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I giovani e la fede
Bruno Forte

I giovani e la fede

Prezzo di copertina: Euro 10,00 Prezzo scontato: Euro 9,50
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Collana: Giornale di teologia 403
ISBN: 978-88-399-3403-1
Formato: 12,3 x 19,5 cm
Pagine: 128
© 2017

In breve

Pagine che nascono da incontri e dialoghi con i giovani, riflessioni maturate dalla sollecitudine di un pastore: per essere un aiuto a compiere insieme il cammino verso il prossimo sinodo.

Descrizione

Il sinodo dei vescovi dedicato al tema «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale» stabilisce una reciprocità significativa: i giovani non devono essere solo l’oggetto passivo della riflessione ecclesiale, ma sono chiamati a coinvolgersi quali protagonisti e interlocutori veri.
Non si tratta di una visione idealizzata dei giovani: se la “società liquida” non offre loro appigli scontati, certezze facili o strade aperte e sicure, la Chiesa propone loro quella pienezza di vita e di amore che il Signore ha sognato per ciascuno di loro. E lo fa nella consapevolezza della complessità delle situazioni di partenza, ma anche nella convinzione che più che mai oggi l’annuncio della buona novella ha il sapore di una sfida, di un pungolo ad aprirsi a nuovi stili di vita e a nuove forme di protagonismo.
Le pagine di questo libro, nate soprattutto da incontri e dialoghi di Bruno Forte con i giovani (o da loro stimolate), intendono essere un piccolo aiuto a compiere insieme questo cammino.

Recensioni

Si è concluso da pochi mesi il Sinodo dei Vescovi sui giovani, ma non si spegne certo l'attenzione su questo argomento di capitale importanza.

In questo mese di gennaio, in cui si celebrerà la Giornata Mondiale della Gioventù (22-27 gennaio), proponiamo un breve e intenso saggio di mons. Bruno Forte, vescovo di Chieti-Vasto e teologo. L'Autore, ricordando a più riprese quanto la Chiesa desideri che i giovani siano in essa soggetto attivo e non meramente oggetto di azione pastorale, pone una serie di spunti di attenzione, schizzati molto rapidamente: dal cambiamento d'epoca alla vita di fede, dagli ambiti lavorativi e di studio alla vita ecclesiale, dalla sfida della speranza al mistero della vocazione.

Queste riflessioni nascono dalla consapevolezza che la realtà è molto più complessa di tutte le parole che possono descriverla, ma anche con la fiducia che insieme giovani e adulti, nella Chiesa, possano compiere un cammino.


A. Passiatore, in La Vita in Cristo e nella Chiesa 1/2019, 62

[…] Questo testo è davvero un'opera di un pastore che tiene a cuore le anime a lui affidate dal Signore. La sua opera è un valido aiuto per i tanti pastori che hanno il compito di scrutare i segni dei tempi e interpretarli alla luce del vangelo. L'analisi contenuta nel testo sveglia la mente e lancia un appello che coinvolge tanto la comunità ecclesiale, che la società civile: a nessuno è lecito chiudere gli occhi o tirarsi indietro rispetto alla sfida educativa e al sostegno e all'accompagnamento da offrire a chi incarna il futuro di tutti. I giovani sono esploratori delle grandi questioni sociali e culturali. Essi percepiscono la fatica ecclesiale di fronte ai cambiamenti e sembrano non trovare nella fede il sostegno necessario per affrontare le sfide del nostro tempo. Chiedono concretamente un maggiore dialogo e un confronto aperto su tutte le grandi questioni etiche, sociali e culturali che segnano la nostra epoca. In effetti la fede, come ripete con insistenza papa Francesco, non è l'incontro con un'idea, ma con una Persona, con Gesù Cristo. Dunque se la fede può cambiare la vita non è tanto perché abbiamo acquisito una conoscenza più approfondita di alcune verità o perché abbiamo aderito ad alcuni valori, ma è piuttosto perché abbiamo incontrato il Signore. Quindi, è necessario aiutare i giovani a uscire da se stessi. Bisogna essere educatori capaci di far emergere dai giovani il bene, le risorse e i carismi che essi custodiscono e che devono essere considerati in un contesto di educazione alla fede. Bisogna credere e scommettere sui giovani, con sincera fiducia nell'azione dello Spirito Santo che agisce in loro. L'educazione e l'evangelizzazione dei giovani è oggi una delle sfide fondamentali e uno tra compiti più urgenti per la chiesa. È necessaria, allora, una collaborazione tra le persone di buona volontà per salvare e ravvivare la fede dei nostri ragazzi. Si deve avere uno sguardo profondo per scrutare l'animo giovanile e scorgervi dietro le apparenze tesori di interiorità e un'inedita attesa di Dio.
L. Bwema, in Asprenas 1-2/2018, 149-154

