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Persone prima che disabili
Maria Zanichelli

Persone prima che disabili

Una riflessione sull’handicap tra giustizia ed etica

Prezzo di copertina: Euro 8,00 Prezzo scontato: Euro 7,60
Collana: Nuovi saggi 89
ISBN: 978-88-399-0989-3
Formato: 12 x 20 cm
Pagine: 96
© 2012

In breve

Supportando il discorso teorico con l’ascolto di testimonianze emblematiche, il libro porta in primo piano gli interrogativi morali, l’esigenza di giustizia, la domanda di senso che la condizione disabile evoca in tutti. Accostandosi ai disabili in quanto persone, mette in luce ciò che l’handicap dice a proposito della condizione umana universale, segnata tanto da una dignità inestimabile quanto da una ineluttabile vulnerabilità.

Descrizione

In questo libro affiorano gli interrogativi morali, l’esigenza di giustizia, la domanda di senso che la condizione disabile evoca in tutti.
Ciò che dà significato alle soluzioni istituzionali in favore dei disabili – integrazione, diritti, pari opportunità – sono i princìpi di fondo che le ispirano e la visione della persona e dell’umanità cui essi rinviano. L’itinerario di riflessione proposto in queste pagine unisce all’analisi teorica l’ascolto di testimonianze significative e si accosta ai disabili anzitutto in quanto persone, più che come ‘categoria’ svantaggiata, affetta da particolari deficit.
Il fine è richiamare l’attenzione su ciò che l’handicap ci dice a proposito della condizione umana universale, segnata comunque da una dignità inestimabile e da una ineluttabile vulnerabilità.

Recensioni

«La condizione disabile evoca in tutti noi un interrogativo morale, un’esigenza di giustizia, una domanda di senso. Un universo da incontrare con umiltà, anzitutto: l’esperienza di disagio e sofferenza, ma anche il tesoro di piccole-grandi conquiste di cui può essere costellata l’esistenza di chi vive personalmente l’handicap non sono mai del tutto condivisibili né immaginabili da chi non ne è colpito. Da questa prospettiva muove il libro recente di Maria Zanichelli, ricercatrice di filosofia del diritto all’Università di Parma: “Persone prima che disabili. Una riflessione sull’handicap tra giustizia ed etica”. Il libro è un tentativo di illuminare il significato profondo di una realtà umana ardua e misteriosa, ma pur sempre molto concreta, refrattaria alla retorica e ai proclami ideologici. Perché una riflessione teorica sulla disabilità? L’essenziale non è semmai la piena integrazione delle persone disabili e la tutela dei loro diritti? In realtà, ciò che dà significato alle soluzioni istituzionali sono i principi di fondo che le ispirano, e la visione della persona cui essi rinviano. La capacità di rivolgere all’handicap uno sguardo accogliente, non umiliante, non escludente dipende dall’idea di umanità che si sceglie di promuovere. Ogni possibile traguardo in favore dei disabili, in termini di riconoscimento giuridico-culturale e di equità sociale, presuppone dunque un orizzonte etico-antropologico più ampio, in cui accanto all’autonomia e all’indipendenza trovi posto l’accettazione del limite, della debolezza e della fragilità. L’itinerario di riflessione dal diritto alla giustizia all’etica proposto in queste pagine supporta l’analisi teorica con l’ascolto di testimonianze significative, accostandosi ai disabili anzitutto in quanto persone, più che come minoranza affetta da particolari deficit. Il fine è richiamare l’attenzione su ciò che l’handicap ci dice a proposito della condizione umana universale, segnata da una dignità inestimabile e da una ineluttabile vulnerabilità».


