Disponibile
Comprendere la fede
Christoph Böttigheimer

Comprendere la fede

Una teologia dell'atto di fede

Prezzo di copertina: Euro 28,00 Prezzo scontato: Euro 26,60
Collana: Biblioteca di teologia contemporanea 167
ISBN: 978-88-399-0467-6
Formato: 16 x 23 cm
Pagine: 288
Titolo originale: Glauben verstehen. Eine Theologie des Glaubensaktes
© 2014

In breve

«Come possiamo avere le idee giuste su ciò che va creduto con fede, se non abbiamo le idee giuste neppure sullo stesso atto di fede?», si chiedeva già Ugo di S. Vittore. In questo illuminante saggio di teologia fondamentale, Böttigheimer incentra la sua riflessione sull’atto di fede, allo scopo di elaborarne una teoria teologica sistematica, mettendo criticamente in discussione non solo il fatto di credere, ma la stessa fede.

Descrizione

Il concetto di “fede” – estremamente ampio – risulta essere d’importanza determinante per la religione cristiana. Di solito si dice che essere cristiani equivale ad aver fede. Ma che cosa significa il termine “fede” in senso cristiano? Che cosa ci vuole per poter dire: Credo? La fede è solo un dono soprannaturale oppure è anche una faccenda razionale? Che cosa mantiene viva la fede? Quale ruolo svolge la chiesa nella fede? Fede e dubbio si escludono a vicenda?
L’Autore risponde a queste e a molte altre domande fondamentali. Chiarisce il concetto cristiano di “fede” e si interroga sulle possibilità di una “mediazione” della fede. Nel farlo tiene conto dei dati biblici, della storia della teologia, delle tensioni confessionali e delle convergenze ecumeniche. Infine, partendo dalle questioni relative alla ragione, alla chiesa come comunità di fede e all’esperienza religiosa, elabora una teoria teologica sistematica dell’atto cristiano di fede, libero e responsabile.

Recensioni

Il volume è suddiviso in due grandi sezioni, la prima dedicata alla «comprensione della fede», che offre un'ampia presentazione dell'atto del credere cristiano, tenendo conto della concezione biblica e dei percorsi della teologia lungo la storia, prima di giungere a una chiara riflessione d'insieme che si propone di esporre in modo sistematico il concetto di fede. Il tema è vasto e molteplice ma l'A. lo affronta attraverso la costante preoccupazione di offrirne una sintesi chiara e accessibile, che mantenga l'attenzione del lettore orientata verso le questioni centrali. Su temi cosi complessi, l'arte di «semplificare le cose» può suscitare legittimamente qualche sospetto, ma il modo di procedere di Böttigheimer, docente di teologia fondamentale in Germania all'Università cattolica di Eichstätt-Ingolstadt, è animato dalla vera preoccupazione per una comunicazione chiara, precisa e di qualità. Una comunicazione al tempo stesso attentamente circoscritta e arginata: capace perciò di non «strafare», di non evidenziare la lista degli ingarbugli e l'ampia serie delle complessità in gioco. Una pulizia rigorosa proposta con la dovuta cautela, specie se si tiene conto dell'insistenza dell'A. nel ricordare ai lettori che l'atto di fede che si vuol indagare «è un evento complesso» (p. 255), e che il «cammino della fede non è affatto semplice» (p. 203). Fare chiarezza a ciò non vuol dire dunque sognarsi di semplificare tutto, ma sposare un principio rigoroso, precisamente quello di evitare di affidarsi a «una chiara definizione concettuale» e invece «esporre in modo sistematico il fenomeno della fede» (p. 46), oltre a considerare che gli stessi concetti dell'ermeneutica teologica hanno alla loro base l'atto consapevole di fede (cf. p. 256).
La seconda sezione, più breve, dedicata alla «medicazione della fede», analizza tre aspetti concomitanti della fede: la sua dimensione razionale, quella ecclesiale e il suo trovarsi alla prova del dubbio e della non credenza. Böttigheimer individua così, seguendo un ordine mirato, una serie centrale di temi e concetti che, avvicinati a quello della fede, agevolano la sua comprensione e consentono di accoglierne la natura problematica, dunque il suo bisogno di interrogarsi. Questa preoccupazione si apparenta a quanto precedentemente analizzato dall'A. in un altro libro recente, anch'esso tradotto in italiano da Queriniana (Le difficoltà della fede. Riflessioni teologiche su problematiche questioni di fede ed esperienze eccllesiali, già recensito in Studia Patavina 61 [2014] 494-498).
Ciò che l'A. ricorda essere la ricchezza e la complessità dell'atto di credere proviene in ultima analisi dal carattere processuale del suo darsi nell'esperienza personale, che necessita di essere richiamato e valutato. Si tratta cioè, chiarisce Böttigheimer, di non accontentarsi di vedere l'evento della fede dalla parte di Dio che la sostiene, cioè come un dono immeritato della sua grazia, ma di richiamare la necessità di analizzarla «come un atto personale che è liberamente, ragionevolmente e volontariamenre compiuto» (p. 255). La necessità, nonché la contrapposizione logica così formulata, indicano l'esigenza per la teologia di operare criticamente un'apertura nella sua analisi dell'atto di fede, senza limitarsi a delle formule date per certe e che garantiscono la sua tutela e la sua spiegazione più accreditata e conveniente.
Il linguaggio adottato nel libro, assai curato e accompagnato da schemi riepilogativi, impiega frasi nette ed essenziali, astenendosi dalla preoccupazione (in teologia spesso assunta come un dovere imposto dall'et... et...) di arginare o sfumare ogni affermazione asserita, che introduce una riflessione introdotta di norma con le parole moderatrici e cautelative «e tuttavia...». Nell'evitare questi equilibrismi e slalom l'opera si impegna per una comunicazione al tempo stesso seria e fruibile, indicando una prospettiva, e forse un dovere, urgente per la teologia e in particolare per il tema della fede.


