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Teologia della musica
Sergio Militello

Teologia della musica

Prezzo di copertina: Euro 16,00 Prezzo scontato: Euro 15,20
Collana: Nuovi saggi 100
ISBN: 978-88-399-1000-4
Formato: 12 x 20 cm
Pagine: 184
© 2021

In breve

«La riflessione non si restringe all’ambito della musica sacra o della musica liturgica. Allarga, invece, l’orizzonte speculativo al “fenomeno musicale” in senso lato, là dove appaiono con evidenza possibili incidenze spirituali» Sergio Militello.

Descrizione

Queste pagine intendono presentare sotto il profilo teologico quell’ambito esperienziale che è la musica.
La musica è linguaggio singolare che, oltre ad essere altamente espressivo, si mostra “universale” perché capace di affratellarci; è linguaggio che come nessun altro sa far percepire il Mistero nella dimensione simbolico-estetica dell’arte.
Non c’è espressione dei sentimenti umani più grande della musica. Sulla sua magia hanno riflettuto tanti uomini e donne di cultura lungo la storia (matematici e filosofi, musicisti e teologi…), aspirando a decifrare le orme della Bellezza che si rivela nella “teofania” dei suoni. Sulla loro scia, questo studio – nato dall’esperienza didattica – si pone a sua volta l’obiettivo di introdurre a un discorso teologico sull’intero fenomeno musicale, dalla sua genesi ispirativa fino alla sua realizzazione scritta, dalla sua esecuzione al relativo riscontro sull’uditorio, quale recezione contemplativa entro le categorie estetiche dell’arte.

Recensioni

Sergio Militello (1968–) est un homme aux multiples talents : compositeur, organiste-titulaire de la cathédrale de Florence, concertiste international, improvisateur virtuose, chef d’orchestre, maîtrisant le répertoire autant classique que contemporain, enseignant auprès de la Grégorienne ou du Teresianum, conférencier, écrivain, etc., il est aussi considéré comme l’un des meilleurs connaisseurs de musique religieuse et est directeur de l’Institut de musique sacrée de l’archidiocèse de Florence.

L’objet de ce nouvel ouvrage mérite d’être bien précisé. Le livre ne traite pas de la musique sacrée, mais du phénomène musical en général ; il ne porte pas sur la relation entre la théologie et la musique, mais sur la théologie de la musique. En effet, contrairement par exemple à Igor Stravinski, l’A. refuse de faire de la musique un art autoréférentiel (« l’art pour l’art »). De par sa nature même, la musique, plus que tout autre art, est à même d’ouvrir non seulement à une dimension spirituelle, mais au mystère de Dieu lui-même. Cela tient à son essence symbolique (ontophanique), qui, partant de la réalité sensible du son, dans le cadre de la liturgie, devient « “quasi” sacramentelle » (p. 11.) et exerce une fonction mystagogique.

Pour montrer comment la musique peut disposer l’homme à l’expérience de Dieu, l’A. distingue trois pas qui pourraient être interprétés à partir des trois ordres de Pascal : le langage sonore, l’expérience esthético-spirituelle et la liturgie ecclésiale (chap. 2). L’ouvrage s’achève sur une lecture théologique du Magnificat BWV 243 de J.S. Bach.

Si l’intention et telle ou telle affirmation sont suggestives, la formulation, bavarde, est souvent aussi imprécise que compliquée. Plus de sobriété, plus d’exemples aussi et plus d’analyses des grands auteurs cités (de Balthasar à Messiaen), mais non étudiés, auraient été plus convaincants.


P. Ide, in Nouvelle Revue Théologique 143/4 (2021), 697

[…] Accostiamo uno studio molto essenziale ma suggestivo su un soggetto in passato messo raramente sotto la lente della teologia, eppure di capitale rilievo: la musica. Ad aprire questa strada - che non è meramente una recensione fenomenica dei temi religiosi nella musica, ma una «teologia» dell'atto musicale in sé considerato - sono stati vari pensatori ecclesiali contemporanei, a partire dal celebre teologo Hans Urs von Balthasar per passare anche a Joseph Ratzinger, Hans Küng, Anselm Grün, Don E. Saliers, ma soprattutto alla vasta e originale bibliografia di Pierangelo Sequeri. Ora ci prova, con la sua competenza di musicista e musicologo, ma anche con la sensibilità di maestro di cappella e di docente, Sergio Militello.

Proprio per questo il suo approccio teologico non si esaurisce nel perimetro pur alto e nobile della musica sacra e liturgica ma si allarga all'intera «prima arte del sentire umano», capace però del balzo verso la trascendenza del dialogo col divino. È, appunto, la dimensione simbolica della musica per cui - secondo la tradizione giudaica - le note del pentagramma sarebbero la scala dimenticata dagli angeli sulla terra, dopo averla usata per scendere dal patriarca biblico Giacobbe a comunicargli il messaggio di Dio (Genesi 28,10-22). A questo punto, basta seguire il tracciato proposto da Militello che, pur partendo dai primordi stessi del linguaggio sonoro, punta a individuare il valore teologico della musica, considerandola nella sua straordinaria potenzialità simbolica un «luogo» ove il divino e l'umano si abbracciano in consonanza. Si ha, quindi, un'epifania dell'esperienza di fede, dello spirito e del cuore, dell'assemblea umana orante, ma anche una teofania della grazia, del mistero, della rivelazione divina.

Non poteva mancare un'applicazione concreta che, con la sua competenza ed esperienza, Militello affida al maestro supremo in questo discorso, ossia Johann Sebastian Bach, del quale viene proposto il mirabile Magnificat (BWV 243), in un'emozionante esegesi. Anche se abusata, diventa necessaria la citazione dell'agnostico Emil M. Cioran: «Quando voi ascoltate Bach, vedete nascere Dio. Dopo un suo oratorio, una cantata o una Passione, Dio deve esistere. E pensare che tanti teologi e filosofi hanno sprecato notti e giorni a cercare prove dell'esistenza di Dio, dimenticando la sola!».


G. Ravasi, in Il Sole 24 Ore 23 maggio 2021

Un linguaggio del tutto particolare che circonda, emoziona, coinvolge chi lo ascolta: è l’esperienza della musica, fondamentale parte integrante dell’esistenza umana, portatrice di un linguaggio artistico universale nell’unire genti e culture diverse. L’a. con questo suo saggio, scritto con lo scopo di proporre uno strumento che sia utile per comprendere la stessa musica, introduce il lettore nel discorso teologico sull’intero fenomeno musicale, avendo come obiettivo finale non solo la relazione tra teologia e musica, ma anche quello di esporre una teologia della musica. Un linguaggio, dunque, una musica teologica per dialogare, percorrendo questa avvincente via, con Dio.


D. Segna, in Il Regno Attualità 10/2021