La pastorale di un vescovo verso i giovani. Ecco in sintesi il contenuto del libro, che ripropone, rivisti e adattati, alcuni tra i dialoghi di mons. Bruno Forte, teologo e arcivescovo metropolita di Chieti-Vasto, con i giovani. Un materiale che risulterà certamente utile in questi giorni che preparano l'evento atteso del sinodo dei vescovi dedicato proprio ai giovani, alla loro fede e al «discernimento vocazionale».
D. Passarin, in CredereOggi 226 (4/2018) 144

Papa Francesco ha dedicato il Sinodo dei Vescovi del 2018 al tema «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale», argomento che mons. Forte affronta in questo volume a partire dall’esame dei cambiamenti epocali che caratterizzano il nostro tempo, secondo la chiave di lettura di Max Horkheimer e Theodor W. Adorno, esposta in Dialettica dell’Illuminismo.

La causa primaria di tale rivoluzione viene attribuita alla pretesa dell’Illuminismo di spiegare razionalmente la totalità del mondo. L’Ottocento, denominato il «secolo lungo», convenzionalmente fissato dalla Rivoluzione francese alla Prima guerra mondiale, con l’imposizione della sovranità della ragione ha inteso emancipare l’uomo dallo stato di minorità indotto dalle credenze, per renderlo padrone del proprio destino. Questo sogno, che ha ispirato i processi emancipatori dell’epoca moderna, si propone, nel nome del progresso, l’oggettivazione della natura, della vita e dell’uomo stesso, per conformarli forzatamente alle proprie istanze attraverso la tecnologia e le scienze.

Questa volontà di potenza, declinata nelle varie ideologie, secondo visioni totalitarie di destra o di sinistra, ha provocato, «nel secolo breve», esperienze di alienazione e di morte, risolvendo nel loro contrario le premesse illuministiche. Ne è derivato un processo di decadenza che ha investito la post-modernità, con conseguente consumazione della fede nella ragione, indifferenza verso la ricerca della verità e una crisi ecologica, provocata dall’accelerazione dei processi storici indotta dalla tecnologia a danno dei processi biologici. Tempo post-ideologico, quindi, contraddistinto da un pensiero debole, incapace di afferrare una ragione ultima del vivere e del morire; tempo della fruizione, della contaminazione e della frustrazione, secondo la definizione di Vattimo.

Le conseguenze di questa crisi epocale ricadono soprattutto sui giovani, più facili prede del nichilismo, perché privi degli strumenti di discernimento e perciò più soggetti al condizionamento. Tuttavia, sulla soglia del naufragio, si delinea una certa resistenza – come viene messo in risalto da Hans Blumenberg –, che prende le forme dell’attenzione al prossimo e della nostalgia del trascendente, a cui è auspicabile far corrispondere l’individuazione di un orizzonte ultimo su cui misurare il cammino di tutto ciò che è penultimo, passando per la riscoperta dell’altro, in cui trapela il Totalmente altro, secondo l’ottica di Emmanuel Lévinas.