D. Zordan, in Studia Patavina 3/2015, 837-838

Presentamos una obra de un teólogo alemán en alza que comienza a llegar al ámbito español, tal como denota la reciente traducción de su obra sobre cómo explicar la intervención de Dios en el mundo. Una obra claramente contextual, tal como denota el hecho de que se haya escrito en el marco del reciente Año de la fe y con un propósito muy claro: elaborar una teoría teológico-sistematica sobre el mismo acto de creer, subrayando la unidad existente entre dicho acto y su contenido, para salir al paso de la encrucijada actual en la que se halla el ámbito de la creencia. Pues, como asegura el autor en el prólogo, existen dos modos de defender la fe: considerar determinadas proposiciones de fe para demostrar su racionalidad y argumentarlas frente a eventuales objeciones; o fundamentar el mismo acto de la fe, algo que ha de considerarse fundamental, ya que actualmente no se discute tanto sobre sus contenidos cuanto sobre el mismo hecho de creer. Así, pues, el presente estudio pretende desentrañar la clàsica fides qua, pero sin desentenderse por ello de la fides quae.
La reflexión se divide en dos apartados, de extensión considerablemente desigual. La primera, mucho más extensa, versa sobre la comprensión de la fe. En ella profundiza en ciertas cuestiones básicas, como presentar la fe como un concepto clave para el cristianismo y usual en el lenguaje cotidiano (así como señalar la diferencia entre fe humana y fe cristiana), para proceder después a su comprensión desde la Escritura y desde un extenso repaso histórico, explicitando en este último cómo con san Pablo camienza una acentuación doctrinal de la fe. […]
Titula el segundo apartado Mediaciones de la fe. De dichas mediaciones trata en primer lugar la razón, y analiza la razonabilidad de creer y su consiguiente comunicabilidad (haciendo hincapié en el problema del lenguaje religioso y su replanteamiento desde los presupuestos de la filosofía del lenguaje) y tendencia a la universalidad. En este apartado desentraña las relaciones de la teología con las ciencias naturales y la sana comprensión y validez de una teología natural, así como repasa la cuestión de la apologética, apostando por una metodología intrinsecista, ya que la revelación es un evento de por sí evidente que debe mostrarse creíble, lo que no coarta la dosis arriesgada del acto de creer. De ahí su íntima vinculación con el sentido de la vida, en respuesta a una estructura antropológica fundamental, sobre la que también volverá más adelante. La segunda mediación es la eclesial. En esta ocasión desarrolla la Iglesia como lugar de la fe, como condición que la posibilita más que como contenido de la misma (si bien es verdad que algunas expresiones cuestionan este planteamiento del Credo ecclesiam: "La Iglesia es objeto de la profesión de fe", p.e.). En el desarrollo del aspecto comunitario y social de la fe, así como de la sacramentalidad eclesial, otorga un relieve especial al testimonio, así como a la explicación de la tradición, al reto de la inculturación y a las relaciones del magisterio eclesiástico con el magisterio teológico y el sensus fidelium. La tercera mediación es la experiencia y consiguiente prueba que implica, lo que le sirve para profundizar en las relaciones entre certeza e inseguridad de la fe y la misma crisis de fe, en el sentido de que "la misma verdad de la fe es sentida como no creíble" incluso por los mismos bautizados. En esta ocasión se detiene en un aspecto sobre el que el autor ha reflexionado bastante, como es la intervención de Dios en el mundo, su repercusión en la teodicea y el sentido de la oración de petición. Su argumentación resulta sugerente, pero, ya que viene del ámbito alemán, no hubiera estado mal que se hiciera eco de otras recientes publicaciones al respecto. Asimismo, profundiza en la realidad de la experiencia religiosa, partiendo de la pregunta sobre el sentido de la experiencia de Dios, si este no es un ser intramundano, y explicitando los límites de la misma desde el acercamiento al término misterio y una brevísima incursión por la teología negativa y la mystagogía.
Ni que decir tiene que nos hallamos ante un estudio bien fundamentado, que responde más bien a una exposición manualística. Además de por el nivel expositivo, este rasgo se advierte en otro sinfín de detalles didácticos, como la proliferación de esquemas que aclaran la exposición, el añadido de una extensa bibliografía de referencia y el acompañamiento de un índice onomástico, no muy bien realizado, por cierto. Mas su lectura deja entrever también algunas limitaciones. Por citar solo algunas, se debería entablar un diàlogo con su propuesta sobre la teodicea; su exposición de la mediación eclesial no profundiza en el hecho de que la Iglesia engendre en la fe; hubiera gustado una mayor reflexiòn sobre las relaciones magisterio eclesiástico y teológico, así como un mejor desarrollo de la credibilidad de la Iglesia, bastante ausente en estas páginas; quizá hubiera sido bueno aducir una nueva mediación, como es la historia y, mas concretamente, el reverso de la historia... Asimismo, aunque en la bibliografía aparezcan algunas referencias, se echan en falta las intuiciones y el desarrollo de pensamientos muy notables para una teología fundamental, como pueden ser los de Metz, Moltmann y la teología de la liberación (incomprensiblemente ausentes cuando aborda la relación ortodoxia-ortopraxis); la ausencia del pensamiento de Tillich cuando presenta la fe como riesgo; las aportaciones de Schillebeeckx, Latourelle, Fisichella, Fries, Wandelfels, Forte, Dülles, Torres Queiruga... En fin, una buena obra, pero llamada a ser complementada.