Luce e Amore 1/2013, 32

«C'è chi non vede o non sente o non può camminare, c'è chi soffre di malattie mentali o di deficit intellettivi. Si parla di loro definendoli disabili, dimenticando spesso che sono prima di tutto “persone dotate della stessa dignità e dunque degne di uguale rispetto”. Circondati da indifferenza, paternalismo e commiserazione, ci si dimentica di pensare alla fatica di un mondo costruito a misura di chi disabile non lo è. Eppure basterebbe pensare che per ognuno l'handicap può essere dietro l'angolo: una malattia o un incidente possono renderci disabili per un certo periodo o per sempre. Possono renderci dipendenti dagli altri in una misura superiore a quella quotidiana, farci ricordare che nessuno è totalmente autonomo dagli altri, può renderci vittime di esclusione, umiliazione, discriminazione e violenza e ricordarci che “la condizione di non autosufficienza delle persone anziane è una delle forme di disabilità più diffuse oggi”. Ma in una società in cui la malattia, l'invecchiamento e la morte sono tabù, ignorati, allontanati, segregati, dove manca un'educazione che ci aiuti a vedere i limiti che ognuno di noi ha e a rispettare chi è disabile, è molto difficile riuscire a ottenere norme giuridiche o ragionamenti etici e culturali che siano prima di tutto frutto di giustizia. Basta vedere la difficoltà di nominare le persone: si chiamano disabili? handicappati? diversamente abili? e gli altri sono abili? normali? non disabili? Guardandoci tutti come persone, riconoscendo la dignità di tutti, riusciremmo a non vivere la dipendenza dagli altri come una debolezza o una vergogna ma come normale condizione umana, a renderci conto di quanto possa essere fragile la condizione dei non disabili e di quanto invece sia dannoso per la vita di tutti non tener conto di ciò che persone disabili possono offrirci ogni giorno. Il libro di Maria Zanichelli – ricercatrice di filosofia del diritto al dipartimento di giurisprudenza dell'Università di Parma – non nasce per dare soluzioni pratiche, ma per metterci di fronte ai mille problemi che una cattiva gestione del tema disabilità crea non soltanto alle persone disabili e a chi li segue ma a tutta la società».


G. Bona, in Il Risveglio Popolare 45 (2012) 11

«La disabilità è un dramma che segna l’esistenza di milioni di persone e delle loro famiglie. Ma è anche, e forse prima di tutto, un’esperienza di disagio e di esclusione cui la tutela giuridica e il riconoscimento culturale non sembrano ancora aver dato una risposta appropriata. Come si può allora promuovere l’integrazione sociale dei disabili? Come rispondere alla loro esigenza di giustizia senza perdere di vista la questione etica che solleva la nozione stessa di handicap? Intrecciando il discorso teorico con alcune testimonianze (Julia Kristeva, Jean Vanier, don Gnocchi), il bellissimo libro di Maria Zanichelli non ci spiega solo l’importanza di una giustizia sociale capace di prendere in considerazione gli svantaggi e le disparità specifiche delle persone disabili. Questo libro mostra soprattutto ciò che l’handicap ci fa capire della condizione umana: l’irriducibile vulnerabilità e la necessaria dipendenza di ogni persona. Un’incrinatura in quel cristallo illusorio di presupposti e promesse che molte teorie della giustizia continuano ad evocare, senza capire quanto breve sia la distanza tra abili e disabili».


M. Marzano, in La Repubblica del 21 ottobre 2012, 48

«Questo libro tenta di riflettere sugli interrogativi morali, sull’esigenza di giustizia, sulla domanda di senso che la condizione disabile evoca. Il presupposto cui queste pagine sono ancorate è che i disabili sono molto più che una minoranza affetta da uno speciale svantaggio: sono anzitutto persone. Ogni essere umano è una persona e ogni persona è imago Dei». Con queste intense parole, Maria Zanichelli, ricercatrice di filosofia del diritto dell’Università di Parma, presenta il suo volume Persone prima che disabili. Una riflessione sull’handicap tra giustizia ed etica, nel quale dimostra che ciò che dà significato alle soluzioni istituzionali in favore dei disabili – integrazione, diritti, pari opportunità – sono i principi che le ispirano e la visione della persona e dell’umanità cui esse rinviano. Per questo l’autrice inizialmente affronta la questione della disabilità dal punto di vista giuridico, per poi passare sul terreno dell’etica: è di grande importanza scrivere leggi che tutelino le persone disabili, ma è ancora più importante abbattere i pregiudizi che le circondano, comprendere che la loro è un’umanità piena, guardarle come fratelli sul cui volto si specchia il volto di Dio».




M. Schoepflin, in La Sicilia del 30 settembre 2012, 26