14/10/2014
298. INTERVISTA A EBERHARD SCHOCKENHOFF,
AUTORE DI 'LA CHIESA E I DIVORZIATI RISPOSATI'
di Iacopo Scaramuzzi (Vatican Insider)
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Schockenhoff

In vista del sinodo straordinario sulla famiglia, emergono polemiche tra cardinali in particolare sulla possibilità di concedere l’eucaristia alle coppie di divorziati risposati. È possibile, a suo avviso, superare le differenze? Come si possono tenere insieme l’indissolubilità del matrimonio e la misericordia di Dio, la pastorale e il magistero, l’eucaristia come “segno dell’unità della Chiesa” e come “mezzo della grazia” (Unitatis redintegratio)?


L'indissolubilità del matrimonio non è seriamente messa in questione da nessuno nella Chiesa, neanche da coloro che chiedono un cambiamento nella prassi ecclesiale di escludere dai sacramenti i credenti che vivono in un secondo matrimonio civile. Non si pone in questione l'ideale di un matrimonio riuscito, basato sulla lealtà reciproca e l’amore affidabile, quando non si prende in considerazione la realtà del fallimento con il quale tanti credenti nella loro vita devono fare i conti. Perché la Chiesa dovrebbe tradire l'insegnamento di Gesù sul matrimonio quando rimane fedele alla sua missione di proclamare a tutti la misericordia di Dio e offrire la riconciliazione anche ai divorziati risposati? L'annuncio di Gesù della venuta del regno di Dio non può essere ridotta a una norma di legge sulla indissolubilità del matrimonio. Nel suo messaggio la parola della fedeltà e la parola del perdono stanno l’una accanto all’altra senza contraddirsi. L'Eucaristia ha molti aspetti che non dovrebbero essere nettamente separati o contrapposti in modo lacerante: essa è la realizzazione dell'opera salvifica di Gesù Cristo, segno dell'unità della Chiesa, incontro personale con Gesù e la mano tesa con la quale Dio invita i peccatori alla riconciliazione. Questa ricchezza di significato dell'Eucaristia viene distrutta se vi si vede soltanto una sorta di ricompensa per coloro che, a causa della conformità della loro vita con singole norme morali, possono esservi ammessi.



Sebbene la questione dell’eucaristia ai divorziati risposati non sia l’unico problema del sinodo, esso è al centro del dibattito. Perché? Non è esagerato? Oppure: cosa contiene questa questione? Cosa nasconde?

La questione dei divorziati risposati in realtà denomina solo una questione secondaria nel più ampio tema "matrimonio e famiglia", ma in essa si incontrano molte linee problematiche dell’annuncio della Chiesa. Si tratta di questioni fondamentali quali il matrimonio come comunità personale, la portata della responsabilità della coscienza personale e la Chiesa come comunità di riconciliazione. Sullo sfondo di questi principi positivi del magistero della Chiesa l’esclusione permanente di una persona che vive un secondo matrimonio civile mentre il primo coniuge è ancora in vita sembra una sanzione di diritto ecclesiale priva di misericordia, che non contribuisce alla credibilità dell’annuncio della Chiesa.



Molti cattolici non capiscono l’insegnamento della Chiesa sulla sessualità, in particolare sulla contraccezione, e non capiscono il concetto di legge naturale. Cosa possono fare i vescovi: confermare le regole? Spiegare meglio le regole? Cambiare le regole?

Il concetto di "legge naturale", come il precedente Papa Benedetto XVI ha spesso sottolineato nelle sue pubblicazioni su questo tema, è diventato nel presente fraintendibile. Dovrebbe in realtà sottolineare il carattere universale dell’ethos cristiano e le sue esigenze, viene però valutato dall'esterno come una questione cattolica specifica che semmai può vincolare i credenti cattolici che sottostanno all’autorità del suo magistero. Nel campo dell'etica sessuale la legge naturale viene compresa in una maniera statica che rischia di porre unilateralmente in primo piano lo strato di base biologico della natura umana. Si è presupposta una interpretazione della sessualità umana che ha visto solo la riproduzione come suo destino naturale. Conseguentemente sono stati considerati come disordinati e illeciti tutti i comportamenti capaci di impedire il raggiungimento di questo scopo naturale, come la masturbazione maschile, gli atti omosessuali e anche il controllo artificiale delle nascite. La riduzione della profondità di significato della sessualità umana alla dimensione procreativa non tiene conto con le prospettive dischiuse oggi dalle discipline umanistiche. Esse parlano dell’uomo come di un essere sessuale e distinguono diverse dimensioni del significato della sessualità. Soprattutto, la sua importanza per il successo delle relazioni umane (dimensione relazionale), il valore intrinseco dell’esperienza sessuale (dimensione del piacere) e la possibilità di dare vita ai bambini e di assumere insieme la responsabilità genitoriale (dimensione procreativa). Il messaggio del sinodo straordinario sulla famiglia dovrebbe rendere chiaro che la Chiesa rappresenta una visione positiva sui temi della sessualità, dell'amore e del matrimonio, che tiene conto di tutte queste dimensioni e che prende sul serio l'esperienza di vita dei credenti. Non è quindi sufficiente spiegare meglio le norme esistenti, in quanto ciò confermerebbe il sospetto che la Chiesa sia immobile ed avulsa dalla realtà.



