09/03/2012
215. LE LETTERE ALLA FIDANZATA DI BONHOEFFER
DALLA CELLA 92 DEL CARCERE DI TEGEL/BERLINO (1943-1945)
IN RIEDIZIONE
di Rosino Gibellini
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Viene riedito in quinta edizione, rinnovato nella veste editoriale, il volume: 
DIETRICH BONHOEFFER – MARIA VON WEDEMEYER, Lettere alla fidanzata. Cella 92 (1943-1945) (Queriniana 1994, 2012 5). 
Riproduciamo la presentazione del libro apparsa su Il Regno – Attualità 4/1994, in occasione della prima edizione.



Ho incontrato la ex-fidanzata di Bonhoeffer, Maria von Wedemeyer, nel 1976 a Ginevra, e ho passato con lei alcuni giorni, dal 5 all'8 febbraio nel centro culturale ginevrino Le Cénacle, dove si teneva un simposio su Bonhoeffer in occasione del 70° anniversario della nascita del grande teologo evangelico. 

Bonhoeffer era nato il 4 febbraio 1906 a Breslavia, nella Slesia orientale (oggi Polonia), dove il padre (che dal 1912 si trasferirà con la famiglia a Berlino) esercitava la professione di psichiatra e neurologo. Il 4 febbraio del 1976 Dietrich Bonhoeffer avrebbe dunque compiuto il 70° anno di età, e per l'occasione si celebrò a Ginevra un simposio sul tema «L'opera di Dietrich Bonhoeffer e il suo influsso». Il simposio, che si aprì con un incontro festivo e con una conferenza dello scienziato Carl Friedrich von Weizsäcker nella sede del Consiglio ecumenico delle chiese, e continuò nei giorni successivi al Cénacle dal 5 all'8 febbraio, era frequentato da circa 80  partecipanti tra studiosi, familiari e conoscenti di Bonhoeffer, di cui 20 erano venuti dagli USA, e con essi la ex-fidanzata di Bonhoeffer, Maria, che si era trasferita in America nell'immediato dopo-guerra nel 1948. A Ginevra ci eravamo scambiati gli indirizzi e Maria mi aveva promesso che ci saremmo rivisti a Milano (viaggiava spesso negli ultimi tempi in qualità di dirigente della ditta di computer Honeywell), ma al suo ritorno negli USA le viene diagnosticato un cancro e moriva il 16 novembre 1977, all'età di 53 anni. 

Maria von Wedemeyer era nata a Pätzig nella Pomerania orientale (oggi Polonia) nel 1924 da una ricca famiglia di proprietari terrieri. Maria era quindi più giovane di Bonhoeffer di 18 anni. L'incontro decisivo era avvenuto in casa della nonna materna di lei, Ruth von Kleist-Retzow, a Klein-Krössin (poco distante dal seminario di Finkenwalde) nel giugno del 1942, dove Maria era arrivata, fresca degli esami di maturità, per visitare la nonna, e dove pure era di passaggio il pastore Bonhoeffer, di ritorno da una missione segreta in Svezia, in visita alla signora Ruth, grande amica e benefattrice della comunità della chiesa confessante di Finkenwalde, che il teologo conosceva e frequentava fin dal tempo in cui aveva diretto il seminario di Finkenwalde negli anni 1935-1937. 

La prima lettera di Bonhoeffer a Maria è del 13 novembre 1942 da Berlino, dove il teologo abitava. Maria annota nel suo Diario in data 19 dicembre 1942: «Per la sua età è vecchio e saggio, sembra proprio il tipico studioso. Come potrò io con la mia passione per il ballo, l'equitazione, lo sport e il divertimento rinunciare a tutto questo?», ma ai primi di gennaio del 1943 comunica alla mamma – che all'inizio contrastava la relazione per la differenza d'età e per l'attività pericolosa che allora svolgeva il pastore – la sua irrevocabile decisione di sposare Bonhoeffer. Maria e Dietrich si fidanzano privatamente il 17 gennaio del 1943, ma, solo poche settimane dopo, il 5 aprile 1943, Dietrich Bonhoeffer veniva arrestato e tradotto nel carcere della Wehrmacht a Berlino-Tegel, dove rimarrà un anno e mezzo, fino all'8 ottobre 1944, per essere poi tradotto nel carcere della Gestapo e nei campi di concentramento di Buchenwald e di Flossenbürg. 