Per i cristiani, l’Ultimo è Cristo crocifisso e risorto, unica risposta all’esigenza di fondazione della verità e alla motivazione di un impegno etico che risolva, attraverso l’affermazione del bene comune, una crisi determinata da motivi di ordine morale. Alla Chiesa si impone la necessità di ripristinare il primato della fede; il dovere di una testimonianza che introduca nel solco della storia e rigeneri una identità debole, determinata dalla perdita della memoria collettiva e personale, «frutto di una malintesa emancipazione dal passato e dalle proprie radici» (p. 39); infine, l’urgenza della sfida educativa.

Sull’educazione, infatti, poggia la scelta decisiva della persona, l’opzione fondamentale che qualificherà il suo stile di vita, il cui compimento è la scelta del bene. È un processo che richiede dagli educatori il dono del tempo e una relazione interpersonale intessuta di orizzonti comuni, orientata al Signore e basata sul coinvolgimento nel bene dell’altro e sul dialogo.

Davanti alla crisi della post-modernità, afferma Bruno Forte, più che la costrizione logica della verità, serve l’annuncio del senso e della bellezza della vita nell’orizzonte del Creatore e del suo amore eterno.


G. Forlizzi, in La Civiltà Cattolica 4030 (19 maggio-2 giugno 2018), 403-404

I giovani sono necessariamente i protagonisti di qualsiasi discorso e progetto che riguardi il futuro della società. Nonostante ciò, non sempre l’attenzione e la sollecitudine nei loro confronti sono pari a quanto sarebbe auspicabile. Questo non vale per la Chiesa, che ha voluto dedicare loro addirittura un Sinodo, per porli realmente al centro dell’attenzione. Durante tutto il 2018, infatti, i vescovi si interrogheranno soprattutto sul tema del discernimento vocazionale, coinvolgendo in tale lavoro i giovani stessi.

Monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto e teologo di primo piano, ha dedicato alla questione del rapporto tra le giovani generazioni e il cristianesimo un volume, intitolato I giovani e la fede (Queriniana, pp. 126, euro 10), nel quale sostiene che i giovani devono essere non solo oggetto della riflessione ecclesiale, ma attori protagonisti e interlocutori privilegiati. Papa Francesco - afferma Forte - ha dimostrato a più riprese di nutrire una grande fiducia e una grande speranza nei confronti dei ragazzi di oggi. Questo non significa che li abbia idealizzati, tutt’altro: il documento preparatorio al Sinodo prende le mosse proprio dalla constatazione del disorientamento, del pessimismo, del disincanto che li contraddistingue, in un mondo che non offre più appigli e sicurezze. Forte parla della ricerca di senso che essi, nonostante tutto, esprimono e alla quale la Chiesa è chiamata a dare risposte, dedicando tempo e cuore all’impresa, nella consapevolezza che la relazione educativa, per avere successo, richiede grande generosità.

Tanti sono i temi affrontati dall’autore: l’educazione come sfida, la proposta di una vita piena che solo il Signore può dare; e poi la scuola, il lavoro, la scienza, la politica, l’etica, la vita ecclesiale, cioè le dimensioni nelle quali quotidianamente i ragazzi vivono, con le loro domande, le loro contraddizioni, le loro difficoltà, le loro speranze. Proprio la speranza e la vocazione sono gli argomenti con cui Forte conclude le sue riflessioni. Le pagine finali del libro contengono due belle lettere: la prima, che l’Arcivescovo indirizza ai giovani, invitandoli, secondo l’auspicio del Papa, a sognare; la seconda, rivolta ai «sacerdoti giovani» per spronarli ad accogliere sia la sfida che proviene dalla solitudine e dallo scoraggiamento, sia l’impegno ad accettare l’altro con vera misericordia, nella certezza che solo l’abbandono all’amore di Gesù potrà donare la pace e la piena realizzazione.


M. Schoepflin, in Toscana Oggi 3 giugno 2018

«La Chiesa scommette sui giovani» (p. 5): così esordisce Bruno Forte, stimato teologo e arcivescovo di Chieti-Vasto, nel suo ultimo libro in cui sono raccolte alcune riflessioni maturate nel corso di incontri con i giovani in vista del prossimo Sinodo dei vescovi su «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale».

