa» (315-347): il settenario sacramentale, il ministro e il soggetto. Nella terza, «I sacramenti “in genere ritus”» (348-374): il sacramento come simbolo e rito.

Osservazioni

Ad una prima lettura questo libro sembrerebbe un contributo «destinato principalmente agli studenti del ciclo isti­tuzionale di teologia» (7) e come tale non avrebbe particolari pretese al di là del ge­nere del “manuale”. A ben riflettere, si può arrivare a considerarlo uno studio “aperto”, un progetto appena iniziato, an­cora da portare avanti. In effetti, colpisce che non abbia una “Conclusione” o una raccolta sintetica dei vari elementi emer­si nella complessiva riflessione. In più, lo stesso titolo, «Sacramentaria fondamen­tale» rappresenta la proposta di invertire il plurisecolare procedimento, caratteriz­zato dalla precedenza del de sacramen­tis in genere, a cui si fa succedere il de sacramentis in specie, con il «rischio di incasellare forzatamente i sette sacra­menti in un modello unico precostituito a monte» e «così si viene a considerare i sacramenti come sette modalità di una medesima essenza che si ritroverebbe identica in ciascuno di essi» (6). Si vor­rebbe far iniziare la riflessione sacramen­taria con il de sacramentis in specie, cioè con la investigazione appropriata sui sin­goli sacramenti, e poi la sintesi generale da collocare nel de sacramentis in gene­re. È sulla base di questo proposito che non si può non parlare di progetto appena iniziato. È indicazione di un auspicio che suscita attesa e interesse.

L’articolazione della materia, di­spiegata nelle tre parti, si presenterebbe come un tentativo di critica nei confron­ti della pertinenza del de sacramentis in genere, in quanto ci si prefigge «Il rimando al sacramento in quanto cele­brato» e ciò «orienta a un approccio che sappia cogliere il rapporto tra il momen­to teorico-speculativo e l’immediatezza simbolica del rito, nel quale si dà la gra­zia di Dio» (273).

Nella Introduzione della parte ter­za si delinea l’impegno riflessivo che si vuole assumere, cioè quello «di rendere ragione di un “evento” di natura rituale che dà forma alla vita cristiana e mette in atto la fede dell’uomo, che si mette in gioco lasciandosi trasfigurare dall’azione che egli compie, in realtà come destina­tario della stessa» (271). Interessante la disposizione teoretica offerta dall’Autore che si sviluppa, come indicato alle pagi­ne 271-272, dalla realtà cristologico-tri­nitaria per finire a quella antropologi­ca, ecclesiologica. Vorremmo esplorare se non sia più spontaneo porre all’inizio della ricerca sacramentale la condizione antropologica, passando da quella eccle­siale per raggiungere il livello alto della realtà cristologico-trinitaria.

L’assenza di una conclusione-sin­tesi, che possa raccogliere tutti gli ele­menti riflessivi esplicitati nel corso della presentazione della materia, non offre la possibilità di verificare ultimativamen­te se è stato realizzato il progetto che la domanda a pagina cinque indicava. Tale assenza può essere anche un auspi­cio perché il cammino intrapreso e pro­posto fino ad ora dai nostri due Autori possa proficuamente proseguire. Ce lo auguriamo.


G. Vergano, in Alpha e Omega 1/2021, 184-189

La presentazione del volume si apre con un interrogativo: «Perché un libro dedicato alla “Sacramentaria fondamentale”?» (5). La questione non è puramente retorica. Si tratta infatti di rendere ragione di una trattazione che negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso è stata messa in discussione sia in relazione alla critica al classico trattato De sacramentis in genere, sia più radicalmente con la contestazione di un approccio ai sacramenti colti in astratto: non esistono infatti i sacramenti in genere, ma in quanto celebrati. Gli autori, sulla scia della posizione di J. Congar e di altri autori contemporanei (G. Canobbio, J.-Ph. Revel), dichiarano però che non intendono rinunciare a una riflessione di natura fondamentale sui sacramenti, che renda ragione «del senso della celebrazione dei sacramenti nel dinamismo della storia della salvezza, nella quale Dio si manifesta anche nell’oggi attraverso gesti e parole intimamente connessi» (271).

Lo studio è articolato in tre parti con un’appendice: questioni preliminari e metodologiche, comprensione del sacramento lungo la storia, momento sistematico. La prima parte è curata da R. Nardin, monaco olivetano, docente di sacramentaria alla Pontificia Università Lateranense (Roma), il resto del volume vede come autore A. Lameri, presbitero della diocesi di Crema e docente di liturgia e sacramentaria generale presso la stessa università romana. Nella prima parte vengono affrontati alcuni temi preliminari e di metodo, tra i quali decisiva è la questione, che non può essere ignorata dalla riflessione teologica, dell’assenza nella temperie culturale contemporanea di un’attenzione a un possibile orizzonte simbolico del reale. La trattazione continua poi proponendo una riflessione circolare tra la comprensione della fede celebrata nella liturgia, professata nel credo e confessata nella vita. La prima parte si conclude con alcune linee di sacramentaria biblica, dove emergono due categorie fondamentali: quella di mysterion e quella del typos, vale a dire l’ontologia e l’ermeneutica biblico-sacramentaria.

La seconda parte delinea il percorso storico della riflessione fondamentale sui sacramenti. Dopo una premessa sul termine sacramentum, si dispiegano dodici capitoli, che con chiarezza, sinteticità e ricchezza di documentazione, mostrano il cammino che la riflessione credente ha percorso dai Padri al Concilio Vaticano II, non trascurando anche le più recenti proposte di teologia sacramentaria. Una possibile chiave di lettura di questa parte storica è quella che cerca di cogliere le soluzioni proposte a una questione decisiva: la relazione che nel sacramento si attua tra ciò che si vede nella celebrazione della Chiesa e ciò che accade, tra il rito e il dono della grazia.

