Pierpaolo Caspani tratta del battesimo dei bambini e, inevitabilmente, tratta del battesimo in quanto tale dato che il battesimo dei bambini non è un sacramento diverso ma è il medesimo del battesimo degli adulti. Parlando del battesimo dei bambini, infatti, egli si riferisce a un quadro pastorale più ampio che è utile anche per il battesimo degli adulti. Una scelta felice, di sicuro. Il battesimo qualifica il cristiano, e non possiamo dire che il caso del battesimo degli adulti sia diverso da quello del battesimo degli infanti. Dal battesimo infatti prende forma la vita cristiana come esistenza nello Spirito Santo.
Lo scopo di questo volumetto è di aiutare la riflessione pastorale sul battesimo degli infanti attraverso una ricognizione storica che, partendo dal Nuovo Testamento e passando attraverso la tradizione patristica e medievale, arriva fino a quei pronunciamenti del concilio di Trento che riguardano in modo specifico il battesimo degli infanti. Particolare attenzione è data al dibattito sul tema sorto a metà del XX secolo e continuato in tempi più recenti. La raccolta di alcune considerazioni di carattere teologico, volte a mettere a fuoco gli snodi fondamentali della questione, prelude all'offerta di alcuni spunti di carattere pastorale, rivolta a presbiteri, operatori pastorali e cristiani sensibili a questo tipo di problematiche.
A prima vista sembra che i dati del Nuovo Testamento non siano molto abbondanti ma collegando tra loro singoli dati frammentari e confrontandoli con la successiva tradizione della Chiesa è possibile ricostruire, a volte in modo sicuro, altre volte in modo ipotetico, la prassi di iniziazione in epoca apostolica. La prassi battesimale neo testamentaria è dotata di una sua struttura che mette in successione i seguenti tre elementi: la predicazione, la fede, la celebrazione del battesimo. Dopo avere concluso che il Nuovo Testamento non dà alcuna indicazione sul battesimo degli infanti, né a favore né contro, Caspani passa all'esame seppure sommario della tradizione patristica; dopo uno sguardo alla situazione dei primi tre secoli annota che a partire dal terzo secolo la prassi del battesimo degli infanti è documentata in modo esplicito; egli poi si sofferma su alcune riflessioni di Agostino (Lettera 98 a Bonifacio) per concludere infine con un testo liturgico del VI-VII secolo, l'ardo romanus XI ove tutto appare organizzato per dei soggetti infanti. Trattando di Agostino, Caspani dedica alcune pagine alla questione del peccato originale che oppose Agostino ai pelagiani per circa un ventennio. Non è inutile richiamare questi dati poiché si tratta di una questione che ha avuto la sua attualità anche oggi: basti pensare che la seconda edizione dell'ardo baptismi parvulorum (1973) presenta due vistose correzioni, rispetto alla prima edizione, specificando: (1) che il battesimo purifica sia dalle colpe personali sia dalla colpa originale (p. 8, n. 5); (2) che il battesimo dei bambini li libera dalla macchia della colpa originale: ab originalis culpae labe nunc eripias, come dice la preghiera del secondo Oremus di esorcismo (p. 85, n. 221). Nella prima edizione (1969) la menzione del peccato originale mancava. La seconda edizione ha voluto precisare che anche nel caso dei bambini il battesimo è pur sempre in remissione dei peccati ossia, di conseguenza, del peccato originale. È evidente l’intenzione di introdurre nel rito del battesimo dei bambini la problematica del peccato originale che, però, non era stata introdotta nel rito del battesimo degli adulti. Non si trattò di una svista; è chiaro che la correzione del testo del battesimo degli infanti volle essere un'importante cautela per evitare che si potessero costruire argomenti per abbandonare la pratica del battesimo degli infanti. Ha ragione, quindi, Caspani ad accennare alla questione del peccato originale; egli descrivere l'argomento pelagiano e quello agostiniano mettendo in evidenza che quella di Agostino è un'argomentazione basata soprattutto sulla liturgia: è sorprendente notare come tale argomentazione risulti fragile in questa descrizione. Nella conclusione del nostro A. c'è anche un accenno alla questione del limbo. Parlando del medioevo Caspani sottolinea i maggiori avvenimenti che hanno caratterizzato questo sacramento: la scomparsa del catecumenato, gli sviluppi relativi al battesimo dei bambini come la riunione delle varie tappe catecumenali in un'unica celebrazione, la separazione del battesimo dalla cresima e dall'eucaristia; da ultimo egli mette in evidenza la riflessione che Tommaso d'Aquino propone sul battesimo dei bambini, concependo il battesimo, la cresima e l'eucaristia come tre sacramenti chiaramente distinti cui applicare, sia pure in modo analogico, le categorie elaborate nel trattato sui sacramenti in genere. Per Tommaso sia il credere sia il rispondere alle interrogazioni può essere detto effettivamente del bambino poiché questi e crede e risponde alle interrogazioni attraverso la fede di altri. Per Tommaso questo è l'argomento che giustifica il battesimo degli infanti che per definizione né possono credere con un atto proprio né possono rispondere alle interrogazioni. La fede poi è quella della Chiesa stessa ossia dell'intero "corpo" dei fedeli.