Dal carcere di Tegel sono uscite le Lettere dal carcere, indirizzate ai genitori e all'amico Eberhard Bethge che le raccolse e, esitante, le pubblicò con tagli per la prima volta con il titolo Resistenza e Resa nel 1951, e in nuova edizione ampliata nel 1970 (in occasione del 25° anniversario della morte del teologo: 9 aprile 1945 – 9 aprile 1970), e delle quali è in preparazione l'edizione critica definitiva, a cura di Eberhard Bethge e Christian Gremmels [realizzata nel 1998; trad. it. dell’edizione critica, Queriniana 2002]. Ma dalla Cella 92 del carcere di Tegel sono uscite anche le Lettere alla fidanzata, gelosamente conservate e custodite da Maria, edite per la prima volta a mezzo secolo di distanza nel 1992 dalla sorella maggiore Ruth-Alice von Bismarck, nata von Wedemeyer (con la collaborazione di un esperto di testi bonhoefferiani, Ulrich Kabitz), alla quale le aveva affidate poco prima della sua morte, avvenuta prematuramente a Boston nel 1977, e prontamente tradotte in italiano [Queriniana 1994]. L'epistolario riproduce, senza tagli, il testo delle lettere di Bonhoeffer alla fidanzata e il testo delle lettere della fidanzata a Bonhoeffer, ch'egli fece in tempo a far pervenire alla sua famiglia prima di lasciare il carcere di Tegel per essere trasferito nei sotterranei della Gestapo, e che la famiglia Bonhoeffer consegnò a Maria dopo la tragica fine. Le Lettere alla fidanzata dalla Cella 92 sono, in realtà, un epistolario completo, che documenta la storia d'amore di Dietrich Bonhoeffer e Maria von Wedemeyer. 


Nei miei pensieri ti cerco

Quando Bonhoeffer fu arrestato il 5 aprile 1943, Maria si trovava ad Hannover come allieva infermiera della Croce Rossa; apprese la notizia solo il 18 aprile, e la sua prima lettera a Dietrich reca la data del 7 maggio 1943 e gli porta il conforto della sua tenerezza: «Non essere triste, Dietrich ( .. ). Probabilmente non c'è ora del giorno in cui i miei pensieri non ti cerchino». All'inizio si poteva pensare che la brutta storia si sarebbe presto risolta, ma il lettore dell'intenso e inconsueto epistolario, che conosce già il tragico epilogo, è preso fin dall'inizio da un sentimento di struggente e dolente partecipazione. 

Maria è estroversa, tenera, vivace, affettuosa. Lo informa della sua vita, su tutte le cose: lavoro, divertimenti, letture, difficoltà, ma soprattutto fa progetti e l'attende. Dalla sua bella e spaziosa casa di Pätzig in aperta campagna, nell'incipiente autunno, quando le foglie si colorano e fuori comincia a far freddo, gli scrive con nostalgia: «Quando arriverai qui staremo seduti sui grossi cuscini persiani davanti al fuoco, mangeremo mele al forno e staremo tanto comodi da aver voglia di fare le fusa» (25 settembre 1943). Al suo Dietrich, isolato e rinchiuso nella Cella 92, fa sapere: «Ho tracciato con il gesso una linea intorno al mio letto all'incirca della grandezza della tua cella. Ci sono un tavolo e una sedia, come mi immagino. E quando sto seduta qui, credo di essere con te» (26 aprile 1944). Questa lettera precede di pochi giorni il periodo più fecondo del teologo di Tegel, che nei quattro mesi che vanno dal 30 aprile al 23 agosto 1944 stende quelle che sono state definite le «lettere teologiche» di Resistenza e Resa, e che, ora, possiamo intuire, sono frutto dell'intelligenza della mente e, insieme, del coraggio del cuore. 

Bonhoeffer all'inizio trasmette le sue notizie a Maria nelle lettere ai genitori (che le trasmettevano copia), perché vuole evitare che la fidanzata riceva corrispondenza con la stampligliatura sulla busta dell'indirizzo di un carcere, ma dopo alcuni mesi inizia una corrispondenza diretta. In una delle sue prime lettere esprime la sua concezione cristiana del matrimonio: «II nostro matrimonio deve essere un sì alla terra di Dio, deve rafforzare in noi il coraggio di operare e di creare qualcosa sulla terra. Temo che i cristiani, che osano stare sulla terra con un piede solo, staranno con un piede solo anche in cielo» (12 agosto 1943). Dietrich desidera la compagnia di Maria: «Vorrei camminare con te per il bosco fino all’acqua, vorrei nuotare e poi sdraiarmi da qualche parte all'ombra e sentire quello che dici, sentire tante cose e non dire nulla» (20 agosto 1943); s'interessa della sua vita, le parla della vita in carcere, discute di letture, chiarifica quanto non ha avuto tempo di fare nei pochi incontri che hanno preceduto il suo arresto, e soprattutto la desidera e l'attende: «Ciò che mi attrae verso di te e a te mi lega, carissima Maria, nei miei pensieri e sogni silenziosi, potrà manifestarsi solo nell'ora in cui potrò stringerti tra le braccia. Quest' ora verrà e sarà tanto più appagante e autentica, quanto meno avremo tentato di anticiparla precipitosamente e quanto più fedelmente ci saremo attesi l'un l'altra» (11 marzo 1944). E, in data 16 aprile 1944, pochi giorni prima della scrittura delle lettere teologiche: «Tu fortunatamente non scrivi libri, ma fai, sai, scopri, riempi con la vita vera ciò di cui io ho solo sognato (…) questo è ciò di cui ho bisogno, ciò che ho trovato in te, ciò che amo – il tutto, l’indiviso, di cui ho nostalgia e desiderio»