La terza parte – Momento sistematico – si pone proprio questo obiettivo e, alla luce delle premesse poste sulla circolarità tra fede celebrata, confessata e vissuta, cerca di cogliere il senso della celebrazione dei sacramenti e la loro relazione con il dono della grazia. La sacramentalità della rivelazione e il dinamismo della storia della salvezza costituiscono l’orizzonte della proposta sistematica nella quale, come dichiara A. Lameri, non si tratta di «formulare nuove definizioni di sacramento, che in quanto azione di Cristo e del suo Corpo-Chiesa eccede sempre ogni pretesa umana di delimitarne i confini, ma di rendere ragione di un “evento” di natura rituale che dà forma alla vita cristiana e mette in atto la fede dell’uomo, che si mette in gioco lasciandosi trasfigurare dall’azione che egli compie, in realtà, come destinatario della stessa» (271). Entrano qui in gioco le categorie di Alleanza, incontro, memoria, presenza, e la decisiva prospettiva di cogliere il sacramento nella sua dinamicità di azione rituale, più che di segno che rimanda ad altro. I tre capitoli di questa parte sono dedicati rispettivamente a una lettura dei sacramenti alla luce della sacramentalità della rivelazione, alla questione della dimensione ecclesiale dei sacramenti in relazione alla sacramentalità della Chiesa, alla natura rituale dei sacramenti, che si danno in genere ritus, quindi: dimensione cristologico-trinitaria, dimensione ecclesiologica e dimensione antropologica dell’evento sacramentale.

Alla luce di queste prospettive vengono rilette con originalità le classiche e ineludibili questioni legate alla trattazione sui sacramenti: «l’istituzione, reinterpretata in riferimento alla presenza di Cristo e all’obbedienza della Chiesa al “mandato” del suo Signore; l’azione dello Spirito Santo, in relazione all’epiclesi, presente in ogni celebrazione sacramentale; il dono efficace della grazia e il carattere, letti nella prospettiva dell’incorporazione a Cristo; il settenario, interpretato nell’orizzonte della sacramentalità della Chiesa e del mistero pasquale, celebrato nell’eucaristia; il ministro con le sue caratteristiche, non separato dal soggetto comunitario della celebrazione, che è sempre la Chiesa tutta, che si manifesta nell’assemblea liturgica radunata e nella ministerialità che la connota» (272).

Due schede completano la terza parte, dedicate a due questioni di natura pastorale. La prima affronta il rapporto tra sacramenti, evangelizzazione e testimonianza. Un tema che le diocesi italiane hanno ben presente fin dagli anni Settanta del secolo scorso, a partire dal piano pastorale Evangelizzazione e sacramenti, successivamente rilanciato con l’invito a una “nuova evangelizzazione” che ha permeato il pontificato di Giovanni Paolo II e recentemente riproposto con vigore da papa Francesco, che in Evangelii gaudium 24 afferma il valore evangelizzante della bellezza della liturgia. Proprio al tema della bellezza e del celebrare con arte è dedicata la seconda scheda, che richiama l’importanza di una corretta e degna celebrazione del mistero in relazione alla fragilità del linguaggio simbolico-rituale, che richiede una particolare attenzione nella sua messa in atto.

Non poteva mancare un riferimento al tema dei sacramentali a cui è dedicata la breve appendice, curata da Lameri, nella quale vengono delineate alcune linee essenziali per la loro comprensione alla luce di Sacrosanctum Concilium, 60. Ogni capitolo del volume, come tipico dell’intera collana in cui è collocato, è arricchito da una scheda finale che aiuta a rileggere sinteticamente il contenuto proposto, offre un’essenziale bibliografia e propone alcune piste per continuare la riflessione. Una ricca bibliografia, articolata attorno ad alcuni temi, completa l’opera.

Il volume, per la sua struttura e articolazione, è destinato particolarmente agli studenti di teologia del ciclo istituzionale, come del resto tutti i volumi della prestigiosa collana «Nuovo corso di teologia sistematica», diretta da G. Canobbio e A. Maffeis, ma si presenta particolarmente utile, soprattutto nella parte sistematica, a una ripresa originale dei temi di sacramentaria anche nel secondo ciclo degli studi teologici o da parte di coloro che desiderano aggiornare le loro conoscenze sulla teologia dei sacramenti. Si potrà così attuare ciò che gli autori si augurano al termine della presentazione del volume: approfondire la «vita sacramentale della Chiesa colta come momento fontale che ci fa vivere come “figli nel Figlio”, anzitutto perché Dio lo rende possibile e ce ne fa dono» (8).


N. Galantino, in Rassegna di Teologia 2/2021, 327-329

L'obiettivo del volume è dichiarato fin dall'inizio. Esso si pone come un servizio agli studenti del ciclo istituzionale di teologia per cogliere le coordinate fondamentali della dottrina cattolica sul sacramento ed elaborare uno sguardo "intelligente" all'esperienza cristiana originata e nutrita dai sacramenti. La preoccupazione didattica degli A. si coglie, oltre che in un linguaggio e in un'impostazione facilmente accessibili, anche in alcuni elementi di sintesi al termine di ogni capitolo che aiutano a cogliere gli aspetti fondamentali e dischiudono prospettive di approfondimento.

La struttura del libro è cosi articolata: prima parte (Alcune questioni preliminari e metodologiche,di R. Nardin), seconda parte (La comprensione del sacramento nel percorso storico, di A. Lameri), terza parte (Momento sistematico,di A. Lameri), appendice (I sacramentali,di A. Lameri).

La prima parte funge da rigorosa introduzione alla problematica dei sacramenti offrendo il quadro culturale nel quale la prassi e la riflessione attuale sui sacramenti si muovono. Nel trapasso tra la modernità, che pone al centro un ordine stabilito dall'uomo, e la postmodernità, che punta al singolo uomo, fragile e mutevole, viene a mancare «un possibile orizzonte simbolico del reale» (p. 19) e ciò rende difficile il discorso sul sacramento che ha proprio nel simbolo la sua cifra fondante. Per evitare di cadere in alcune derive che assolutizzano certe comprensioni teologiche è necessario elaborare una sacramentaria che risenta della circolarità dinamica tra fede celebrata (lex orandi),professata (lex credendi),e confessata (lex vivendi),che si rinviene soprattutto nell'organismo sacramentale dell'iniziazione cristiana. Evidentemente il momento sintetico è la lex orandi che non può non dipendere da un'adeguata comprensione del simbolo.

