[…] Accostiamo uno studio molto essenziale ma suggestivo su un soggetto in passato messo raramente sotto la lente della teologia, eppure di capitale rilievo: la musica. Ad aprire questa strada - che non è meramente una recensione fenomenica dei temi religiosi nella musica, ma una «teologia» dell'atto musicale in sé considerato - sono stati vari pensatori ecclesiali contemporanei, a partire dal celebre teologo Hans Urs von Balthasar per passare anche a Joseph Ratzinger, Hans Küng, Anselm Grün, Don E. Saliers, ma soprattutto alla vasta e originale bibliografia di Pierangelo Sequeri. Ora ci prova, con la sua competenza di musicista e musicologo, ma anche con la sensibilità di maestro di cappella e di docente, Sergio Militello.
Proprio per questo il suo approccio teologico non si esaurisce nel perimetro pur alto e nobile della musica sacra e liturgica ma si allarga all'intera «prima arte del sentire umano», capace però del balzo verso la trascendenza del dialogo col divino. È, appunto, la dimensione simbolica della musica per cui - secondo la tradizione giudaica - le note del pentagramma sarebbero la scala dimenticata dagli angeli sulla terra, dopo averla usata per scendere dal patriarca biblico Giacobbe a comunicargli il messaggio di Dio (Genesi 28,10-22). A questo punto, basta seguire il tracciato proposto da Militello che, pur partendo dai primordi stessi del linguaggio sonoro, punta a individuare il valore teologico della musica, considerandola nella sua straordinaria potenzialità simbolica un «luogo» ove il divino e l'umano si abbracciano in consonanza. Si ha, quindi, un'epifania dell'esperienza di fede, dello spirito e del cuore, dell'assemblea umana orante, ma anche una teofania della grazia, del mistero, della rivelazione divina.
Non poteva mancare un'applicazione concreta che, con la sua competenza ed esperienza, Militello affida al maestro supremo in questo discorso, ossia Johann Sebastian Bach, del quale viene proposto il mirabile Magnificat (BWV 243), in un'emozionante esegesi. Anche se abusata, diventa necessaria la citazione dell'agnostico Emil M. Cioran: «Quando voi ascoltate Bach, vedete nascere Dio. Dopo un suo oratorio, una cantata o una Passione, Dio deve esistere. E pensare che tanti teologi e filosofi hanno sprecato notti e giorni a cercare prove dell'esistenza di Dio, dimenticando la sola!».
G. Ravasi, in
Il Sole 24 Ore 23 maggio 2021