L’argomento successivo che Caspani affronta è quello della riforma del XVI secolo parlando anzitutto di Lutero e del protestantesimo non sacramentale per arrivare poi al battesimo dei bambini nei decreti del concilio di Trento. Questo concilio non intende sviluppare una dottrina completa e organica sul battesimo e sulla cresima bensì rispondere alle contestazioni dei riformatori che mettevano in discussione punti specifici della dottrina cattolica. Questo è un saggio principio di metodo che non verrà mai ripetuto abbastanza e fa bene il nostro A. a riproporlo. Dalle decisioni del concilio di Trento nascerà poi il Rituale romano che contiene anche il rito del battesimo dei bambini, il cui svolgimento complessivo tradisce anzitutto una tensione irrisolta tra il destinatario specifico del rito, l'infante, e l'esigenza di un interlocutore personale adulto. Infatti nelle domande sulla fede e sulla volontà di ricevere il battesimo, nonché sulla rinuncia Satana, il sacerdote si rivolge costantemente all'infante ma è il padrino che risponde in sua vece. Un lungo capitolo è dedicato al dibattito nel XX secolo per concludersi con la proposta di A. Kavanagh che fa perno sul carattere normativo della struttura generale dell'iniziazione cristiana così com'è strutturata nel Rito per l'iniziazione cristiana degli adulti (ed. tipica latina 1972).
La riflessione teologica di Caspani si conclude con un capitolo di spunti per un'azione pastorale. Alla base di tutti i problemi della pastorale del battesimo degli infanti c'è sicuramente lo scarto tra ciò che la Chiesa offre dando il battesimo e ciò che effettivamente i genitori chiedono: la Chiesa offre un sacramento della fede a persone che, in fondo, chiedono solo un rito di passaggio. A partire di qua, Caspani prende in considerazione tre punti: che cosa sta dietro la domanda del battesimo per un neonato; qual è la fede richiesta per il battesimo dei bambini; come preparare, poi, la celebrazione di un tale battesimo. Dopodiché egli propone che la Chiesa si incammini verso una prassi battesimale diversificata. Dal punto di vista dell'antropologia culturale, il battesimo dei bambini ha tutte le caratteristiche del rito di passaggio, ossia di un rito che scandisce uno degli eventi fondamentali della vita umana per far sì che questi non siano solo degli atti bruti bensì degli avvenimenti umani. Per questo, la richiesta del battesimo per un figlio rappresenta tutta una serie di motivazioni: l'integrazione nel gruppo familiare e sociale, l'inserimento in una tradizione, la festa per l'arrivo di un bambino, la richiesta di una protezione dall'alto, il senso del trascendente, ecc. Dopo questo elenco di cose, Caspani si chiede dov'è la fede in tutto questo. Senza misconoscere il valore di tali motivazioni che, anzi, debbono mescolarsi alle ragioni della fede, il nostro A. passa a considerare il battesimo in quanto sacramento della fede che è fede della Chiesa. E questo è un punto molto importante: ogni fede è sempre fede della Chiesa, anche quella dell'adulto che in piena maturità chiede il battesimo. La fede della Chiesa infatti, propriamente parlando, non sostituisce l'atto di fede personale del bambino ma lo supplisce. E questo, a ben vedere, è applicabile in certa misura anche al caso del battesimo dell'adulto perché c'è sempre uno scarto tra la fede personale e la fede della Chiesa che corpo di Cristo. Con questo discorso si capisce che non dobbiamo fissarci solo sulla fede dei genitori, come criterio di ammissione al battesimo, ma dobbiamo considerare la fede della Chiesa intera così come si esprime in quella determinata comunità che è fatta di amici, di parenti, di vicini e di tutti quelli che, in qualche modo, hanno legami con quel bambino. Quando il bambino, più grandicello, dovrà maturare la propria fede nella Chiesa, anche i genitori dovranno lasciarsi coinvolgere in un tale processo.
Per concludere dobbiamo dire che quando si parla di prassi battesimale diversificata si intende fare riferimento al capitolo V del Rito per l'iniziazione cristiana degli adulti destinato all'iniziazione dei ragazzi in età scolare (7-14 anni) non ancora battezzati.
E. Mazza, in
Teologia 1/2017, 122-124