La prima parte si conclude con un capitolo dedicato alle linee di sacramentaria biblica e sfocia in tre approfondimenti degni di riguardo: l'orizzonte sacramentale della Rivelazione nell'ottica di un raccordo tra revelatio e celebratio,il mysterion e la tipologia. In particolare si afferma che «la teologia liturgica coglie l'''actio Dei" nella determinazione della (sola) "celebratio", che costituisce il "fons et culmen" della salvezza del "propter salutem hominis", ma non esaurisce la portata della stessa "actio Dei", la quale precede e segue la "celebratio". È qui che si colloca la riflessione della teologia sacramentaria quale "intellectus fidei" e non solo "intellectus ritus et precis"» (p. 89). A tale riguardo, pur riconoscendo che la celebrazione non si esaurisce in se stessa, ci si può anche chiedere se una comprensione dell'intellectus ritus et precis in termini riduzionistici («solo») onori davvero il fondamento simbolico di un'autentica sacramentaria e si riveli inidonea a rendere ragione di come nella celebrazione si dia una peculiare e originale intelligenza del sacramento/mistero (cf. SC 48 a proposito dell'intellectio del mistero eucaristico che si dà appunto per ritus et preces).

La lunga vicenda dello sviluppo storico della riflessione sui sacramenti mette in luce i tanti apporti provenienti dalla patristica, dall'epoca medievale, dalla fase tridentina con la neoscolastica, dal Movimento liturgico e dalla lunga fase che ha preparato, celebrato e seguito il Vaticano II. Fermenti e autori diversi, sguardi differenti, che hanno offerto sfumature diversificate alla lettura dell'evento sacramentale. Resta imprescindibile la svolta novecentesca con la teologia dei misteri di Casel, ma anche con la nozione di incontro di Schillebeeckx, desunta dalla fenomenologia della religione, e con l'idea di simbolo reale in Rahner. Non mancano i riferimenti ai tanti contributi successivi al Vaticano II (tra i quali C. Vagaggini, S. Marsili, J. Ratzinger, L.-M. Chauvet, la scuola di Santa Giustina).

L’obiettivo della terza parte è «cogliere il senso della celebrazione dei sacramenti nel dinamismo della storia della salvezza, nella quale Dio si manifesta anche nell'oggi attraverso gesti e parole intimamente connessi» (p. 271): l'azione rituale è, dunque, un evento della storia della salvezza, che trasforma l'uomo credente. A questo scopo si accostano il primo capitolo di Sacrosanctum Concilium,dedicato alla natura della liturgia, e l'esordio di Dei Verbum:da una parte l'opera della salvezza che si realizza nei sacramenti e dall'altra l'economia della rivelazione che avviene gestis verbisque. In entrambi i casi il riferimento alla storia della salvezza è l'orizzonte entro il quale comprendere il mistero della rivelazione e del progetto salvifico di Dio: rivelazione e celebrazione sono evento/incontro di salvezza. L'orizzonte sacramentale della rivelazione e la collocazione del sacramento nella storia della salvezza motivano l'articolazione del discorso attorno a tre momenti fondamentali: la presenza/azione di Cristo, origine dei sacramenti; l'azione della chiesa, scaturita dal mistero pasquale, e la sua sacramentalità; l'azione simbolico-rituale che l'uomo mette in atto. In questa prospettiva vengono presi in esame alcuni aspetti decisivi come l'istituzione, il rapporto dei sacramenti con la grazia, l'ex opere operato,il settenario, l'assemblea e la ministerialità, il rito come "genere" proprio dei sacramenti, il rapporto con la Parola, l'arte del celebrare.

Significativa è la trattazione a proposito della chiesa sacramento. In particolare, si solleva la problematicità di tale definizione soprattutto in ordine al dialogo ecumenico. Se si può applicare alla chiesa la definizione di sacramento è perché «la chiesa è "una sola carne" con Cristo, suo Capo, in virtù del suo incontro sponsale» (p. 320) avvenuto una volta per tutte nella Pasqua e perennemente vivificato nell'azione di Cristo nel corpo ecclesiale. È per questa fontalità della Pasqua che è possibile mutare la sequenza logica che pone in ordine Cristo, la chiesa e i sacramenti e collocare i sacramenti tra Cristo e la chiesa. Infatti, questa «scaturisce da Cristo morto e risorto non come mera istituzione, decretata dal suo Fondatore con un atto di volontà, ma come mistero, nel senso di partecipazione/immersione nella sua vita, di incontro con lui» (p. 321): l'azione rituale, in un gioco di attività e passività, è obbedienza al mandato di Cristo di annunciare il Vangelo con gesti e parole e edifica la chiesa nel tempo.

Pregevole è la decisione di trattare anche i sacramentali in un testo dedicato ai sacramenti. Forse il tema poteva essere maggiormente approfondito tenendo conto del clima culturale odierno, piuttosto propenso a chiedere e praticare forme rituali "minime", meno impegnative, piu aderenti ai bisogni della vita, per coglierne affinità e distanze rispetto al settenario.

Lo scopo didattico del volume si accompagna con una rigorosa esposizione delle tematiche e un rimando costante alle fonti del pensiero teologico e a una ricca bibliografia "ragionata". Il libro in questo modo si propone come uno strumento aperto, destinato a coloro che vogliono ancora approfondire e perseguire piste di riflessione piu ampie. Il materiale classico della tradizione perviene integralmente e, al contempo, è sottoposto a seria verifica sia in relazione al contesto culturale contemporaneo, sia per le spinte che provengono dal grande avanzamento teologico dell'ultimo secolo.

Il testo è un valido strumento per un approccio di base alla questione sacramentale nell'intento di non separare teologia e celebrazione, pensiero e prassi, dimensione celebrativa e vita ecclesiale nella sua complessità.