E. Gómez, in Estudios Trinitarios vol. 49 (2-3/2015)507-510

«Il volume che presentiamo vuole essere l'elaborazione di una teoria teologico-sistematica dell'atto cristiano di fede, un tentativo di illustrare e spiegare la natura della fede, cosa la definisce e contraddistingue e soprattutto cosa la rende credibile; in altre parole, parafrasando le parole di Dostoevskij, perché è possibile che un colto, un europeo del nostro tempo possa credere proprio alla divinità del figlio di Dio, Gesù Cristo. Il testo è diviso in due parti: comprensione della fede e mediazione della fede. La prima più ampia parte è una ricognizione puntuale ed analitica sulla realtà della fede. […] Il volume è fatto molto bene, le questioni affrontate con analiticità, e per quanto a volte restano alcune perplessità su determinati delicati aspetti (storicità del dogma, infallibilità del magistero) se ne raccomanda vivamente la lettura e lo studio».


A. Sabetta, in Lateranum LXXXI (1/2015) 159-163

«Il libro di Christoph Böttigheimer è un prezioso e chiaro compendio della teologia della fede. Un highly recommended per chi vorrebbe conoscere, ripassare ma anche insegnare la teologia dell’atto della fede. Pur trattando le tante sfumature della problematica teologica in questione, l’Autore ha il merito di non perdersi dietro a questioni marginali, ma di costruire piuttosto un tutt’uno poliedrico e ricco. Il volume costituisce la seconda opera tradotta in italiano di uno dei promettenti teologi tedeschi della nuova generazione; la prima, per inciso, è Le difficoltà della fede (pubblicata nella collana Giornale di teologia)».


R. Cheaib, in www.zenit.org del 22 marzo 2013