E, sullo sfondo del singolare carteggio d'amore, si stagliano gli anni più bui dello sconvolgimento dell'Europa e della Germania, le tensioni all'interno della chiesa evangelica, i bombardamenti aerei su Berlino, il fallimento dell'attentato a Hitler, l'avanzata dell'esercito russo sul fronte orientale, e le vite spezzate, i caduti. Al termine del conflitto la famiglia Bonhoeffer conterà quattro morti nella resistenza: i fratelli Dietrich e Klaus Bonhoeffer, Hans von Donhanyi, marito della sorella Christine Bonhoeffer, e Rüdiger Schleicher, marito della sorella Ursula Bonhoeffer. La famiglia von Wedemeyer aveva perduto nel 1942 sul fronte russo, prima ancora del fidanzamento di Maria e Bonhoeffer, il padre di Maria, Hans von Wedemeyer, capitano di cavalleria (che aveva trasmesso a Maria la passione per i cavalli, di cui si parla nell'epistolario), e il fratello Max (che Bonhoeffer aveva preparato alla confermazione durante gli anni di Finkenwalde). Lo stesso Dietrich, nella vigilia del suo primo natale passato in carcere, scriveva a Maria: «Inoltre so che oggi, in queste ore della sera, staranno pensando a me anche i miei numerosi allievi di un tempo, adesso sparsi su tutti i fronti; e quelli di loro, più di trenta, che sono caduti e che celebrano l’eterno Natale al cospetto di Dio, sono uniti a noi e a tutta la chiesa di Cristo, più di quanto noi possiamo riconoscere e comprendere» (24 dicembre 1943).


Dio con noi

Per l'aggravarsi della posizione procedurale il detenuto di Tegel è trasferito nella prigione sotterranea della Gestapo 1'8 ottobre 1944, e da qui in avanti si sa poco. Bonhoeffer riesce a scrivere tre lettere, di cui una a Maria in occasione del Natale 1944: «Sono quasi due anni che ci aspettiamo, carissima Maria. Non scoraggiarti!» (19 dicembre 1944), con acclusa una poesia che termina con i versi: «Da potenze benigne meravigliosamente soccorsi / attendiamo consolati ogni futuro evento. / Dio è con noi alla sera e al mattino, / e con tutta certezza in ogni nuovo giorno»

Il 7 febbraio 1945 Bonhoeffer è trasferito in una prigione sotterranea ai margini del campo di concentramento di Buchenwald; il 3 aprile viene trasferito al sud, l’8 aprile Bonhoeffer varca i cancelli del campo di concentramento di Flossenbürg nell'alta Baviera, e, dopo un sommario processo durante la notte, è giustiziato per alto tradimento all'alba del 9 aprile 1945, assieme ad altri congiurati. L'epistolario ha un finale triste: si conclude con una cartolina postale inviata da Maria, alla ricerca di Dietrich, nei giorni in cui la Germania precipitava nel caos, a sua mamma Ruth von Wedemeyer, e spedita proprio da Flossenbürg in data 19 febbraio 1945: «Dietrich non è qui. Chissà dov'è finito», con il commento degli editori delle Lettere alla fidanzata: «Flossenbürg: il cancello del campo di concentramento, davanti al quale lei dovette tornare indietro delusa, sarebbe stato attraversato dal suo fidanzato sette settimane più tardi, al termine del suo ultimo viaggio»

Maria riceve notizia della morte di Bonhoeffer nel giugno 1945. Dopo il tragico epilogo la vita riprende: si iscrive a matematica nell'Università di Gottinga, continua gli studi negli USA, dove si stabilisce e dove muore, a Boston, il 16 novembre 1977. Irrequieta (due matrimoni e due divorzi, il passaggio alla chiesa episcopaliana), dedita ai figli, attiva fino a diventare unica dirigente donna della ditta Honeywell che opera nel settore dell'informatica, generosa ed esuberante, come sempre. Più avanti negli anni aveva espresso il desiderio di poter essere accanto a Dietrich «come la persona che sono ora». La sua posizione le permetteva di fare frequenti viaggi di lavoro a Londra e a Parigi (e a Milano, come mi informava nell’incontro di Ginevra), durante i quali si ritagliava alcune soste in Germania, dove ha desiderato di essere sepolta. La consistente Appendice apposta alle Lettere alla fidanzata dai due editori e curatori dell'opera porta anche ampi stralci dal suo Diario privato e serve a capire una storia singolare e un epistolario d'amore, che si intreccia all'epistolario teologico più letto del nostro secolo. Nella Postfazione il vecchio Bethge, il destinatario delle lettere teologiche di Resistenza e resa, non crede ai suoi occhi e confessa: «Questo volume è l’evento inatteso dei miei ultimi anni di vita».




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1839 

 


Dietrich Bonhoeffer - Maria Von Wedemeyer
Lettere alla fidanzata — Cella 92 (1943-1945)

(Queriniana 1994, 2012 
5)


 

 

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