L. Della Pietra, in Studia Patavina 68 (1/2021) 161-164

Il «Nuovo Corso di Teologia Sistematica», diretto da G. Canobbio e da A. Maffeis, pubblicato per i tipi di Queriniana, si è recentemente arricchito di un nuovo volume, dedicato alla sacramentaria fondamentale, a firma di A. Lameri e R. Nardin, entrambi docenti alla Pontificia Università Lateranense. Si tratta di un manuale destinato agli studenti del ciclo istituzionale. La finalità didattica del volume appare da alcuni indizi posti a conclusione di ogni capitolo: vi si trovano una rapida sintesi dei contenuti, alcuni essenziali riferimenti bibliografici per approfondire le questioni trattate, l'indicazione di alcune piste di ricerca.

Benché, nel secolo scorso,alcuni teologi abbiano fatto notare che, nell'esperienza ecclesiale, non esistono sacramenti in genere, ma solo sacramenti in specie, gli A.A. del volume ritengono che riflettere su cos'è un sacramento sia assolutamente fondamentale per intus-legere l'esperienza cristiana nel suo complesso. Potremmo dire che questa è la chiave di lettura a partire dalla quale accostare l'intero volume.

Nella prima delle tre parti di cui esso si compone, Nardin affronta tre questioni preliminari. Sulla scia del concilio Vaticano II, e in particolare di GS, l'A. prende anzitutto in esame il contesto socio-culturale contemporaneo. L'orizzonte simbolico non è venuto completamente meno, anche se alla sacramentalltà religiosa ne è subentrata una di tipo laico. Contemporaneamente, assistiamo a un risveglio del sacro, seppure all'insegna dell'eclettismo e del soggettivismo. La teologia deve discernere questi «segni dei tempi», senza, però, rimanere invischiata nella logica del mondo. Per questa ragione – ed è la seconda premessa suggerita dall'A., di ordine metodologico – la sacramentaria è chiamata, da una parte, a far dialogare fra loro le diverse discipline teologiche (in particolare la cristologia, l'ecclesiologia e l'antropologia), per evitare derive riduzionistiche, oggi così frequenti. Dall'altra, deve mettere in relazione fede celebrata, fede professata e fede vissuta, ispirandosi al modello dell'iniziazione cristiana sviluppato in epoca patristica. In questo modo, la teologia non sarà attenta solo al logico, ma anche al simbolico. L'A., infine, offre alcune linee di sacramentaria biblica, evocando quattro categorie che, dal suo punto di vista, rappresentano i presupposti scritturistici della nozione teologica di sacramento: mystērion, che, nel corpus paulinum, indica l'agire salvifico di Dio; berākāh, intesa come risposta grata dell'uomo ai benefici di Dio;memoriale, interpretato come segno profetico dell'evento fondatore (ad es. la Pasqua) e come rito proposto alle successive generazioni, attraverso cui partecipare alla salvezza offerta da quel medesimo evento; typos, un avvenimento dell'AT, che trova in Cristo (archetipo) il suo compimento e attende di essere realizzato nella vita del cristiano (antitipo). Di questa prima sezione del volume, quest'ultimo capitolo è senza dubbio il più originale, anche se, in qualche passaggio, avrebbe potuto essere più sintetico (70 pp.). Il primo capitolo, invece, avrebbe potuto essere utilmente arricchito da alcune riflessioni teologiche a partire dall'effettiva esperienza della celebrazione dei sacramenti nel contesto attuale, proprio per onorare quella circolarità auspicata dal secondo capitolo.

Nella seconda parte del volume, in 150 pp., Lameri ricostruisce in maniera molto dettagliata e didatticamente efficace la riflessione teologica maturata nel corso dei secoli attorno alla nozione di sacramento, partendo dai padri, passando per i dottori medievali, i riformatori e il magistero di Trento, per arrivare alla manualistica, al Vaticano II e alla teologia del '900. Le sintesi poste a conclusione di ogni capitolo consentono, a chi lo desidera, di superare agilmente i passaggi storici meno significativi per lo sviluppo della riflessione teologica. Nella sezione conclusiva, Lameri imposta in maniera coerente la propria riflessione sistematica, lungo tre direttrici principali, facendo emergere la dimensione cristologico-trinitaria, ecclesiologica e antropologica del sacramento. L'A. sottolinea, in particolare, il ruolo dello Spirito, che «opera il legame tra la memoria di Cristo e delle sue azioni salvifiche e la loro presenza nei segni sacramentali» (p. 296). Rende ragione della sacramentalità della Chiesa. Evidenzia il guadagno ottenuto dalla teologia contemporanea nell'aver superato la categoria di segno a vantaggio di quella di simbolo, per esprimere, da un punto di vista antropologico, la natura del sacramento. Esso è anche rito, in quanto rende presente l'evento fondatore, ed è culto, in quanto atto di una comunità che si lascia trasformare dalla grazia. Percorrendo questo itinerario, l'A. affronta le questioni classiche della sacramentaria generale: l'istituzione dei sacramenti da parte di Cristo («in quanto non solo ne sta all'origine, ma soprattutto in quanto agisce in essi»: p. 289), la grazia sacramentale (come partecipazione alla vita divina e come incorporazione io Cristo), l'ex opere operato (espressione teologica che «rende ragione dell'eccedenza dell'efficacia del sacramento rispetto alle intenzioni del singolo soggetto»: p. 306), il carattere (espressione dell'assoluta fedeltà di Dio, della partecipazione al sacerdozio di Cristo, dell'appartenenza alla Chiesa secondo stati e funzioni diverse), la reviviscenza dei sacramenti («perché Dio non viene meno all'alleanza, anche quando l'uomo si allontana da lui o resiste ai suoi doni di grazia»: p. 313), il settenario sacramentale (pensato in analogia al Canone delle Scritture), il ministro e il suscipiente (inseriti all'interno di un'assemblea che, tutta insieme, celebra i divini misteri).

Completano il volume due schede di natura pastorale (una sul rapporto tra sacramenti, evangelizzazione e testimonianza; l'altra sull'arte di celebrare) e un'appendice sui sacramentali.


