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Ai piedi della croce
Amy-Jill Levine

Ai piedi della croce

I testimoni del Venerdì santo

Prezzo di copertina: Euro 24,00 Prezzo scontato: Euro 22,80
Collana: Itinerari biblici
ISBN: 978-88-399-2925-9
Formato: 13 x 21 cm
Pagine: 224
Titolo originale: Witness at the Cross. A Beginner’s Guide to Holy Friday
© 2023

In breve

«Al contempo erudito e personale, questo libro è la miglior risorsa tanto per una lettura contemplativa, quanto per uno studio di gruppo. Levine fa un lavoro magistrale, mostrando ai lettori ciò che ciascun evangelista enfatizza, le cose su cui vuole che riflettiamo più attentamente e quali sono gli interrogativi veri sulla nostra esperienza del mondo» (John S. McClure).

Descrizione

Con la sua sagacia, il suo buon senso e la sua vasta conoscenza del contesto storico delle Scritture, Levine fa rivivere davanti ai nostri occhi i personaggi che hanno assistito alla crocifissione, soffermandosi su ciascuno di essi per vedere, ascoltare e sentire come l’hanno vissuta, come ne sono stati trasformati.
«Levine fa un lavoro magistrale, mostrando ai lettori ciò che ciascun evangelista enfatizza, le cose su cui vuole che riflettiamo più attentamente e quali sono gli interrogativi veri sulla nostra esperienza del mondo» (John S. McClure). L’autrice non si limita a spiegare il testo, ma ne rivela la ricchezza rapportandolo ora alla storia, ora ad altre pagine della Scrittura, ora al contesto sociale dell’epoca. Sfida così ciò che credevamo di sapere e lo fa con un’ironia e una generosità di cuore che sono un’autentica benedizione.
Ai piedi della croce – al contempo erudito e personale, raffinato e spiritoso, oltre che ricchissimo di spunti meditativi – invita a lasciarsi trasformare dalla sinfonia teologica della croce, per una più profonda comprensione del Signore Gesù.

Recensioni

Una delle ultime fatiche della nota e prolifica autrice statunitense Amy-Jill Levine (pubblicata nel 2021 negli USA) e ora felicemente tradotta da Queriniana, che mette così a disposizione del pubblico italiano una preziosa e gustosa guida ai racconti evangelici della Passione. Leggere la passione di Gesù alla luce – e con gli occhi – dei vari personaggi coinvolti è una prospettiva sempre interessante. Quando poi chi scrive è una biblista decisamente competente, anche dal punto di vista storico, e per di più di origine e religione ebraica, l’interesse cresce di sicuro! Senza contare la verve di cui l’autrice fa sfoggio con eleganza, rendendo la lettura piacevole e stimolante.

Il libro tratta di tutti i personaggi presenti, in base ai racconti dei quattro vangeli, ai piedi della croce di Cristo. Nei sei capitoli centrali del libro sono così via via presentati la folla e i dileggiatori, i due ladroni, i soldati romani con il centurione, il discepolo amato, le donne e infine Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo.

Nelle conclusioni si parla di un personaggio particolare: il Dio di Israele, che si manifesta non tanto di persona, ma tramite gli elementi legati al mondo della natura (il velo squarciato, le tenebre, il terremoto).

L’autrice è attenta al retroterra biblico ed ebraico dei racconti, pur mostrando di conoscere molto bene anche le problematiche dell’esegesi cristiana, accennate in breve, ma mai in modo banale (per esempio: i racconti della passione sono solo cronaca oppure interpretazioni della complessa vicenda di Gesù?).

Similmente, e sempre molto accurata la lettura del testo evangelico, a partire dal quale sono descritti i vari personaggi, con una grande attenzione ai particolari. La scrittura è piacevole e semplice, il libro è molto informato ma non appesantito da note (peccato però che manchi una bibliografia); Levine esprime sempre un’interpretazione personale dei testi, quasi sempre condivisibile ed equilibrata.

Colpisce favorevolmente il tono colloquiale, con appelli diretti al lettore, chiamato a farsi interrogare da quanto i vangeli narrano. Un concreto punto di forza del libro si può individuare proprio nella capacità dell’autrice di lanciare spunti di attualità mai banali e sempre un po’ provocatori (ogni capitolo si conclude con un paragrafo intitolato «E ora?»). Per esempio, parlando dei due ladroni, Levine ricorda la propria esperienza di gruppi biblici in carcere, interrogandosi sul valore di colpa, riscatto, perdono.

