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La Chiesa e i divorziati risposati
Eberhard Schockenhoff

La Chiesa e i divorziati risposati

Questioni aperte

Prezzo di copertina: Euro 22,00 Prezzo scontato: Euro 20,90
Collana: Giornale di teologia 372
ISBN: 978-88-399-0872-8
Formato: 12,3 x 19,3 cm
Pagine: 264
Titolo originale: Chancen zur Versöhnung? Die Kirche und die wiederverheirateten Geschiedenen
© 2014

In breve

La chiesa, sostiene il moralista tedesco Eberhard Schockenhoff, dovrebbe offrire un triplice aiuto ai credenti interessati dal fallimento del proprio matrimonio o alle persone risposate in cerca di una riconciliazione con la storia della loro vita: dovrebbe accelerare il procedimento ecclesiastico di nullità; ammettere, a condizioni accessibili, ai sacramenti; tollerare un secondo matrimonio civile come via d’uscita responsabile dal vicolo cieco prodotto dalla rottura del primo matrimonio.

Descrizione

A chi fallisce nella vita quale aiuto offre la chiesa cattolica? Certamente il divorzio è un fallimento nella vita. Prima ancora che papa Francesco formulasse il problema a livello magisteriale, la morale cattolica aveva già affrontato il tema dei divorziati risposati nel contesto di una teologia del fallimento. Di qui nasce questo saggio, il cui scopo è quello di intravedere delle aperture, delle possibilità concrete per essere riaccolti nella chiesa.
Questo libro è in definitiva un appello ai rappresentanti ufficiali della chiesa perché non chiudano gli occhi di fronte al crescente numero di fedeli divorziati e risposati. La severa prassi osservata fino ad oggi tende a condannare e a scoraggiare. E oscura la pretesa del vangelo di essere un messaggio di misericordia e di servizio alla vita.
Ora il problema è stato posto a livello magisteriale e questo libro, edito in prima edizione nel 2011 e giunto alla seconda edizione in meno di un anno, in Germania, si colloca con autorevolezza nel dibattito in corso.

Recensioni

El tema de los divorciados vueltos a casar lo había planteado el Papa a la Iglesia para ser estudiado en el Sínodo sobre la Familia. Se trata de analizar la posibilidad de que los que han vuelto a casarse por lo civil puedan acercarse de nuevo a la Eucaristía. Llama la atención el rechazo tan grande que se ha levantado contra esta iniciativa, por parte, incluso, de algunos cardenales y obispos, como si se tratara de una doctrina, que pone en peligro la fe de la Iglesia y que no admite otra interpretación que la práctica actual. Somos muchos también los que creemos y deseamos una nueva interpretación, para superar este rigorismo, que nos acerque más al talante de Jesús. Es un problema que ha estado presente, desde los comienzos de la Iglesia, y que todavía no ha sido resuelto de manera definitiva.

El libro que presentamos es un estudio serio y bastante completo sobre toda esta problemática. Junto a la praxis actual de la Iglesia y sus dificultades, se analizan otras propuestas con sus razones. La doctrina del evangelio sobre el divorcio, algo más compleja de los que algunos se creen. A lo largo de la tradición, se pueden observar las diferentes interpretaciones que se han dado en la historia. Es verdad que el amor auténtico tiene una nostalgia de perpetuidad, que puede purificarse por las crisis y dificultades, pero no siempre se puede evitar el fracaso. A Dios hay que encontrarlo más allá de nuestros fallos. La Iglesia, como comunidad de reconciliación, tiene que buscar los caminos para que todo pecador arrepentido pueda reconciliarse en la mesa del Señor.

Un libro que debería ponerse también al alcance de la lengua española.