F. Badiali, in Rivista di Teologia dell’Evangelizzazione 2021/1, 244-246

È come un viaggio fra i Sacramenti che parte dalla Scrittura, tocca la riflessione dei padri della Chiesa, passa attraverso il Medioevo, il Concilio di Trento, la neoscolastica, il movimento liturgico e giunge fino al Vaticano II, al post-Concilio e al magistero degli ultimi Pontefici. Il volume Sacramentaria fondamentale (Queriniana; pagine 448; euro 30) intende «offrire le coordinate per comprendere la dottrina cattolica sul sacramento rendendo ragione della complessità del discorso e aprendo orizzonti per intus legere l’esperienza della vita cristiana che dai sacramenti prende origine e ne è nutrita», scrivono gli autori, monsignor Angelo Lameri, docente alla Lateranense e consultore della Congregazione per il culto divino, dell’Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice e dell’Ufficio liturgico nazionale Cei, e il benedettino olivetano Roberto Nardin, docente alla Lateranense e al Pontificio Ateneo Sant’Anselmo.

Nel libro si riflette su rito e mistero per un approccio al tema del sacramento. Si affrontano le questioni dell’istituzione, dell’efficacia, del ministro, a cui si aggiunge il tema del rapporto tra sacramenti come atti di culto e di santificazione. Non mancano alcune schede pastorali e un’appendice sul senso e il valore dei cosiddetti “sacramentali”: rito delle esequie, liturgie della Parola, benedizioni, consacrazioni, esorcismi o dedicazione della chiesa.


In Avvenire 17 febbraio 2021, 15

Nel panorama dei manuali di Teologia sacramentaria fondamentale, il testo a due voci di A. Lameri e R. Nardin si colloca tra quelli che, senza venir meno alla profondità teologica, attestano una maggior attenzione alla dimensione della didattica, per un apprendimento più proficuo. Come, infatti, sottolineano gli Autori stessi, il testo, che è «destinato principalmente agli studenti del ciclo istituzionale di teologia, vuole offrire le coordinate fondamentali per comprendere la dottrina cattolica sul sacramento, rendendo ragione della complessità del discorso e aprendo orizzonti per intus-legere l’esperienza della vita cristiana, che dai sacramenti prende origine e ne è nutrita» (p. 7).

Il testo, che non si allontana dalla struttura “classica” del manuale di Teologia sacramentaria, si articola in tre parti:

1) Alcune questioni preliminari e metodologiche (Nardin);

2) La comprensione del sacramento. Percorso storico (Lameri);

3) Momento sistematico (Lameri).

Chiudono il volume due schede che aprono ad una riflessione a livello pastorale sul tema “vita sacramentale ed evangelizzazione” e su quello dell’“arte del celebrare”, e una Appendice sui sacramentali (Lameri).

La prima parte del volume, affidata a R. Nardin, rappresenta l’orizzonte nel quale collocare la riflessione successiva. Nardin prende in esame il contesto culturale contemporaneo, evidenziando come in esso manchi «l’attenzione a un possibile orizzonte simbolico del reale, rendendo, pertanto, difficilmente comprensibile la portata semantica del sacramento che ha proprio nell’orizzonte simbolico una sua cifra fondante» (p. 19). Nella postmodernità il “frammento” viene elevato a valore assoluto, portando così la sacramentaria a porre attenzione ad una sola delle sue dimensioni teologiche; per questo è urgente e necessario ritrovare la circolarità tra lex orandi, lex credendi e lex vivendi. Nardin, nel secondo capitolo di questa prima parte, recupera appunto la dinamica circolare della fede professata, confessata e celebrata, riproponendo il cammino di iniziazione cristiana così come viene proposto dalla Traditio Apostolica. Il terzo capitolo, piuttosto ampio, è dedicato alla sacramentaria biblica, nella quale viene approfondito l’orizzonte storico salvifico, determinate per una corretta comprensione dei sacramenti; utilissimi, risultano essere gli approfondimenti sul Mysterion e sulla tipologia.

Nella seconda parte del volume in esame viene ripercorsa, da un punto di vista storico, la categoria di sacramento, senza disgiungerla dalla prassi e dalla riflessione liturgica e dal contesto storico. È opportuno sottolineare come, nel percorso storico proposto, all’interno del quale viene ben evidenziato lo sviluppo della riflessione teologica ecclesiale sui sacramenti, che va dai Padri della Chiesa sino alla riflessione teologica contemporanea, vengano riportate anche le posizioni degli esponenti del Movimento Liturgico. Inoltre, alla luce delle considerazioni conciliari, Lameri non teme di prendere in esame, naturalmente in modo sintetico ma profondo, gli sviluppi della teologia sacramentaria nel post concilio (L. Scheffczyk; J. Ratzinger; C. Vagagini; S. Marsili) sino ai “nuovi orizzonti” della stessa (Chauvet, la scuola di Santa Giustina, G. Colombo).

Nella terza parte, dedicata alla riflessione sistematica, l’Autore tenta di rielaborare «i dati della tradizione e di offrire una chiave di lettura dell’evento sacramentale nell’orizzonte della storia della salvezza e delle sue dimensioni costitutive: cristologico-trinitaria, ecclesiologica, antropologica» (p. 8). La prospettiva di questa parte è quella di cogliere il sacramento come azione, come evento, all’interno del dinamismo della storia della salvezza e non come segno statico.

La trattazione prende infatti avvio (dimensione cristologico-trinitaria) dal primo capitolo di SC messo a confronto con Dei Verbum, e viene così evidenziata la dinamica sacramentale della rivelazione e della attuazione del dono di salvezza. L’Autore è consapevole di come il problema «di natura metodologica riguardi il passaggio da un approccio ai sacramenti di stampo immediatamente ontologico ad uno pratico-ermeneutico, che vuole mostrare il nesso inscindibile che sussiste tra il donarsi sacramentale della grazia e l’agire simbolico dell’uomo» (p. 274). Preferisce però sviluppare la riflessione, non a partire da una immediata attenzione alla forma simbolico rituale dei sacramenti, ma lasciandosi appunto inspirare dal primo capitolo di SC, esplorando così «alcune dimensioni che possano aiutare l’intelligenza del mistero della salvezza che Cristo ha donato nel mistero della sua Pasqua e che la Chiesa celebra, guidata e sostenuta dalla virtus dello Spirito Santo continuamente invocata, nella certezza di fede che nel suo agire rituale vi è l’agire di Dio» (p. 274). È in tale contesto che vengono reinterpretate l’istituzione dei sacramenti, la grazia, l’efficacia e il carattere.