Intelligentemente, il volume non si concentra solo sul rapporto delle giovani generazioni con la fede, ma inserisce l'analisi di questo aspetto in una prospettiva più ampia, che si apre con la considerazione del clima culturale odierno in cui «per il pensiero debole della condizione postmoderna nulla sembra avere più senso» (p. 14). Muovendo da questa lettura del contesto, il percorso prosegue toccando alcuni snodi cruciali della vita: la risposta alla "crisi di identità", la dimensione educativa, il mondo del lavoro, l'impegno a livello politico e sociale, il rapporto con la scienza e il progresso e, ovviamente, l'adesione personale alla fede e l'appartenenza ecclesiale.

Alcune icone bibliche accompagnano il lettore, offrendo di volta in volta suggestioni profonde e ricche, come nel caso dell'originale rilettura proposta dall'A. del passo biblico dei discepoli di Emmaus (Luca 24) in chiave educativa, con Gesù «che si fa educatore dei due discepoli tanto simili a noi e ai nostri ragazzi» (p. 30). Un'altra immagine biblica utilizzata è quella degli esploratori mandati da Mosè per visitare la terra promessa (Numeri 13) riferita ai giovani. L'impiego di questa immagine suggerisce un capovolgimento di prospettiva nella stessa pastorale, aprendo le porte alla reciprocità nella relazione tra le generazioni.

Viene, per questo, indicata una svolta importante: «Dal considerare i giovani semplici destinatari [...] a riconoscerli e promuoverli sempre più come protagonisti della vita del popolo di Dio» (p. 75), perché sono loro, come nostri esploratori, che si spingono verso il futuro. Alle comunità cristiane tocca il compito di essere «grembo e compagnia» (p. 78), di "generare" alla vita e alla fede questi giovani e poi di accompagnarli nel loro cammino. Si tratta di una prospettiva che pone una sfida rilevante e, se assunta fino in fondo, può liberare energie creative salutari.


G. Riggio, in Aggiornamenti sociali 4/2018, 348-349

Bruno Forte, sulla scia della tematica dell'ultimo sinodo dei vescovi «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale» prova a suggerire alcuni punti cardine su cui riflettere. L'importanza di far partecipare attivamente alla vita ecclesiale tutte le nuove generazioni, accogliendo proposte e suggerimenti e facilitando in tutti i modi la comprensione del messaggio evangelico.

Papa Francesco nella sua lettera di presentazione del Documento preparatorio della XV Assemblea generale del Sinodo (13 gennaio 2017) accoglie l'invito al cambiamento auspicato da chi «non sopporta l'ingiustizia e non può piegarsi alla cultura dello scarto, né cedere alla globalizzazione dell'indifferenza». La società liquida dell'apparenza e delle promesse facili a costo zero non si è rivelata risposta efficace per raggiungere un'autentica pienezza di vita.

La Chiesa finalmente si interroga sul giusto modo per accompagnare e in questo si apre anche all'ascolto delle problematiche dei giovani. La modernità della buona Novella può fornire tutte le risposte, basta saperla mettere in luce con le giuste modalità e con il giusto spirito di coesione e partecipazione. Si tratta quindi di una sfida consapevole della grande difficoltà e complessità della situazione di partenza. Le pagine di questo libro si propongono l'obiettivo di aprire e rendere possibile questo cammino.


R. Baldoni, in Consacrazione e Servizio 1/2018, 86-87

Una bella sintesi delle questioni centrali che si muovono attorno al prossimo sinodo dei giovani. Il noto teologo, arcivescovo di Chieti-Vasto, riporta in queste pagine i dialoghi e le domande che gli sono stati poste in tanti incontri con i giovani. Uno strumento di riflessione importante in vista della «scommessa sui giovani, la fede e il discernimento vocazionale» voluta dal Sinodo.


