30/01/2024
552. IL FUTURO DELLA CHIESA di Joseph Ratzinger
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Nell'odierno panorama ecclesiale sono sempre più numerosi i tentativi di immaginare e di dare un volto alla chiesa che verrà. Sono tante le energie spese dal pensiero teologico per cercare di capire gli errori del passato, le necessità del presente in vista del bene futuro per la chiesa. Nella nostra collana «Giornale di Teologia» abbiamo pubblicato diversi saggi recenti che se ne sono occupati, tra cui ricordiamo gli ottimi: Silber, Una Chiesa che esce da se stessa, Toniolo - Steccanella (edd.), Le parrocchie del futuro, e Seewald, Riforma. Quando la Chiesa si pensa altrimenti, ai quali si aggiunge ora il libro di Greshake, Chiesa, dove vai?.

Questa preoccupazione per il futuro della chiesa e il rispettivo sforzo per pensarne una nuova immagine è però un tema che da sempre percorre le pagine dei nostri libri. Di seguito vogliamo offrirvi un assaggio di una conferenza del 1969 (pubblicata poi nel 1971) in cui un giovane Joseph Ratzinger già si immaginava una nuova chiesa, chiamata a cambiare se stessa proprio per rimanere la "chiesa di Gesù Cristo".

 



Il futuro della chiesa non può che venire, e anche oggi verrà, solo dalla forza di coloro che hanno profonde radici e vivono con pura pienezza la loro fede. Esso non verrà da coloro che prescrivono soltanto ricette. Esso non verrà da coloro che di volta in volta si adeguano al momento che passa. Esso non verrà da coloro che criticano soltanto gli altri, ma che ritengono se stessi una misura infallibile. E neppure verrà da coloro che scelgono solo il cammino più comodo, che evitano la passione della fede e che dichiarano falso e sorpassato, tirannia e legalismo tutto ciò che impone sacrifici all’essere umano e lo obbliga ad abbandonare se stesso. Diciamo questo in forma positiva: anche questa volta, come sempre, il futuro della chiesa verrà fuori dai nuovi santi. E dunque da persone, la cui capacità di percezione va al di là delle frasi e proprio per questo sono moderni. Da persone, che sanno vedere più lontano degli altri, perché la loro vita abbraccia spazi più ampi. L’altruismo, che rende libero l’uomo, si acquisisce solo nella pazienza delle piccole rinunce quotidiane a se stessi. In questa passione quotidiana, che sola permette all’uomo di sperimentare quanto il suo io lo leghi, in questa passione quotidiana e solo in essa l’essere umano progressivamente si apre. Egli vede solo nella misura in cui ha amato e sofferto. Se oggi ci è difficile percepire ancora Dio, questo dipende dal fatto che ci è diventato troppo facile evitare noi stessi e fuggire davanti alla profondità della nostra esistenza, nello stordimento di una qualsiasi comodità.

Le grandi parole di quelli che ci profetizzano una chiesa senza Dio e senza fede, sono vuota chiacchiera. Una chiesa, che celebra il culto dell’azione in “preghiere” politiche, non ci serve. È del tutto superflua. E per questo tramonterà da sé. Rimaniamo la chiesa di Gesù Cristo, la chiesa che crede in Dio che si è fatto uomo e che ci promette la vita oltre la morte. Allo stesso modo, il prete che sia soltanto un funzionario sociale, può essere sostituito da psicoterapeuti e da altri specialisti. Ma sarà ancora necessario il prete che non è specialista, che non tiene se stesso fuori gioco, quando per ragioni d’ufficio dà consigli, ma che in nome di Dio si mette a disposizione degli altri ed è nella loro tristezza, nella loro gioia, nella loro speranza e nella loro angoscia.

Anche questa volta dalla crisi di oggi verrà fuori domani una chiesa che avrà perduto molto. Essa diventerà più piccola, dovrà ricominciare tutto da capo. Essa non potrà più riempire molti degli edifici che aveva eretto nei “tempi d’oro”. Essa, oltre che perdere degli aderenti numericamente, perderà anche molti dei suoi privilegi nella società. Essa si presenterà in modo molto più accentuato di un tempo come la comunità della libera volontà, cui si può accedere solo per il tramite di una decisione. Essa come piccola comunità solleciterà molto più fortemente l’iniziativa dei suoi singoli membri. Certamente essa conoscerà anche nuove forme di ministero e ordinerà sacerdoti dei cristiani provati, che esercitano una professione: in molte delle comunità più piccole e in gruppi sociali omogenei la cura d’anime sarà normalmente esercitata in questo modo. Accanto a queste forme, però, sarà indispensabile la figura principale del prete, che esercita il ministero come lo ha fatto finora. Nonostante tutti questi cambiamenti che si possono presumere, la chiesa troverà di nuovo e con tutta l’energia ciò che le è essenziale, ciò che è sempre stato il suo centro: la fede nel Dio unitrino, in Gesù Cristo, il Figlio di Dio fattosi uomo, nell’assistenza dello Spirito, che durerà fino alla fine. Essa riconoscerà di nuovo nella fede e nella preghiera il suo proprio centro e sperimenterà di nuovo i sacramenti come servizio divino, e non come un problema di struttura liturgica.

Sarà una chiesa interiorizzata, che non si vanta del suo mandato politico e non flirta né con la sinistra né con la destra. Essa farà questo con fatica. Il processo infatti della cristallizzazione e della chiarificazione la renderà povera, la farà diventare una chiesa dei piccoli. Il processo sarà tanto più difficile, in quanto dovrà essere evitata, da una parte, una mentalità da setta, e dall’altra un atteggiamento spocchioso. Si può prevedere che tutto questo richiederà del tempo. Il processo sarà lungo e faticoso, ma dopo la prova, una grande forza uscirà da una chiesa interiorizzata e semplificata. Gli uomini infatti saranno indicibilmente solitari in un mondo totalmente pianificato. Essi sperimenteranno, quando Dio sarà per loro interamente sparito, la loro totale e paurosa povertà. Ed essi scopriranno allora la piccola comunità dei credenti come qualcosa di totalmente nuovo. Come una speranza che li riguarda, come una risposta a domande, ch’essi da sempre di nascosto si sono poste. A me sembra certo che si stanno preparando per la chiesa tempi molto difficili. La sua vera crisi è appena incominciata. Si deve fare i conti con grandi sommovimenti, ma io sono anche certissimo di ciò che rimarrà alla fine: non la chiesa del culto politico, ma la chiesa della fede. Certo essa non sarà mai più la forza dominante della società, nella misura in cui lo era fino a poco tempo fa. Ma la chiesa conoscerà una nuova fioritura e apparirà agli esseri umani come la patria, che ad essi dà vita e speranza oltre la morte.


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