L’Autore affronta poi la definizione Chiesa sacramento (dimensione ecclesiologica), senza omettere le difficoltà che tale definizione potrebbe comportare. In tale contesto ecclesiologico viene offerto un affondo sul settenario, sul ministro e sull’assemblea: «I sacramenti appartengono alla Chiesa. Non nel senso che essa ne è la proprietaria, ma che la rendono Corpo di Cristo, perché la riconducono e la immergono nel mistero che sta alla sua origine: la Pasqua di Cristo Morto e Risorto. Essi però le appartengono anche nel senso che la Chiesa che li celebra, li mette in atto/azione, li amministra» (p. 332).

Il terzo capitolo (dimensione antropologica) di questa terza parte mira ad evidenziare il limite di una rilettura dei sacramenti in genere signi. I sacramenti, infatti, sono celebrazioni in genere ritus, sono azioni simbolico rituali. Valore aggiunto al testo è l’ampia bibliografia ragionata, che offre indicazioni sui diversi aspetti della teologia sacramentaria. Inoltre, veramente utili sia per il docente che per lo studente, sono le sintesi, l’indicazione bibliografica per l’approfondimento, e i temi di studio posti a termine di ciascun capitolo, che confermano l’attenzione all’aspetto didattico del volume in esame.


E. Massimi, in Rivista Liturgica 107/4 (2020) 213-215

Enseignants à la faculté de théologie de l’Université pontificale du Latran, R. Nardin et surtout A. Lameri ont rédigé un ouvrage clair et pédagogique, entre manuel et livre à thèse. Manuel, parce que, après avoir problématisé, ils parcourent les sources, Écriture, Tradition et Magistère, avant d’offrir une détermination systématique et un bref appendice sur les sacramentaux. Livre à thèse, parce que les A. n’hésitent pas à prendre de manière argumentée plusieurs options. Ainsi, avec Karl Rahner et contre Yves-Marie Congar, ils plaident en faveur d’une théologie sacramentaire fondamentale a priori, c’est-à-dire antérieure à l’étude des sept sacrements en particulier ; toutefois, avec Jean-Philippe Revel et d’autres, ils prennent pour « exemplaires » le Baptême et l’Eucharistie. De même, contre la néoscolastique qui souligne les notions de causa efficiens et de signum, et avec le Mouvement liturgique, ils pensent les sacrements in genere ritus, donc à partir de la liturgie. Contre une vision fragmentée, voire fragmentaire, de la sacramentaire, ils articulent dynamiquement foi célébrée, professée et confessée. Contre une théologie de la grâce créée, ils valorisent le don incréé de l’Esprit-Saint. Contre la centration sur l’acte humain et l’effet du salut, et avec la théologie mystérique d’Odo Casel, ils accordent la priorité à l’action salvifique du Christ rendue présente par le sacrement. Enfin, encore contre la théologie post-tridentine et, p. ex., avec Louis-Marie Chauvet, ils préfèrent à la catégorie de signe celle de symbole ; en revanche, élargissant la vision du théologien français, ils enracinent résolument leur théologie sacramentaire dans l’événement du Christ et la vie intratrinitaire.

On l’a compris, malgré la volonté d’intégrer, l’ouvrage n’est pas sans réactivité. Mais soulignons avant tout une vision ample et stimulante, ancrée dans la Tradition et ouverte aux questions pastorales.


P. Ide, in Nouvelle Revue Théologique 143/1 (2021), 167

Comenzamos la década con un nuevo tratado general sobre los sacramentos. Una obra valiente y panorámica con doble autoría: el Prof. Angelo Lameri, Ordinario de Liturgia y Sacramentaria en la Pontificia Universidad Lateranense (Roma), y Roberto Nardin OSB, también profesor en el mismo centro. Fruto de la docencia, este manual está pensado para el correspondiente tratado del bachillerato en teología, con el deseo de abrir horizontes para entender el sacramento en la experiencia de la vida cristiana (p. 7).

El manual está estructurado en tres partes. El profesor Nardin presenta el contexto cultural y la introducción metodológica y (Iª parte). Con un lenguaje algo barroco, en estas páginas se dan cita las categorías culturales de nuestros días (transhumanismo, el renacimiento de lo sagrado, la ceguera para la dimensión simbólica-trascendente, etc.) que todo quehacer teológico debe tener en cuenta. El Autor nos pone en guardia frente a algunos reduccionismos de los últimos años en el estudio del sacramento cristiano (p. 24); por ello, su reflexión comienza por el sacramento celebrado -no sólo pensado- y, en concreto, por los sacramentos de la iniciación cristiana. Este inicio permite a Nardin deducir un principio insoslayable, una circularidad metodológica de la fe anunciada, acogida, confesada, celebrada y vivida (cap. 2). Asimismo, bien sabemos que sin la teología bíblica el sacramento cristiano es difícilmente legible. Por ello el Autor sabe seleccionar con acierto (cap. 3) los grandes conceptos del Antiguo Testamento (alianza, memorial, berakah), del Nuevo (mysterion) y el modo patrístico de leer la Escritura como historia de la salvación (tipología). Las consideraciones precedentes permiten desarrollar una teología sacramentaria decidida y sensible a “la actio Dei propter salutem hominis en orden a la celebración y no sólo a partir de la celebración” (p. 89). Para la teología litúrgica quedaría -en opinión de Nardin- el intellectus ritus et precis sobre el sacramento.

Las Partes IIª y IIIª corresponden al Prof. Lameri. Se trata de una exposición clásica en su estructura (momento histórico, momento sistemático), pero renovada en la lectura e interpretación de los conceptos usuales en esta materia. El desarrollo histórico ocupa un buen número de páginas, en breves capítulos. En ellos el Autor demuestra capacidad de síntesis y de claridad expositiva. Las largas citas de las fuentes clásicas o de la teología contemporánea son pertinentes y no despistan. En este recorrido por la historia se incluyen -y es de agradecer- varios momentos relevantes y quizá menos tratados en manuales de este tipo: me refiero a la neo-escolástica (cap. 8), al movimiento litúrgico (cap. 9) y a la teología posterior al Vaticano II (cap. 12). Los futuros lectores encontrarán aquí a Leo Scheffczyk, Ratzinger, Vagaggini y Marsili, Chauvet o Colombo.