In DossierCatechista 4/2018

Il prossimo Sinodo dei vescovi, dedicato al tema «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale», stabilisce una reciprocità significativa: i giovani non devono essere solo l'oggetto passivo della riflessione, ma sono chiamati a coinvolgersi quali protagonisti e interlocutori veri. Non si tratta di una visione idealizzata dei giovani: senza appigli scontati o facili sicurezze la Chiesa propone loro quella pienezza di vita e di amore che il Signore ha sognato per ciascuno di loro. E lo fa nella consapevolezza della complessità delle situazioni, ma anche nella convinzione che più che mai oggi l'annuncio della buona novella ha il sapore di una sfida, di un pungolo ad aprirsi a nuovi stili di vita e a nuove forme di protagonismo.
In Rogate Ergo 1/2018

«È più che mai l'ora di prestare attenzione ai giovani e di un nuovo, generoso impegno loro, oltre che con loro e per loro». Da questa urgenza parte la riflessione dell'arcivescovo Bruno Forte nel libro I giovani e la fede, pubblicato con l'Editrice Queriniana.

Uno strumento «per la comunità ecclesiale e per la società civile» in vista del Sinodo dei vescovi. Pagine «nate soprattutto da incontri con i giovani e da loro stimolate», spiega il pastore metropolita di Chieti-Vasto, e che interpellano tutti: «A nessuno è lecito chiudere gli occhi o tirarsi indietro rispetto alla sfida educativa e al sostegno e all'accompagnamento da offrire a chi incarna il futuro di tutti», scrive Forte. Che si rifà al Documento preparatorio dei vescovi, e alla sua descrizione della situazione dei giovani nel «villaggio globale».

Nessuna visione «idealizzata» dei giovani, dunque: Forte registra l'epoca «dell'immagine» del mondo e la sua crisi, il «trionfo della maschera a scapito della verità», il «nichilismo della rinuncia ad amare», dove perfino i valori «si riducono a coperture da sbandierare per nascondere l'assenza di significato e di passioni vere». Se la società «liquida» non offre ai giovani «sicurezze facili», è la Chiesa a proporre «quella pienezza di vita e di amore che il Signore desidera per ognuno di loro». Una «sfida», una «sveglia», un «pungolo» necessari «per aprirsi a nuovi stili di vita e a nuove forme di impegno».


In Avvenire 24 gennaio 2018

La Chiesa, con il prossimo sinodo dedicato a «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale», prospetta all’universo giovanile quel messaggio di vita e di amore che venne proclamato duemila anni fa da Gesù, il Messia. Una scommessa a cui non si sottrae l’a., noto teologo nonché arcivescovo metropolita di Chieti-Vasto.

Lontano dal ragionare ex cathedra, Forte è consapevole della crisi vissuta dai giovani di oggi e scrive queste pagine avendo come retroterra serrati dialoghi avuti con loro in qualità di pastore e, prima ancora, da amico: a tutti, dopo una rigorosa analisi del problema, riserva una lettera, a cui fa seguito un’altra indirizzata ai giovani sacerdoti.


In Il Regno Attualità 2/2018

Il Sinodo dei Vescovi, dedicato al tema "I giovani, la fede, il discernimento vocazionale" stabilisce una reciprocità significativa: i giovani non devono essere solo l'oggetto passivo della riflessione ecclesiale, ma sono chiamati a coinvolgersi quali protagonisti e interlocutori veri.

Non si tratta di una visione idealizzata dei giovani: se la "società liquida" non offre loro appigli scontati, certezze facili o strade aperte e sicure, la Chiesa propone loro quella pienezza di vita e di amore che il Signore ha sognato per ciascuno di loro. E lo fa nella consapevolezza della complessità delle situazioni di partenza, ma anche nella convinzione che più che mai oggi l'annuncio della buona novella ha il sapore di una sfida, di un pungolo ad aprirsi a nuovi stili di vita e a nuove forme di protagonismo. Il libro nasce da incontri e dialoghi con i giovani.


In La Voce del Popolo 23 novembre 2017

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