Le coppie che oggi si presentano all’altare per pronunciare un “sì” per sempre, sono davvero consapevoli di ciò che significa il matrimonio cristiano? Oppure, come è convinta Julia Knop, docente di teologia dogmatica all’Università di Erfurt, in Germania, auspicano «in un senso piuttosto indeterminato protezione e benedizione per la relazione». Una posizione, osserva la teologa, che ci dimostra come si sia ormai spezzato il rapporto tra modello e realtà, tra dottrina e vita, tra le rappresentazioni sociali e le concezioni ecclesiali della vita di coppia e di famiglia. Di conseguenza, quando le norme ecclesiali perdono plausibilità di fronte ai cambiamenti sociali, occorre pensare a come preparare una svolta credibile.
Per approfondire un tema tanto complesso l’esperta ha scritto un saggio, Teologia delle relazioni. Matrimonio, vita di coppia, famiglia (Queriniana, pagg. 373, euro 43), in cui partendo dal dibattito innescato da Amoris laetitia, si chiede come la teologia possa accompagnare le trasformazioni in corso per avviare «un dialogo costruttivo tra vita e dottrina, esperienze umane e riti ecclesiali, sviluppi della società e riti della Chiesa».
Una riflessione che, a suo parere, deve cominciare dallo stesso lessico impiegato. Oggi nel linguaggio comune, spiega Julia Knop, il termine “famiglia” non designa più soltanto l’unione di genitori sposati con figli, ma “la “famiglia” può essere compresa a partire dalla genitorialità fisica o sociale o, in senso ancora più ampio, a partire dalla solidarietà cosciente di una comunità che unisce più generazioni». Un pluralismo di significati che non può lasciare indifferente il pensiero della Chiesa sul tema. «Una teologia adeguata al nostro tempo – scrive – non può esimersi dall’affrontare anche questo evidente baratro tra l’etica sessuale e la teologia del matrimonio proposta dal magistero, da una parte, e la vita vissuta e responsabile della (maggior parte) dei fedeli dall’altra, e analizzare le tensioni che ne derivano».
Da qui la necessità di svolte coraggiose – come appunto quelle avviate da due sinodi sulla famiglia poi sintetizzate nell’esortazione postsinodale di papa Francesco – e di proposte nuove che riescano a concretizzare quanto lo stesso pontefice ha chiesto nell’introduzione di Veritatis Gaudium per «contribuire alla comprensione, alla traduzione e all’inculturazione della fede nel nostro tempo e nei nostri contesti».
In questa prospettiva Knop indaga le opzioni offerte dall’ecumenismo, affronta il percorso dell’antropologia cristiana dalla Casti Connubi di Pio XI (1930) fino a papa Francesco che con Amoris laetitia (2016) ha messo al centro la vita di coppia e di famiglia senza trascurare i cambiamenti in atto. Tanti, in questo excursus, gli approfondimenti proposti dalla teologa che meriterebbero di essere ricordati: dal paragrafo sull’omosessualità a quello sulla pianificazione familiare. Due temi a lungo dibattuti, con tutto il loro carico di problematicità e di connessioni etiche, tra le resistenze al cambiamento e il dovere di prendere atto della realtà che, inesorabile, si incarica di mostrare come la forbice tra direttive dottrinali e coscienza soggettiva sia sempre più vasta.
Nel saggio si prendono in esame altre questioni non ancora abbastanza considerate dalla teologia, a cominciare dalla condizione dei single che oggi, in molte società, rappresentano almeno un terzo della popolazione, considerando le tante relazioni interrotte, i fallimenti, le situazioni che intervallano le storie personali secondo una biografia sentimentale della discontinuità a cui è sempre più difficile applicare le norme morali della sessualità. A fronte di un quadro sociale sempre più variegato, quasi impossibile da determinare in base ai vecchi schemi del giuridicismo, la teologa si chiede quando sia umanamente ragionevole «parlare in modo normativo su questioni sessuali e di etica della relazione», «giudicare le deviazioni da tale norma e punirle con sanzioni, per esempio, in questioni relative al diritto ai sacramenti (ammissione all’Eucaristia e al matrimonio)».
Importanti anche le questioni sollevate nell’ambito delle prospettive bibliche e teologico-dogmatiche, in capitoli densi di riferimenti e di citazioni. Tra i tanti interrogativi quello relativo alla raccomandata estensione sacramentale della vita comune degli sposi. Un conto, spiega Julia Knop, è il matrimonio sacramentale come realtà di fede, un altro è descrivere tutta l’esistenza della coppia come “sacramento permanente”. Si tratta, spiega ricollegandosi a vari passaggi di Amoris laetitia, di una richiesta eccessiva. «La promessa accordata con la benedizione e il sacramento non è la sacralizzazione di una biografia (di coppia) o di una forma di vita». Sullo sfondo la grande questione della coscienza a cui papa Francesco, riprendendo il Vaticano II, è tornato ad attribuire rilevanza irrinunciabile, sollecitando un cambiamento di mentalità aperto alla complessità e alla varietà esistenziale.
In questa disponibilità all’accoglienza e alla comprensione della vita di coppia in tutte le espressioni della sua fragilità, conclude la teologa, si gioca la credibilità della proposta “familiare” della Chiesa nel XXI secolo.
L. Moia, in
Avvenire – NOI 15 maggio 2023