El momento sistemático comprende capítulos más extensos, distribuidos en torno a tres nociones clave de la teología contemporánea: los sacramentos a la luz de la sacramentalidad de la revelación, la Iglesia sacramento y los sacramentos de la Iglesia y, finalmente, los sacramentos desde la perspectiva del símbolo sagrado y del rito. Sin ambigüedades ni discusiones bizantinas, el Prof. Lameri propone una reflexión fundamental que, partiendo de la mens Ecclesiae expresada en el magisterio reciente (Sacrosanctum concilium, Dei Verbum y Fides et ratio) y desde el sacramento que la Iglesia celebra, conecta con equilibrio la dimensión pascual, trinitaria, eclesiológica y antropológica. Si el sacramento es interpretado desde la alianza, el encuentro, la memoria y la presencia (pp. 273-283), entenderemos qué sucede en la celebración sacramental. Desde esta óptica la mirada creyente comprende más a fondo qué significa la institución por parte de Cristo, la acción del Espíritu, el don de la gracia y el carácter, la cuestión del septenario, la eficacia del sacramento, así como el sujeto y el ministro vistos desde la comunión de la asamblea litúrgica (pp. 283-347).

El manual termina con varios materiales pedagógicos de interés: un Anexo sobre cuestiones de la praxis sacramental (evangelización, pastoral y ars celebrandi), un Apéndice sobre la debatida cuestión de los sacramentales (pp. 397-406) y una Bibliografía abundante ordenada por las temáticas afrontadas en el cuerpo del texto (pp. 407-425). El enfoque didáctico que anunciábamos el inicio queda igualmente corroborado por las síntesis, los temas de estudio y la bibliografía para profundizar con que se cierran cada uno de los capítulos del libro.

Como profesor de la misma materia, recomiendo este texto. Se percibe la sensibilidad litúrgica y hay una integración serena y clara de cuestiones muy debatidas de los últimos años. Hay una laguna, a mi entender: la referencia a Oriente, el otro pulmón de la Iglesia con el que respiraríamos una espiritualidad también renovada.


A. Berlanga, in Scripta Theologica vol. 52 (2/2020) 538-539

«Perché un libro dedicato alla “Sacramentaria fondamentale”?». È la domanda che gli autori ripropongono all’inizio della presentazione, con l’intento di richiamare la problematica relativa all’elaborazione di una teologia fondamentale sui sacramenti, motivare la loro scelta e indicare la prospettiva della loro proposta.

Tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, la messa in discussione della stessa ragion d’essere di una trattazione generale sui sacramenti ha provocato fra i teologi l’assunzione di prospettive diverse. Alcuni, per evitare la concezione astratta e univoca dell’essenza dei sacramenti, proponevano di studiare prima i singoli sacramenti (De sacramentis in specie), e poi ricercare ciò che, essendo comune ai singoli sacramenti, caratterizzasse i sacramenti in genere. Altri, invece, per non far correre alla teologia sacramentaria il rischio di rimanere condizionata da categorie soggettive, ritenevano necessaria l’elaborazione di una teologia fondamentale sui sacramenti che, partendo da una nozione aperta (analoga) di sacramento, prendesse in considerazione le istanze provenienti dalle scienze umane (antropologia culturale, filosofia delle religioni e del linguaggio, semiotica ecc.) e si confrontasse con i nuovi apporti provenienti dalla teologia biblica, patristica, cristologico-trinitaria, ecclesiologica, liturgica ecc.

Il manuale in esame si muove all’interno di questa seconda prospettiva. Esso è strutturato in tre parti (la prima è opera di Nardin, le altre due di Lameri). Nella prima parte – «Alcune questioni preliminari e metodologiche» – vengono trattati tre aspetti: «Il contesto culturale contemporaneo e l’istanza sacramentale»; «La sacramentaria nella circolarità dinamica tra fede celebrata, professata e confessata»; e «Linee di sacramentaria biblica». La seconda parte – «La comprensione del sacramento. Percorso storico» – illustra come il fatto sacramentale sia stato accolto dalla comunità credente nella sua coscienza di fede, ed espresso nel suo vissuto celebrativo e nelle diverse epoche della sua storia. Il lungo percorso – scandito da 12 capitoli che, iniziando dai Padri, conducono fino alla riflessione teologica attuale – non si limita a una mera presentazione delle formule che hanno astrattamente definito l’essenza dei sacramenti, ma è arricchito dai riferimenti al contesto storico, alla prassi e alla riflessione liturgica che di quelle formule costituiscono lo sfondo.

Nella terza parte – «Momento sistematico» –, strutturata in tre capitoli, l’evento sacramentale viene approfondito nelle sue dimensioni storico-salvifica, cristologico-trinitaria, ecclesiologica e antropologico-rituale. All’interno della visione della storia della salvezza, i sacramenti si presentano: 1) come eventi in forma rituale che, al pari di quelli storico-salvifici, rivelano Dio che agisce nell’oggi «con fatti e con parole intrinsecamente connessi tra loro» (Dei verbum, n. 2); in questo senso, il rito è l’estetica del fare creativo di Dio; 2) come azioni che Cristo compie nello Spirito Santo, unendo a sé la sua Sposa-Chiesa; 3) come azioni «teandriche» di santificazione dell’uomo da parte di Dio, e di glorificazione-culto a Dio da parte dell’uomo. Le classiche questioni legate alla trattazione sui sacramenti (istituzione, settenario, grazia, carattere ecc.) vengono rilette e interpretate alla luce delle dimensioni cristologica ed ecclesiologica. Completa questa parte il testo annesso «Evangelizzazione, sacramenti e loro degna celebrazione», costituito da due schede contenenti spunti di riflessione di natura pastorale, rispettivamente sul rapporto evangelizzazione-celebrazione dei sacramenti e sul valore della celebrazione capace di introdurre nel mistero con arte. In Appendice, vengono presentati i sacramentali in relazione ai sacramenti.