E. López Azpitarte, in Archivo Teológico Granadino 78 (2015) 317

Tra la dottrina della chiesa sul matrimonio e la sua proposta disciplinare nella pastorale non tutto procede bene. Si avverte qualche difficoltà. Se poi ci si sporge sulla vita pratica dei cristiani si avverte affanno e un'inquietudine che spiazza. Papa Francesco si è fatto carico di questo, facendo emergere la questione e invitando tutti a farsene carico tematizzandone i risvolti in ben due sinodi: quello del 2014, straordinario, e quello ordinario di quest'anno. Un segno dei tempi che non va disatteso, anche perché la chiesa nel corso della storia ha sempre regolato il matrimonio sulla base dei problemi che di volta in volta emergevano. In aggiunta la disciplina attuale non sembra essere così sicura se lo stesso papa Francesco ha avvertito il bisogno di un doppio sinodo. La discussione come sappiamo è apertissima e scottante e ripercorrerla qui non serve. Va constatato, tuttavia, che se il magistero se ne fosse fatto carico a suo tempo si sarebbero evitati quei toni marcati e allarmati che oggi non aiutano certo la riflessione né facilitano l’emergenza delle risposte. È una sensazione questa che si ricava dalla lettura dei primi tre capicoli di questo libro che E. Schockenhoff - professore di teologia morale a Friburgo, esperto di etica, allievo fra gli altri di K. Demmer, A. Auer e già assistente di W. Kasper all’università di Tubinga - ha edito in tedesco nel 2011 e riedito nel 2012. Sono i capitoli nei quali compie un'approfondita disamina della situazione dei divorziati risposati nell'ambito della pastorale ecclesiale, avviando poi la sua riflessione interrogandosi «se e in che modo nella chiesa possa esserci una possibilità di riconciliazione per i credenti divorziati e risposati» (p. 6). L'autore prosegue la ricerca interrogando le motivazioni che suffragano la disciplina della chiesa sviluppando una interessante e ben documentata analisi delle testimonianze bibliche (cap. 4) e della tradizione (cap. 5). Ne ricava una serie di considerazioni sistematiche sul «matrimonio come comunità di vita personale» (cap. 6) e un affondo interessante e rilevante sul piano teologico per una «teologia del fallimento» (cap. 7), che merita un'attenta lettura in quanto non si attarda sul versante morale del tema, ma impegna direttamente la «teologia» e la nostra esperienza di fede. Da qui sgorga direttamente la testimonianza biblica dell'amore misericordioso di Dio; un tema che è diventato capitale nella riflessione e nella prassi pastorale di papa Francesco e che riverbera massicciamente nelle argomentazioni dei vari testi sinodali. È su questa base, poi, che l'autore sviluppa la sua proposta presentando la chiesa come «comunità di riconciliazione» (cap. 8). Passando poi ad analizzare l'esperienza dei divorziati l'autore «solleva la questione della competenza della coscienza quale ultima istanza di giudizio della condotta di vita di una persona» (p. 187) riflettendo sul concetto di colpa personale nella distruzione del proprio matrimonio (cap. 9). Va ripensata poi la concezione del contratto matrimoniale e «l'attuale teologia del matrimonio come emerge dal diritto canonico (cap. 10) e va incentivato il recupero dell'eucaristia come «banchetto dei peccatori» (cap. 11). Nelle «tesi conclusive» (cap. 12), infine, Schockenhoff suggerisce che «per rendere più facile alle persone direttameme toccate dal fallimento del matrimonio o alle persone risposate la riconciliazione con la storia della loro vita, la chiesa dovrebbe offrire un triplice aiuto» (p. 241): a) accelerare i procedimenti di nullità; b) ammettere i divorziati risposati ai sacramenti «a condizioni accessibili»; c) tollerare un secondo matrimonio civile. Come si può notare, alcune posizioni dell'autore sono abbastanza radicali e vanno in ogni caso approfondite, tuttavia offre non pochi spunti che hanno trovato accoglienza non solo nei dibattiti sinodali del 2014 e 2015, ma anche in alcune decisioni positive (cf. ad esempio, il recente «motu proprio» di papa Francesco Mitis iudex Dominus Iesus sulla riforma del processo canonico per le cause di nullità). Ritengo opportuno segnalare alcuni suggerimenti pratici che l'autore offre a quanti operano nelle parrocchie e che concretamente sono chiamati ad attuare quella cura «pastorale» misericordiosa così tanto invocata ma ancora così tanto negletta. Si tratta dell'invito a trovare adeguadi «segni liturgici» - non durante la fase di separazione ma dopo che chi ha divorziato ha intrapreso un nuovo cammino - «che rendono accessibile la forza spirituale della fede» e la «benedizione di Dio per il progetto di vita che stanno condividendo», con l'avvertenza, però, che «l'azione liturgica del sacerdote deve essere chiaramente riconoscibile ed essere inquadrata nel contenuto della predicazione della chiesa» (pp. 250-253). È un capitolo, quello celebrativo della liturgia, che dovrà essere ripensato e gestito con acume e responsabilità. Il volume sollecita quindi diversi ambiti della teologia e della pastorale.


