In breve
CORSO DI TEOLOGIA SACRAMENTARIA (2 volumi): Che ne è della pratica dei sacramenti a più di trent’anni di distanza dal concilio Vaticano II? E che ne è della riflessione teologica su di essi? È a partire da questi due interrogativi che prende le mosse l’esigenza di un nuovo ‘manuale’. Espressione del Pontifico Ateneo S. Anselmo di Roma, esso si avvale del contributo di trentuno teologi italiani e stranieri. In due volumi, concepiti sulla base della distinzione classica tra sacramentaria generale e sacramentaria speciale, riflette l’applicazione di un metodo teologico ‘comprensivo’ e interdisciplinare, e manifesta l’esigenza di riconoscere nel sacramento un autentico locus theologiae.
Descrizione
Che ne è della pratica dei sacramenti a più di trent’anni di distanza dal concilio Vaticano II? E che ne è della riflessione teologica su di essi? Non si tratta di due questioni, ma di due filoni problematici, quello della prassi liturgico-sacramentale e quello della teologia sacramentaria, che si intrecciano l’un l’altro e si snodano in una molteplicità di interrogativi. È a partire da essi che prende le mosse l’esigenza di un nuovo ‘manuale’. I due volumi di questo Corso di teologia sacramentaria, espressione della Facoltà di teologia del Pontificio Ateneo S. Anselmo di Roma, si avvalgono del contributo di trentuno teologi italiani e stranieri e riflettono l’applicazione di un metodo teologico ‘comprensivo’ e interdisciplinare. Concepiti sulla base della distinzione classica tra sacramentaria generale e sacramentaria speciale, essi manifestano l’esigenza di riconoscere nel sacramento un autentico locus theologiae.
Questo secondo volume non può che muoversi in un percorso obbligato, quello cioè della riflessione sulla specificità teologica di ciascuno dei sacramenti. Nessuno di essi è però comprensibile al di fuori di una visione d’insieme del settenario sacramentale e dell’economia salvifica della quale esso vuole essere espressione. «Culmen et fons» del settenario, il rendimento di grazie rimanda all’indissolubile raccordo tra esistenza umana e predilezione divina e la vita degli uomini, in tutte le sue manifestazioni, diviene l’unico luogo della salvezza («in vita salus») e le azioni sacramentali, segni della presenza salvifica di Dio in Cristo, sono sempre «propter homines».