15/12/2023
549. OLTRE IL "MASCHIO ALFA" Quattro ambiti di mutazione della relazione uomo­-donna di Luca Castiglioni
Ingrandisci carattere Rimpicciolisci carattere

Le recenti cronache italiane, nella loro tragicità, portano alla ribalta per l’ennesima volta una figura tossica di maschio egocentrico e possessivo. Anche negli ultimi anni, con i suoi libri e i suoi periodici, Queriniana ha accostato dal punto di vista teologico e tangenzialmente agli studi critici sulle maschilità (Men’s Studies) questo nodo problematico. Il fascicolo 2/2020 di Concilium, per esempio, metteva al centro dell’attenzione quelle nozioni di genere che si pongono al crocevia di un insieme di sistemi di dominio a incastro: strutture di potere come il patriarcato, il suprematismo bianco, il colonialismo, l’eteronormatività. Durante l’anno dedicato da Francesco alla figura san Giuseppe, Antonio Autiero e Marinella Perroni hanno curato un «Giornale di teologia» che sollecitava a ripensare la maschilità e i suoi costrutti abituali, ospitando in particolare i contributi di Michela Murgia, Cristina Oddone, Paolo Naso e Daniele Bouchard (cui rimandiamo il lettore). Da ultimo, anche Luca Castiglioni, nelle pagine conclusive del suo apprezzato Figlie e figli di Dio, fa intervenire le risorse proprie della teologia (e dell’antropologia teologica, in particolare) là dove affronta «quattro ambiti di mutazione della maschilità». Lasciamo a lui stesso la parola, che può rivelarsi preziosa per dare un senso agli eventi che ci toccano da vicino, non solo emotivamente:

 

 <a title="Sarahmirk, CC BY-SA 4.0 &lt;https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0&gt;, via Wikimedia Commons" href="https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Toxic_Masculinity.jpg"><img width="512" alt="Toxic Masculinity" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/4/43/Toxic_Masculinity.jpg/512px-Toxic_Masculinity.jpg"></a>



a) Per quanto concerne i tratti inutilmente violenti che il distacco dall’orizzonte materno ha assunto nella nostra cultura, si è visto che le Scritture valorizzano non solo l’autorità positiva delle madri tramite figure esemplari dei due Testamenti, ma anche la collaborazione tra i genitori del bambino. Questa intesa reciproca, radicata nella fede, è un formidabile aiuto per lo sviluppo armonioso della nuova vita. Sulla stessa scia le Scritture indicano chiaramente come evitare le relazioni fusionali – dovute alla bramosia, con la sua carica di violenza – che possono verificarsi nel nido familiare. La fede, che nasce dall’ascolto della Parola, dà la forza e indica il modo per avanzare nel difficile cammino di spossessamento, necessario perché ognuno diventi un essere autonomo e capace di relazioni sane. Così i genitori imparano a non impadronirsi del bambino e quest’ultimo – che mediante il loro amore gusta la promessa di una bontà originaria – impara a vivere i legami di sangue proprio come relativi a questa bontà e non come la realtà ultima.

b) La fede cristiana ha la sua parola da dire anche per quanto concerne il divario tra la sensibilità paritaria attuale, soprattutto sul piano dei ruoli sociali delle donne e degli uomini, e le pratiche sociali che non sono all’altezza di questa novità, soprattutto per quanto riguarda i compiti di cura che gli uomini ancora faticano ad assumere. Il Cristo che “lava i piedi” indica che l’“uomo vero” è quello che si abbassa per servire: grazie a questa umiltà sarà esaltato. Invece le prerogative e i privilegi umani – compreso, per le donne, il potere che detengono sui figli in quanto madri – altro non sono che realtà caduche, alle quali la novità battesimale dà la forza e la libertà di rinunciare.

c) Per quanto concerne i timori e le difficoltà degli uomini a vivere l’intimità nei rapporti, sia tra di loro sia con le donne, l’indagine sull’amicizia alla luce della fede ha offerto punti di riferimento preziosi. In effetti Cristo apre la via per abitare queste relazioni particolarmente delicate vivendole lui stesso con i credenti. La presenza del Cristo come “terzo” (Aelredo di Rievaulx) tra gli amici è la realtà sublime che permette di approcciarsi al mistero invalicabile dell’altro senza impadronirsene. Quando il credente sceglie di allearsi con questa grazia intraprendendo un lavoro di conversione, di «dolce padronanza sulla propria animalità», di discernimento e di vigilanza, anche la relazione più fragile – l’amicizia tra uomini e donne, con la dimensione di attrazione sessuale che può caratterizzarla – diventa gestibile e possibile. Inoltre essa diffonde i suoi doni meravigliosi, come attestano le amicizie di Cristo con le donne. Del resto, il Gesù dei vangeli (soprattutto quello di Giovanni) mostra che pure fra gli uomini è possibile vivere l’intimità, senza temere di manifestarla anche con i contatti fisici, e confessare senza paura la propria vulnerabilità. Le amicizie di Gesù esprimono la bellezza di questa reciproca relazione e di questa familiarità, e questo senza mai cadere nell’intimismo: l’amicizia è aperta a tutti, anche ai peccatori, agli intoccabili e ai lontani che l’amicizia – appunto – avvicina.

d) Quanto all’esercizio del potere, dell’autorità e della responsabilità, il problema proviene dal fatto che le donne moderne rifiutano di sottomettersi a una gerarchia esclusivamente maschile e dominatrice come quella che struttura le società patriarcali, con la loro separazione insostenibile tra pubblico e privato. Al contrario le donne esprimono il desiderio perfettamente legittimo di avere, proprio come gli uomini, spazi di esercizio dell’autorità in tutti i campi e di collaborare in modo corresponsabile sui diversi piani. Tra le soluzioni proposte dalle scienze umane figurano l’introduzione di forme di autorità più flessibili, il riconoscimento reciproco di autorità e la valorizzazione delle forme di autorità femminile già esistenti, come quella proveniente dal carisma personale e quella delle madri, nella loro posizione unica nei confronti del figlio. La soluzione decisiva che le Scritture suggeriscono deriva, ancora una volta, dalla forza di rinnovamento che la prospettiva battesimale rende possibile. È questa che permette di non temere più nessuna mancanza e quindi di rinunciare alle prerogative umane, accettando con fiducia il vis-à-vis con l’alterità, luogo di fecondità della relazione.

 





© 2023 by Teologi@Internet
Forum teologico fondato da Rosino Gibellini
Editrice Queriniana, Brescia (Italy)

 

 

 

Teologi@Internet: giornale telematico fondato da Rosino Gibellini