D. Passarin, in Credere Oggi 209 (5/2015) 137-139

Este es un libro valiente que hace una defensa clara de la necesidad de un cambio de praxis en la Iglesia en la cuestión de los divorciados vueltos a casar. El autor, uno de los mejores teó1ogos morales del momento, Eberhard Schockenhoff, es profesor de teología moral en la Universidad de Friburgo y comienza su libro con un juicio sin ambigüedades: «La exclusión de los sacramentos a los creyentes divorciados y vueltos a casar, mientras el primer esposo está vivo, debe ser entendido -que es lo que quiere probar la reflexión de nuestro libro- como el resto de un rigorismo moral que oscurece la afirmación del evangelio a ser un mensaje de liberación, de servicio a la vida y consuelo» (p. 6). Comienza la introducción planteando unas páginas sobre las dudas tardías de San Agustín en De aldulterinis coniugiis (419) sobre la menor culpa de la mujer inocente repudiada que se vuelve a casar y la sorprendente concesión de tolerar un segundo matrimonio si se vive en perfecta continencia (pp. 14-16). El autor va directamente al asunto centrai del libro planteando en unas pocas páginas los motivos del Magisterio para no admitir a los divorciados vueltos a casar a los sacramentos (pp. 17-19) para, en un segundo capítulo, abordar la «incongruencia y contradicción» de la praxis de la Iglesia y las razones dadas por el Magisterio –concebirlas como pecado grave pennanente o público adulterio, la exclusión injusta del cónyuge inocente, la discutible excepción de la renuncia a la consumación sexual en relación difícilmente compatible con la exhortación paulina a no separarse los cónyuges por mucho tiempo (1 Cor 7,5), etc. (pp. 20-29). Como consecuencia de lo anterior, desarrolla en el tercer capítulo, una propuesta de cambio de la praxis actual basada en diversas reflexiones: cuando hay dudas sobre la validez del primer matrimonio y es difícil de demostrar, cuando la unión de vida y entrega recíproca (tal como es caracterizada por el Concilio) se ha roto - «ha muerto el matrimonio»-, la posibilidad de una admisión oficial a la eucaristía por un camino extrajudicial o en base a una decisión de la conciencia de la persona interesada cuando se dan determinadas circunstancias (el matrimonio civil ha dado buenos resultados, es una comunidad de vida y amor que permanece largo tiempo, ha adquirido nuevas obligaciones recíprocas y no puede disolverse sin caer en nueva culpa, etc.) y siguiendo el ejemplo de la Iglesia ortodoxa. Los capítulos cuatro y cinco abordan el tema desde la Biblia (cláusula de Mateo, privilegio paulino, etc.) y la Tradición (donde analiza también una tradición «secundaria» de cierta flexibilidad y tolerancia y el espacio de maniobra de la Iglesia a la luz del patrimonio de una tradición no siempre uniforme). El capítulo seis realiza de modo brillante y sugerente una reflexión sistemática del matrimonio como comunidad de vida personal donde integra elementos tan claves como el amor, la decisión, el significado positivo de las crisis y la corrección de las decisiones y la posibilidad de fracaso. El capítulo siete desarrolla ampliamente una «teología del fracaso» siguiendo los magníficos trabajos de diversos teó1ogos de finales del s. XX como D. Sölle, D. Mieth, J. Werbick, G. Fuchs y D. Eckmann. Esta teología ni es un elogio del fracaso ni una idealización del fracaso sino una consideración de enorme profundidad a la luz de la muerte y resurrección de Cristo y del amor incondicional de Dios por todos los hombres. Los capítulos restantes del libro son breves y sugerentes: la Iglesia como comunidad de reconciliación (cap. 8), la referencia a la conciencia «responsable» (cap. 9), el concepto canónico de matrimonio y sus dificultades (cap. 10) o el banquete de los pecadores (cap. 11) donde aborda el tema de la eucaristía y los pecadores a la luz de los divorciados vueltos a casar con gran creatividad. Las conclusiones son tan claras como el resto del libro: necesitamos acelerar los procedimientos de nulidad del matrimonio, invitar a los sacramentos y pedir o rogar la bendición de Dios. Estamos ante un libro necesario para obispos, sacerdotes y laicos implicados en la pastoral matrimonial y en el acompañamiento a divorciados vueltos a casar. Un libro actual, abierto al diálogo, riguroso con las fuentes de la teología, profundamente cristiano, un libro que habría que traducir a nuestra lengua castellana para que muchos más se beneficiaran de sus reflexiones.