Per concludere, si tratta sì un libro piacevole e utile, ben scritto e ricco di spunti esegetici profondi ed esposti con chiarezza. Un valido accompagnamento alla riflessione sui racconti della passione di Gesù.


P. Mascilongo, in Parole di Vita 3/2024, 56

La biblista statunitense Amy-Jill Levine (1956-), di religione ebraica, insegna NuovoTestamento e studi ebraici all’Hartford Seminary ed è docente emerito presso la Vanderbildt University di Nashville. È stata la prima donna ebrea a insegnare Nuovo Testamento al Pontificio Istituto Biblico e, nel suo volume, ricorda con piacere i corsi tenuti nel penitenziario locale, dove si è affezionata ai detenuti che si sono mostrati molto interessati ai vari temi biblici, soprattutto a quelli riguardanti la pena, il castigo, la pena di morte, la giustizia…

L’autrice studia i vari personaggi che i vangeli ritraggono presenti sotto la croce di Gesù nel momento della sua sofferenza, morte e sepoltura. In sei capitoli descrive quindi di seguito gli spettatori e i dileggiatori, le altre vittime, i soldati, il Discepolo Amato, le donne, Giuseppe di Arimatea e Nicodemo.

Il commento è agile, di taglio divulgativo, senza note a piè di pagina e bibliografia, spesso segnato da un tono colloquiale che cerca l’attualizzazione molto concreta nel vissuto del lettore con il quale l’autrice interloquisce direttamente. I testi non sono studiati a livello tecnico, ma esaminati nel loro complesso, estraendone il messaggio principale.

Levine mostra sensibilità critico-letteraria, e un amabile senso dell’umorismo ed è impegnata a eliminare teologie antisemite, sessiste e omofobiche. È membro di una sinagoga ebraica ortodossa. La studiosa ricorda più volte come i testi evangelici non vogliono essere dei resoconti cronachistici dei fatti, ma interpretazioni sempre più approfondite della persona di Gesù e degli eventi che lo riguardano, riletti sempre nuovamente alla luce delle Scritture, della vita di fede della comunità di riferimento e del ritratto di Gesù che ogni evangelista persegue nella sua opera.

Le Scritture di Israele e in modo particolare il Sal 22 e il Sal 69 – oltre al brano sul servo di YHWH di Is 53 – hanno aiutato nella comprensione più profonda degli eventi. Gesù condivide le sofferenze dei perseguitati, ma nel Vangelo di Giovanni si mostra anche totalmente padrone di sé. Di qui le discrepanze fra i vari racconti, le presenze e le assenze di vari personaggi. Facendo tesoro della sua formazione ebraica, l’autrice introduce alcune notazioni provenienti da testi rabbinici più tardivi rispetto al NT, senza dimenticare l’apporto di Flavio Giuseppe.

Spettatori, vittime, soldati

I Vangeli di Marco e di Matteo ritraggono Gesù abbandonato dai discepoli e deriso dai passanti, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, dai soldati e dalle altre vittime crocifisse. Si ripresenta la tentazione diabolica sulla messianicità di Gesù, che dovrebbe dimostrare la propria forza scendendo dalla croce e salvando i presenti.

Nel Vangelo di Luca alcuni spettatori non sono ostili e la folla guarda da lontano, tornando a casa battendosi il petto. Uno dei due concrocifissi riconosce l’innocenza di Gesù e chiede di essere ricordato quando Gesù entrerà nel suo regno. Viene quindi riconosciuta anche la signoria di Gesù.

Il Vangelo di Giovanni non raffigura alcuna derisione degli astanti, che sono rappresentati solo dal Discepolo Amato, da sua madre, da Maria di Magdala, da Maria madre di Clèopa e da un’altra donna (“la sorella di sua madre”, secondo l’autrice).

Solo nei sinottici un centurione si mostra ammirato di Gesù. Secondo Marco e Matteo riconosce in lui “un figlio di Dio”, mentre in Luca è riconosciuto come un “giusto”.

Discepolo Amato, donne, discepoli e simpatizzanti

Un capitolo è dedicato alla figura del Discepolo Amato (probabilmente il figlio di Zebedeo, secondo l’autrice), alla sua rappresentatività che si estende a ogni lettore e alla presenza della madre di Gesù sotto la croce, con il reciproco affidamento per una cura umana e spirituale.

