15/03/2024
555. LA SEMPLICITÀ È UN'ARTE CHE VA PRATICATA di Mariel Mazzocco
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Ospitiamo sul nostro blog Mariel Mazzocco, intervistata dalla nostra Redazione in occasione dell’uscita del suo libro Elogio della semplicità lo scorso febbraio. La prof.ssa Mazzocco si presenta e ci racconta la nascita e il contenuto del suo bel testo, che non possiamo che consigliare alle nostre lettrici e ai nostri lettori: un linguaggio semplice ed evocativo, per dire con chiarezza concetti profondi.

 

  1. Come nasce questo libro, da quale stimolo? Qual è la sua preistoria, nella storia dell’autrice?

In un ciclo di seminari e corsi tenuti a Ginevra e Losanna intorno al 2018 evocai spesso il tema della semplicità intrecciandolo al tema della spiritualità e diverse persone del pubblico mi consigliarono di scrivere un libro sulla semplicità, tema che trovavano essere di grande pertinenza nel mondo attuale. Ma al tempo avevo altre priorità poiché ero impegnata nella redazione del mio libro Le Joyau de l’âme (Albin Michel, 2019). Durante la pandemia da covid-19 mi fu proposto di scrivere una sorta di introduzione alla spiritualità: quando mostrai i primi capitoli all’editore ci rendemmo conto che in realtà stavo scrivendo un libro sulla semplicità! In mezzo alla cacofonia e al silenzio assordante di quel periodo, ho visto nascere spontaneamente la semplicità in mezzo alle parole appuntate su un foglio bianco (benché io sia un’amante della tecnologia, la mia prima bozza è sempre scritta a mano, forse è quella l’esperienza più autentica della semplicità che conosco: la scrittura come esperienza spirituale). Il libro è stato scritto di getto nell’arco di pochi mesi, a Bergamo, durante l’inverno del 2021 (lì ero rimasta bloccata durante il secondo lockdown) e a Ginevra (dove risiedo e lavoro da molti anni), durante la primavera dello stesso anno.


  1. Quali nuove prospettive apre la lettura del suo testo? Davvero nell’epoca della complessità è possibile tornare semplici?

Non possiamo tornare semplici poiché non siamo semplici… Già Aristotele diceva che la natura umana non è semplice. Quanto alla semplicità infantile che talvolta rimpiangiamo, essa è sprovvista di esperienza e discernimento critico. Possiamo invece diventare semplici, apprendere la semplicità. La semplicità va praticata, è un’arte, l’arte di comporre e creare l’unità servendosi della molteplicità e varietà che ritma il mondo. Essere semplici significa apprendere ad abitare pienamente l’istante presente, aprirsi al reale senza condizionamento alcuno, essere capaci di scorgere qualcosa di straordinario anche in un evento o dettaglio ordinario.


  1. Se dovesse riassumere il messaggio del suo libro in una sola frase, quale sarebbe?

Un invito a percorrere le strade della libertà interiore alla ricerca dell’Essenziale.



  1. Con quale personaggio, del presente o del passato, le piacerebbe discutere delle tematiche che il suo testo affronta?

Mi piacerebbe poter parlare con Marguerite Porete, bruciata sul rogo per eresia il primo giugno del 1310, in Place de Grève a Parigi, un paio di settimane dopo l’esecuzione di cinquantaquattro Templari. Autrice di un manoscritto, Lo specchio delle anime semplici, che malgrado la condanna è riuscito a sopravvivere e ad attraversare i secoli, Marguerite Porete, donna laica e indipendente, fu uccisa per aver rivendicato la sua libertà di espressione. Le pagine profonde ed esigenti del suo libro ci insegnano la lezione più importante, ossia che l’amore e la libertà non hanno un perché.

  1. Può portare con sé, sulla famosa isola deserta, solo cinque libri. Quali?
  • Il diario di Etty Hillesum, le cui pagine ci ricordano che la gioia è sempre possibile e a portata di mano anche quando la speranza vacilla.
  • Il Pellegrino cherubico del mistico del Seicento Angelus Silesius, perché nel paradosso si nasconde la verità.
  • Le Poesie di Emily Dickinson, la quale invita ad abitare la possibilità, sempre e comunque.
  • L’insostenibile leggerezza dell’essere di Milan Kundera, perché tutto è racchiuso nel titolo.
  • Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen, perché anche nell’era dell’intelligenza artificiale il romanticismo non passerà mai di moda.

Mi sia consentito di aggiungerne un sesto (occupa poco spazio, ma apre mondi infiniti): un dialogo di Platone, Il Fedro. In realtà, di fatto, non avrei bisogno di portarne con me un esemplare cartaceo: dal 1999 lo rileggo ogni anno (anche in greco antico); ormai le sue parole sono stampate nella mia anima.


  1. Su cosa sta lavorando in questo periodo? Su quale argomento le piacerebbe scrivere o le sembra necessario scrivere, in un futuro prossimo?

Da alcuni anni le questioni di genere sono al centro delle mie riflessioni, così come della mia attività di ricerca e di insegnamento; in quanto filosofa, docente universitaria, ma soprattutto in quanto donna, sento l’urgenza e la necessità di scrivere un libro che possa contribuire a liberare le persone dai condizionamenti socio-culturali che impediscono loro di essere pienamente se stesse.



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