J. De la Torre Díaz, in Estudios Eclesiasticos vol 90 (2015) n. 354, 603-604

«Il Sinodo straordinario sulla famiglia è in pieno svolgimento: emergono le diverse linee e proposte pastorali, soprattutto per le coppie 'irregolari', in particolare per lo spinoso problema dei credenti divorziati. È vero che la questione dei divorziati risposati in realtà è solo un problema secondario nel più ampio tema "matrimonio e famiglia", ma in essa s'incontrano molte linee problematiche dell'annuncio della Chiesa. Si tratta di questioni fondamentali quali il matrimonio come comunità personale, la portata della responsabilità della coscienza personale e la Chiesa come comunità. Tutti temi che il teologo Schockenhoff, uno dei maggiori moralisti contemporanei, affronta nel volume edito da Queriniana. Ripercorrendo i passi biblici sul matrimonio e la tradizione della Chiesa del primo millennio, l'A. individua quali siano i margini per superare il rigorismo e accogliere con più attenzione la prassi delle Chiese d'Oriente, mai condannata dal magistero cattolico. Basti pensare come il Concilio di Trento, che ha ri-affermato l'indissolubilità del matrimonio, non ha rigettato, volutamente, la soluzione ortodossa. Anche per il teologo tedesco, il principio fondamentale è la sacramentalità e l'indissolubilità del matrimonio; però egli tiene a evidenziare che il cammino di una fede che si misura con la storia non può non tenere presente l'eventualità del fallimento umano, così com'è ampiamente documentato nel Primo e nel Nuovo Testamento. Perché allora - si domanda Schockenhoff – la Chiesa dovrebbe tradire l'insegnamento di Gesù sul matrimonio quando rimane fedele alla sua missione di proclamare a tutti la misericordia di Dio e offrire la riconciliazione anche alle 'situazioni limite', come i divorziati risposati? L'annuncio di Gesù della venuta del regno di Dio non può essere ridotta a una norma di legge sulla indissolubilità del matrimonio. Nel suo messaggio, ribadisce l'A., la parola della fedeltà e la parola del perdono stanno l'una accanto all'altra senza contraddirsi. Con Gesù abbiamo imparato che Dio non allontana mai la persona da sé, anzi, come il padre misericordioso, è lui stesso che viene incontro. Così la Chiesa si configura come comunità di riconciliazione che alle cadute e agli errori preferisce anteporre la mano per rialzarsi e ripartire, con un impegno che sa differenziare le situazioni, come suggerisce Giovanni Paolo II in Familiaris consortio. Si deve supporre che alla base stia una retta coscienza, capace di operare un discernimento sincero della propria parte di colpa nella rottura e nell'impossibilità di ricomporre l'unione precedente. Se avviene questo percorso, per Schockenhoff la porta è aperta per riaccedere ai sacramenti, in particolare all'Eucaristia. Essa, infatti, ha molti aspetti che non dovrebbero essere nettamente separati o contrapposti in modo lacerante: l'Eucaristia è la realizzazione dell'opera salvifica di Gesù Cristo, segno dell'unità della Chiesa, incontro personale con Gesù e la mano tesa con la quale Dio invita i peccatori alla riconciliazione. La mensa del Signore è, infatti, l'invito a partecipare alla festa di coloro che si riconoscono peccatori, per diventare, grazie alla Misericordia divina, degni di riceverLo».


In Presbyteri 8/2015

«[…] La questione dei divorziati risposati nella Chiesa non può essere compresa soltanto come un problema da risolvere quanto prima e il meglio possibile, ma anche come un'opportunità per ripensare, da parte dei soggetti coinvolti, la propria esistenza e, da parte della Chiesa, la propria funzione pastorale in quanto comunità di riconciliazione. In questo senso il saggio di Schockenhoff offre non pochi spunti, che possono sollecitare o sostenere ulteriori auspicabili approfondimenti».


S. Mazzolini, in La Civiltà Cattolica 3961 dell’11 luglio 2015, 97-99

«Una interessante e ben documentata risorsa, connotata da notevole spessore teologico, afflato pastorale ed equilibrio nella proposta di soluzioni praticabili. Costante appare la giusta attenzione alla tutela dei valori indiscussi della fedeltà coniugale e dell’indissolubilità del matrimonio, senza però offuscare il messaggio della misericordia divina e della missione riconciliatrice della chiesa».


G. Del Missier, in Studia Patavina n. 1/2015 pp. 228-231

«Le riflessioni sviluppate da Schockenhoff intendono proporre alcuni criteri per una saggia prassi pastorale verso coloro che si presentano in situazione di irregolarità per chiedere i sacramenti. Un testo che letto e valutato nel suo insieme, consente di comprendere adeguatamente le sfide e il futuro della famiglia, i quali inquadrati e proiettati in un grande affresco pastorale sollecitano tutta la comunità dei credenti a un’attitudine più coraggiosa, in linea con quell’atteggiamento «in uscita» tanto caro a papa Francesco e che nel suo magistero non si stanca mai di ripetere».


C. Caltagirone, in Ricerche Teologiche 2/2014 pp. 436-437