Questo volume, che espone con chiarezza gli elementi fondamentali della riflessione teologica sui sacramenti, rappresenta una ricchezza nel panorama degli studi e uno strumento utile per l’insegnamento.


S. Barbagallo, in La Civiltà Cattolica 4089 (7 novembre 2020)

Destinato principalmente agli studenti di Teologia, il vol. offre a chiunque voglia approfondirne la particolare traiettoria teologica, le fondamentali coordinate per acquisire efficacemente la dottrina cattolica sul sacramento. Articolato in tre parti – la I prende in esame gli aspetti preliminari e metodologici, la II ripercorre l’iter della riflessione ecclesiale nel corso del tempo, l’ultima interpreta l’evento sacramentale nell’orizzonte della storia della salvezza –, il saggio si presenta come una chiara e sistematica esposizione della riflessione teologica dispiegatasi lungo i secoli e reinterpretata alla luce del concilio Vaticano II.
S. Segna, in Il Regno Attualità 12/2020, 351

I due autori, oltre a vari impegni nella Congregazione per il culto divino, nell’Ufficio per le celebrazioni liturgiche del sommo pontefice e nell’Ufficio liturgico nazionale della CEI, insegnano entrambi alla Lateranense di Roma, il primo Liturgia e Sacramentaria generale e il secondo – monaco benedettino del Monte Oliveto e presbitero – Sacramentaria alla Lateranense e Storia della teologia medievale al Pontificio istituto S. Anselmo.

La loro opera, pensata come manuale per gli studenti di teologia, comprende tre Parti e un’Appendice finale. Nella semplice segnalazione del volume, illustriamo la linea espositiva seguita dagli autori.

La Parte prima (pp. 11-120) è dedicata alle questioni preliminari e metodologiche (R. Nardin). Analizza il contesto culturale contemporaneo mettendolo a contatto con l’istanza sacramentaria. Quest’ultima vede una circolarità dinamica fra fede celebrata, professata e confessata. L’autore prospetta due linee di sacramentaria biblica: la prima è costituita dalla valenza sacramentale degli eventi dell’esodo, del nuovo esodo, del loro compimento in Cristo: infedeltà del popolo, fedeltà di YHWH, alleanza riletta in termini sponsali, un orizzonte sacramentale nella storia della salvezza. Quest’ultimo comprende la nube come segno della presenza di YHWH, la celebrazione come “memoriale” della salvezza nella storia, il compimento dell’esodo in Cristo, la salvezza operante dalla presenza sacramentale del Signore risorto.

La seconda linea è data dall’orizzonte sacramentale della Rivelazione. Essa è studiata nella Fides et ratio e in altri documenti del magistero. Si studia poi il mysterion e la tipologia. La Parte seconda (pp. 121-270) analizza la comprensione del sacramento lungo un accurato percorso storico (A. Lameri): la riflessione dei Padri, il primo Medioevo (VI-XI sec.), il secondo medioevo (XII-XV sec.), il magistero prima del concilio di Trento, la Riforma protestante, il concilio di Trento, la riflessione teologica post-tridentina, la Neoscolastica, il Movimento liturgico, il rinnovamento della teologia sacramentaria prima del Vaticano II, il concilio Vaticano II, il post-concilio.

La Parte terza (pp. 271-396) è dedicata al momento sistematico (A. Lameri). Si studiano i sacramenti alla luce della sacramentalità della rivelazione (sacramento per ritus et preces, la rivelazione gestis verbisque, sacramento come incontro e alleanza, Gesù Cristo all’origine dei sacramenti, l’azione dello Spirito Santo – virtute sua – con lo studio del dono della grazia, l’ex opere operato, comprendente i temi del carattere e della “riviviscenza” della grazia. Si descrive quindi la Chiesa sacramento e i sacramenti della Chiesa: la definizione problematica della Chiesa come sacramento, il settenario sacramentale, il ministro e il soggetto, i sacramenti in genere ritus. Si nota a questo proposito l’insufficienza della nozione di segno e si passa a quella del simbolo. Il simbolo sacramentale ha una sua singolarità e “sacralità”, di cui vengono analizzate le caratteristiche soprattutto nella celebrazione eucaristica dei sacramenti.

Un Annesso (pp. 375-396) si sofferma sul rapporto tra evangelizzazione, sacramenti e loro degna celebrazione. L’Appendice (pp. 397-406) analizza i sacramentali. Ne studia alcune definizioni classiche e la loro trattazione nella Sacrosanctum concilium. Si commentano quindi gli elementi di imitazione dei sacramenti, dell’intercessione della Chiesa, il fatto che essi dispongono a ricevere l’effetto principale dei sacramenti, la santificazione di alcune circostanze della vita.

Si propone, infine, una possibile classificazione dei sacramentali, seguendo i suggerimenti di C. Tesseyre: 1) benedizioni-consacrazioni (persone, luoghi e oggetti); 2) altre benedizioni: benedizione delle persone (secondo le situazioni e le circostanze della vita) e delle realtà umane, o delle ricchezza della creazione; 3) esorcismi e suppliche; 4) processioni liturgiche; 5) esposizione del Santissimo Sacramento ecc.; 6) Liturgia della Parola; 7) Preghiere per i moribondi e rito delle esequie.

Ogni suddivisione maggiore della trattazione si conclude con una nota di sintesi, una sintetica bibliografia per l’approfondimento e un breve elenco di temi di studio possibili per gli studenti. Il volume si chiude con la Bibliografia ragionata (pp. 407-425), le Abbreviazioni e le sigle (p. 426), l’Indice dei nomi (pp. 427-434).

Il volume rappresenta un manuale che può essere molto utile agli studenti ma anche per una consultazione e un aggiornamento da parte dei presbiteri e di quanti sono incaricati ufficialmente della celebrazione dei sacramenti e dei sacramentali.


R. Mela, in SettimanaNews.it 28 febbraio 2020