Non è artificiale la distinzione tra pastorale e dottrina? Non vede il rischio che la Chiesa si divida in due Chiese: una Chiesa della misericordia e una Chiesa delle regole, una Chiesa ideologica e una Chiesa “ospedale da campo”, una Chiesa che consola e una Chiesa che sanziona?

Si può ragionevolmente distinguere tra le esigenze degli insegnamenti della Chiesa e quelle di una pastorale che tiene conto delle esigenze umane, come prevede il vecchio adagio che si condanna il peccato e si perdona il peccatore. La pastorale e la dottrina non devono però contraddirsi. Non è dunque sufficiente voler eliminare il dubbio su singoli problemi di dottrina morale della Chiesa con un'interpretazione più flessibile nel ministero pastorale. Tale evasione dai problemi irrisolti sul piano dottrinale porta nel tempo solo a vivere l’insegnamento della Chiesa nel suo insieme come rigido e non credibile. La reciproca deriva di una Chiesa della dottrina e una Chiesa della vita purtroppo c’è già da tempo. Alcuni parlano di un distacco crescente tra la cosiddetta Chiesa ufficiale e la Chiesa dei fedeli. Il termine "Chiesa ufficiale" crea così tanta confusione che si dovrebbe cancellare dal vocabolario. Suggerisce cioè che vi sarebbe una vera e propria Chiesa fatta dagli ufficiali, mentre i credenti apparterrebbero solo ad un cerchio esterno della Chiesa. L’idea che i vescovi vivano in alcuni paesi a grande distanza dai fedeli e costituiscano una sorta di società parallela nella Chiesa non corrisponde al loro mandato né all’ammonimento di Papa Francesco di prestare attenzione alle questioni che effettivamente muovono i fedeli.



“Dopo la Humanae Vitae e la Familiaris Consortio la dottrina della Chiesa cattolica si è trovata legata quasi esclusivamente ad una determinata scuola di teologia morale, costruita su una propria interpretazione della legge naturale”, ha scritto il vescovo di Anversa Johan Bonny. Cosa ne pensa? Bisogna recuperare il Concilio vaticano II? E come?!!

Soprattutto l'insegnamento della Chiesa sul controllo artificiale delle nascite ha bloccato nel corso degli ultimi decenni la ricezione delle affermazioni positive del Vangelo sulla vocazione di ogni essere umano ad amare. Non basta neppure scambiare semplicemente l’interpretazione della legge naturale fin qui invalsa con un nuovo tipo di argomentazione personalistica fintantoché non si è disposti a imparare da questo cambiamento di paradigma anche necessarie conseguenze per quanto riguarda la valutazione delle singole questioni normative.


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EBERHARD SCHOCKENHOFF, 1953, sacerdote, ha studiato teologia a Tubinga e a Roma, sotto la guida, fra gli altri, di Kl. Demmer, A. Auer, W. Kasper. Docente di teologia morale all’Università di Friburgo e membro della Commissione tedesca per l’etica (Deutscher Ethiksrat), è considerato uno dei maggiori moralisti contemporanei. Autore di numerose pubblicazioni su questioni fondamentali di etica e di problemi pratici di etica medica, con Queriniana ha pubblicato: Etica della vita. Un compendio teologico (BTC 1997); insieme a Chr. Florin, La coscienza. Istruzioni per l’uso (GdT 2010); La Chiesa e i divorziati risposati. Questioni aperte (GdT 2014).



© by Vatican Insider, 5 ottobre 2014
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Editrice Queriniana, Brescia (UE)  



Eberhard Schockenhoff  
LA CHIESA E I DIVORZIATI RISPOSATI
Questioni aperte


Editrice Queriniana, Brescia 2014
Giornale di teologia 372
pagine 264

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