Il paragrafo dedicato alle donne cerca di recuperare le varie presenze di donne che avevano accompagnato Gesù dalla Galilea. Secondo l’autrice, esse non seguivano Gesù in modo stabile come i Dodici ma lo supportavano come mecenati. Secondo i sinottici, almeno tre o quattro donne erano presenti sotto la croce, pur variando nei nomi. Diverse sono pure le presenze delle donne che vanno a visitare la tomba o vi si recano con l’intento di ungere il corpo di Gesù (peraltro già unto in precedenza…). Le donne si presentano più coraggiose dei discepoli, fuggiti tutti, secondo i sinottici. La menzione della madre di Gesù, interpellata come “donna”, la collega al segno di Cana per il dono del sangue e alla samaritana per quello dell’acqua viva dello Spirito.

Lungo la via verso il Calvario, le donne di Gerusalemme, solidali con Gesù e non semplici prefiche, son interpellate da Gesù per la loro conversione. L’autrice descrive anche la figura di Nicodemo come personaggio interessato a Gesù e, alla fine, solidale con lui, pur non riuscendo a fare il passo decisivo per diventare suo discepolo. Giuseppe di Arimatea, invece, da uomo ricco e stimato, viene diversamente descritto dai vangeli anche come membro del sinedrio, uomo buono, giusto, che non aveva votato perla condanna di Gesù, una persona che aspettava il regno di Dio e che diventa discepolo di Gesù, pur nascostamente per paura dei Giudei. Egli osa chiedere a Pilato “il corpo” di Gesù e lo ottiene (cosa che avveniva secondo l’autrice in occasione di compleanni degli imperatori…), dando onorevole sepoltura alla “salma” in un sepolcro da lui posseduto a Gerusalemme, aiutato da Nicodemo.

L’autrice afferma chiaramente i suoi dubbi sull’autenticità storica di queste figure, ma rimanda al messaggio che esse intendono trasmettere. Nel complesso, comunque, assegna al Vangelo di Giovanni la maggiore aderenza storica ai fatti.

Storie elaborate e testimoni narratori

La studiosa conclude il suo saggio con una menzione di altre presenze. Quella divina è dimostrata anche dalla natura. Lo squarciarsi del velo del tempio è interpretato, alla luce di Flavio Giuseppe, come lo squarciarci dell’universo. Nulla sarà più come prima. Lo squarciamento è segno che Dio è presente presso la croce e piange per la perdita del suo prezioso figlio. Nella tradizione ebraica il lutto si esprime, infatti, strappando un lembo di vestiario.

Il buio è spiegato al meglio con il rimando al giorno del giudizio descritto da Am 8,9-10. Il buio, associato al giorno del giudizio e soprattutto in riferimento al lutto per un figlio unico, aveva colpito i primi seguaci di Gesù. Le rocce spezzate, il terremoto e la risurrezione dei santi sono, infine, indizio che l’era messianica è in ogni caso iniziata, in attesa della risurrezione universale dei morti seguita dal giudizio universale.

Oltre ai soldati, la studiosa non può stabilire con certezza chi era presso la croce. I racconti evangelici intendono comunque invitare i lettori a immedesimarsi nei vari personaggi, domandandosi cosa avrebbero potuto fare o non avrebbero fatto se fossero stati presenti. I lettori sono invitati a diventare a loro volta testimoni, sapendo riconoscere comunque la presenza di Gesù e di Dio non solo nelle aule dei templi e delle sinagoghe, ma nella ferialità della vita quotidiana, che presenta carcerati, anziani, ammalati, poveri, morti da onorare, guerre da evitare, giustizia da perseguire in vista del recupero della persona…

Levine ricorda che i racconti evangelici hanno avuto una lunga storia di elaborazione, “manipolazioni interpretative”, trasformazioni, omissioni, integrazioni, approfondimenti… Invece di perdere troppo tempo a stabilire chi erano esattamente i testimoni sotto la croce, cosa abbiano detto o fatto, la studiosa incoraggia a lasciarci interpellare dalle loro storie e ad accorgerci come esse ci cambiano. A quel punto saremo noi a raccontarle.

Il testo di Levine è scorrevole e coinvolgente per l’investimento anche affettivo che la studiosa mostra nei confronti del testo, ma anche verso le persone che incontra nel suo lavoro accademico e nella vita quotidiana.


R. Mela, in SettimanaNews.it 30 marzo 2023

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